Di Fabrizio Scarinci
KURSK (RUSSIA). Com’è ormai noto, nella giornata di ieri le forze ucraine hanno lanciato una complessa operazione nella regione russa di Kursk.
Già in serata il Ministero della Difesa di Mosca aveva annunciato che l’incursione, preceduta e accompagnata da un grosso attacco con missili e droni, era stata sostanzialmente respinta.
Nondimeno, nel corso delle ore successive i combattimenti sarebbero continuati in modo piuttosto intenso e, stando a quanto si avuto modo di apprendere starebbero continuando tuttora.
Numerose fonti affermano, infatti, che gli ucraini (secondo il Cremlino circa un migliaio, appoggiati da un certo numero di mezzi corazzati e di altro tipo) sarebbero penetrati in territorio nemico per circa 15 km su un fronte ampio ben 11 km, occupando diversi centri abitati in cui, a quanto pare, sarebbero ancora presenti.
Di conseguenza, parlare di attacco respinto sembrerebbe, almeno per ora, non del tutto appropriato, anche se, come sostenuto dal governo russo, per il quale l’incursione di Kiev rappresenterebbe una sorta di “provocazione su larga scala”, l’intervento delle forze aeree e terrestri del Cremlino avrebbe comunque impedito agli attaccanti di penetrare in profondità nel territorio della regione.
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