Congressi: la tassonomia sociale diventa prassi operativa. A Roma un incontro nazionale accelera l’integrazione ESG

ROMA. Si è svolto, nei giorni scorsi a Roma, il Congresso nazionale sulla tassonomia sociale, promosso dalla Commissione di Studio “Lavoro Tassonomia Sociale ESG” del CNDCEC, in collaborazione con l’Istituto per il Governo Societario (IGS), la Fondazione Accademia di Ragioneria (FAR), il Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo di Roma Tre e il Gruppo Maggioli, con il patrocinio dei principali ordini professionali.

L’evento ha rappresentato un passaggio chiave verso la definizione di criteri oggettivi e misurabili per valutare l’impatto sociale delle organizzazioni.

La locandina del congresso

Ha aperto i lavori Monica Peta, sottolineando l’urgenza di passare da visioni narrative a strumenti valutativi rigorosi, in grado di misurare la dimensione sociale con la stessa precisione applicata agli aspetti ambientali e di governance.

In fase iniziale moderato da Federico Diomeda, il congresso ha visto il contributo di numerosi esperti, accademici, professionisti e rappresentanti istituzionali, uniti dall’obiettivo di rendere la sostenibilità sociale una leva strategica nei sistemi ESG.

Tra gli interventi, si sono distinti quelli di Luca Aversano, Paolo Moretti, Adolfo de Rienzi, Marina Elvira Calderone, Maurizio Leo, Franco Panfili, Marcella Caradonna, Giovanni Battisti Calì, e molti altri protagonisti del mondo accademico e professionale. In chiusura è stata annunciata l’istituzione di un Tavolo permanente interistituzionale, con l’obiettivo di redigere entro il 2025 le Linee Guida nazionali sulla tassonomia sociale, fornendo un quadro di riferimento condiviso per enti pubblici, aziende, professionisti e regolatori.

Tra gli interventi più significativi quelli della professoressa Fanny Guglielmucci che ha evidenziato la necessità di un cambiamento culturale profondo per ricostruire la fiducia tra cittadini e istituzioni e del professor Antonio Felice Uricchio,, presidente dell’ANVUR.

Ha messo in luce come la tassonomia sociale debba essere inserita in un contesto che superi la mera logica punitiva, puntando piuttosto su un coinvolgimento autentico, fondato su fiducia e senso condiviso.

Senza credere nel valore di ciò che si misura, ha affermato, anche le metriche più sofisticate rischiano di restare inascoltate.

In sintonia, Cristina Di Silvio – esperta di sostenibilità e accountability sociale – ha ribadito l’importanza della condivisione dei valori e della centralità della persona nei processi economici e sociali. Solo ponendo l’essere umano al centro, ha affermato, è possibile costruire un modello di sviluppo realmente inclusivo e responsabile, capace di riscrivere il futuro sulla base della dignità, dell’equità e della coesione sociale.

Cristina Di Silvio, esperta di sostenibilità e accountability sociale (Foto di Naima Palatta)

 

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