COVID-19: la vaccinazione deve essere praticata anche in età giovanile? Pareri non univoci e definitivi

Di Pierpaolo Piras*

Roma. La vaccinazione anti-Covid deve essere praticata anche in età giovanile? I pareri non sono ancora univoci e definitivi.

La somministrazione di un vaccino

Con le campagne di vaccinazione in corso in alcuni Paesi, mentre altri valutano le varie opzioni, quali sono al momento attuale le prove scientifiche che consentono di validare e praticare  la vaccinazione anche nei giovani e giovanissimi.

In un momento in cui gran parte della popolazione mondiale sta ancora lottando per accedere ai vaccini COVID, la domanda se vaccinare o no i giovani, ad alcuni può sembrare una perdita di tempo.

Vaccinazione in un Paese africano

Ad esempio: il 19 luglio, i consulenti tecnici per i vaccini nel Regno Unito hanno raccomandato di ritardare i vaccini per la maggior parte dei giovani al di sotto dei 16 anni.

A loro sostegno citano l’incidenza molto bassa di complicanze gravi in questa fascia di età.

Ma diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti e Israele, hanno fatto un passo avanti, e altri sperano di seguire l’esempio non appena la produzione e la catena delle forniture lo consentiranno.

Ma è necessario o no?

Fin dai primi giorni della pandemia, i genitori hanno trovato un po’ rasserenante il fatto che SARS-CoV-2 ha presentato molte meno probabilità di causare gravi effetti clinici nei bambini rispetto agli adulti.

Ma alcuni bambini si ammalano ancora, e lo spettro di una lunga degenza per  COVID – ovvero un complesso sintomatologico a volte debilitante che può indugiare  per mesi dopo anche un lieve attacco di COVID 19 – è sufficiente per molti pediatri per dover sollecitare la vaccinazione il più rapidamente possibile.

“Non ne abbiamo visto tanti come nell’età adulta, ma molti bambini erano piuttosto malati”, lo afferma Adam Ratner, specialista di malattie infettive pediatriche alla New York University.

I consulenti per i vaccini nel Regno Unito, tuttavia, hanno ulteriormente precisato che solo gli adolescenti clinicamente vulnerabili, ad esempio coloro che vivono con adulti a rischio, debbano perentoriamente essere vaccinati.

Gravi complicanze respiratorie, decessi e persino Covid di lungo decorso sono rari tra adolescenti e bambini sani ha detto la pediatria dell’Università di Bristol.

Ma in numerosi Paesi del terzo mondo si sa ancora poco sulla penetranza del COVID nei bambini.

Alcune rilevazioni ufficiali di ricoveri e decessi dovuti al COVID, eseguite nell’Africa sub-sahariana, non suddividono i casi per età.

Di conseguenza, in questi Stati, i pediatri hanno ovvie difficoltà di diagnosi differenziale nel distinguere la malattia dovuta esclusivamente al Covid da altre condizioni patologiche frutto della sovrapposizione del Covid con altre morbosità , frequenti in Africa, come la malnutrizione, oppure una sindrome tubercolare o un’infezione da HIV.

Inoltre, alcune linee guida pediatriche ravvisano ciò potrebbe accadere ai bambini che sono co-infettati sia dalla SARS-CoV-2 che da altri virus comuni, come il virus respiratorio sinciziale.

Quest’ultimo può essere una delle cause del raffreddore comune ma a volte può causare malattie respiratorie gravi nei bambini più piccoli.

Il dilemma diagnostico differenziale è di non poco conto , specie se da applicarsi in Paesi poveri e non dotati delle necessarie tecnologie sanitarie di supporto.

Vaccinare i bambini è sicuro?

Un piccolo numero di vaccini è stato praticato ed esaminato in giovanetti di età superiore ai 12 anni, vaccinati con prodotti di Moderna e di Pfizer-BioNTech.

Lo stesso dicasi per due vaccini di produzione cinese, realizzati da Sinovac e Sinopharm.

Altri Paesi, tra cui Stati Uniti e Israele offrono vaccini per questa fascia giovanile d’età.

Numerosi studi dovrebbero presto giungere a conclusione per riferire i risultati riscontrati su cartella clinica in giovani di età appena superiore ai 12 anni; alcuni  comprendono gli studi sul vaccino di Zydus Cadila (che occupa il quarto posto nell’industria farmaceutica indiana) e il vaccino contro il Coronavirus inattivato “Covaxin”, entrambi prodotti in India.

Finora, i vaccini utilizzati sembrano essere sicuri negli adolescenti1 e alcune aziende hanno esteso gli studi clinici addirittura su bambini di appena 6 mesi di vita.

Negli Stati Uniti, i vaccini per i minori di 12 anni potrebbero essere disponibili entro la fine dell’anno, afferma il pediatra Andrea Shane all’Emory University di Atlanta, in Georgia.

Anche in questi casi, la maggior parte delle persone colpite si è ripresa e i dati emersi suggeriscono che il rischio clinico di queste condizioni è “estremamente basso”, afferma il pediatra David Pace dell’Università di Malta, a Msida.

Gli eventi avversi, per altro di lieve entità, sono nell’ordine di circa 67 casi ogni milione di seconde dosi nei maschi adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni e 9 casi per milione nelle femmine adolescenti della stessa fascia di età.

 In che modo la vaccinazione di bambini e giovani influenzerà la pandemia?

Malta ha completamente vaccinato l’80% della sua popolazione – uno dei tassi di vaccinazione più alti al mondo – e ora sta anche vaccinando gli adolescenti di età superiore ai 12 anni.

In quest’isola, la decisione di vaccinare i giovani è stata modellata, tra gli altri fattori, dalle strutture familiari, particolarmente molto legate e affiatate, ovvero in un Paese dove gli adolescenti hanno frequenti contatti anche con i genitori e i nonni.

Per tali ragioni epidemiologiche, al livello della popolazione generale, gli adolescenti vaccinati possono comportare una riduzione complessiva della trasmissione agli anziani vulnerabili”, egli afferma.

I giovani maltesi viaggiano spesso all’estero (specie nel Regno Unito) per ragioni scolastiche, avendo così modo di importare potenzialmente infezioni da coronavirus e varianti dall’estero.

I dati mostrano che i bambini e in particolare gli adolescenti possono svolgere un ruolo significativo nella trasmissione del Coronavirus, afferma Catherine Bennett, una valente ricercatrice epidemiologa presso la Deakin University di Melbourne, in Australia.

Cambia qualcosa nei giovani nei confronti delle varianti virali?

Le preoccupazioni per la trasmissione da parte di bambini e adolescenti stanno crescendo man mano che emergono nuove varianti di coronavirus.

È possibile che varianti più facilmente trasmissibili (variante Delta) sviluppino un modo per far passare tutto ciò che è nella risposta immunitaria di un giovane che li rende più resistenti alle infezioni, afferma Bennett, rendendo ancora più importante che siano vaccinati.

Con la variante Delta, le speranze di ottenere l’immunità di gregge attraverso l’immunizzazione sono diminuite, quindi i Paesi devono fare del loro meglio per mantenere bassa la trasmissione, aggiunge: “Hai solo bisogno di una popolazione scarsamente vaccinata per generare varianti globali”.

Vaccinare i bambini è giusto?

Vediamo il Cile, un altro Paese con uno dei più elevati tassi di vaccinazione contro il COVID al mondo, che sta implementando vaccini anche per le persone di età pari o superiore a 12 anni.

Ma Miguel O’Ryan, ex membro di due Comitati consultivi del governo locale che ha premuto per la esecuzione di intense campagne di vaccinazione, ora si chiede se sia il momento di rallentare.

“Probabilmente le varie nazioni non dovrebbero andare avanti con le vaccinazioni pediatriche così velocemente”, afferma O’Ryan, specialista in malattie infettive pediatriche presso l’Università di Santiago del Cile.

O’Ryan non è l’unico a porsi lo scrupolo di utilizzare vaccini preziosi da inoculare nei bambini, quando nel contempo le popolazioni più povere e vulnerabili in tutto il mondo stanno ancora lottando per assicurarsi rifornimenti per la condizione di penuria vaccinica nella quale si trovano.

A maggio, il Direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha affermato che i Paesi più ricchi che stanno vaccinando i bambini lo stanno facendo a spese degli operatori sanitari e dei gruppi ad alto rischio in altri Stati.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS

 

Quando sapremo qualcosa di più ?

Entro i prossimi sei mesi la maggior parte di tali ricerche effettuate nell’ età infanto-giovanile saranno concluse e le maggiori società scientifiche si faranno carico di informare l’umanità.

**Specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore