Difesa: audizione del ministro Lorenzo Guerini alla Commissione Esteri della Camera dei Deputati. Trattati i principali temi di Geopolitica che interessano l’Italia

Roma. Nel corso dell’audizione, oggi, alla III Commissione Esteri della Camera dei Deputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla politica estera dell’Italia per la pace e la stabilità nel Mediterraneo il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini  ha evidenziato come l’area sia, senza alcun dubbio, “un contesto geografico di importanza centrale ed inconfutabile per la salvaguardia della sicurezza e per la protezione degli interessi strategici del nostro Paese”.

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini

“Il bacino in questione, quello che da almeno due millenni siamo usi a chiamare Mare Nostrum – ha aggiunto il ministro – è per sua naturale conformazione morfologica il crocevia di tre Continenti e continua anche oggi a rappresentare uno snodo nevralgico di flussi economici e commerciali che connettono le diverse aree del pianeta, dall’area indo-pacifica, all’apparenza così lontana, ma in realtà sempre più vicina, a quella atlantica”.

Per il Guerini “Il Mediterraneo è altresì un’area inestricabilmente complessa e nei nostri giorni ancor più profondamente scossa da faglie profonde, che sono di dinamiche geopolitiche e che è perturbata da fenomeni di natura sociale, confessionale, securitaria e climatica che la pandemia da COVID-19 sta ulteriormente acuendo ed esasperando”.

“La Difesa – ha spiegato il ministro ai parlamentari –  fa riferimento al concetto di Mediterraneo Allargato, nella sua accezione più estesa, uno spazio geopolitico multidimensionale che ricomprende Paesi, culture e società differenti ma sempre più strettamente interconnessi, dal punto di vista economico e della reciproca sicurezza, caratterizzata da crisi e problematiche i cui effetti si riverberano, inevitabilmente, sulla nostra regione”.

Si tratta di un’area che include altre immediatamente contigue al Mediterraneo “in senso stretto”.

Incorpora, infatti, il Medio Oriente ed il Golfo e passando per la fascia del Sub-Sahara, che dal Corno d’Africa eattraverso il Sahel si estende al Golfo di Guinea.

Sono tutti quadranti strategici che non casualmente sono il teatro delle attività che le nostre Forze Armate conducono, in varie forme e modalità, nell’ambito delle nostra proiezione internazionale.

“Ricorrere a questa profondità di analisi – ha evidenziato ancora il ministro – è indispensabile proprio in ragione dell’ampiezza, in termini di natura e di portata, delle dinamiche a cui ho accennato, che fa sì che cause ed effetti a queste associate si manifestino lungo un continuum spazio-temporale fino a pochi decenni addietro difficilmente immaginabile”.

Un’interconnessione a cui l’Italia non sfugge.

Per Guerini “le minacce che provengono dal cosiddetto Fianco Sud come il terrorismo di matrice jihadista e dei traffici illeciti e, più di recente, le minacce di natura ibrida di attori esterni alla regione, ma ormai sempre più radicati in questo contesto quali sono la Russia e la Cina – quest’ultima forse in maniera meno evidente, ma tuttavia pervasiva – riguardano più o meno intensamente il nostro Paese”.

Inoltre, quale conseguenza diretta di una perdurante instabilità, combinata con una cronica precarietà economica e sociale aggravata dagli effetti dei cambiamenti climatici, si innestano nell’area mediterranea i flussi migratori provenienti sia dall’Africa che dal Medio Oriente, attraverso corridoi di traffico controllati da organizzazioni criminali spesso legate a quelle di matrice terroristica ed a queste funzionali.

Quanto avviene oggi in Sahel ed in Corno d’Africa, per Guerini, “è esemplificativo di questo paradigma di lettura, che colloca queste aree ai vertici di un triangolo che va a chiudersi sulle sponde meridionali del Mediterraneo”.

Missione contro il terrorismo nel Sahel

Più nello specifico, l’area saheliana è l’epicentro di una situazione di persistente instabilità con ripercussioni che coinvolgono l’area del Golfo di Guinea e che si estendono fino in Libia.

Mali, Niger, Burkina Faso, Ciad, si caratterizzano per una perdurante fragilità delle loro istituzioni e per il cronico sottosviluppo, condizioni che consentono al Jihadismo ed alle organizzazioni criminali di continuare a scuotere una già precaria situazione di sicurezza, sullo sfondo di profonde trasformazioni del tessuto sociale e di una marcata condizione di fragilità economica.

Pe rio ministro “analoghe possono essere le considerazioni a valere sul Corno d’Africa, regione attraversata da tensioni etniche e religiose e di cui la Somalia – terra d’origine della pirateria marittima nel Golfo di Aden e base operativa del gruppo terroristico Al Shaabab – continua a rappresentare un tassello critico per la stabilità dell’intera regione”.

“Non da ultima, la crisi nel Tigray – ha aggiunto Guerini – che come ho avuto modo di approfondire durante il mio ultimo viaggio a Gibuti poche settimane fa, rappresenta il più recente e preoccupante sviluppo delle dinamiche conflittuali tra i paesi dell’area con riverberi diretti sia sulla sicurezza sia sui flussi commerciali che la attraversano e che la connettono con il Mediterraneo”.

LA PRESENZA DELLA DIFESA

I nostri militari sono presenti nel Corno d’Africa da più di un decennio sia in virtù dei legami storici con i Paesi dell’area che per contribuire alla libera circolazione dei traffici marittimi che ivi confluiscono da e per Suez.

Passaggio obbligato la cui rilevanza per il sistema economico mondiale si è palesata nelle scorse settimane quando è stata inaspettatamente ed improvvisamente bloccata per l’incaglio accidentale di una nave porta-container.

Si tratta di una direttrice di traffico che, per quanto ci riguarda direttamente, risulta essenziale sia per i flussi di import/export che per quelli di approvvigionamento energetico, oltre a rappresentare un passaggio conveniente per le navi mercantili, che di conseguenza continuano ad utilizzare il Mediterraneo e quindi i porti italiani, per raggiungere l’Europa.

“Alla luce proprio di questo – ha detto ancora il ministro della Difesa ai parlamentari – operiamo da 13 anni sia nell’ambito della missione europea di anti pirateria Atalanta, di cui abbiamo assunto il comando in mare lo scorso 17 marzo, sia come principale contributore della missione di addestramento dell’UE a favore delle Forze somale in Mogadiscio. Allo stesso tempo operiamo con iniziative di cooperazione e sviluppo a favore dei partner della regione dalla base di supporto di Gibuti, un hub logistico ed operativo di elevata valenza strategic”a.

L’Italia sta inoltre incrementando negli ultimi anni la sua presenza in Sahel, agendo in piena sinergia con i partner occidentali già operanti nell’area nell’ambito delle iniziative di ONU, UE e multilaterali quali la più recente Task Force “Takuba”.

In Niger, l’Italia rafforzerà ulteriormente la sua presenza con la costruzione – di recente avvio – di un ulteriore hub nazionale proprio nella capitale del Paese, Niamey, che sarà funzionale alle attività della missione bilaterale MISIN e a quelle della “Takuba”.

un corso di Ordine pubblico per i i militari Nigeria, operato dai Carabinieri (foto di repertorio)

Strettamente correlato a tale sforzo per la stabilità della regione saheliana, vi è il contributo del nostro Paese alla sicurezza della navigazione nel Golfo di Guinea, anche qui in coordinamento con i Paesi europei già operanti nell’area.

In sintesi, l’Italia ha precisato “una strategia della Difesa per questa parte del Continente Africano, che si sviluppa all’interno di un immaginario triangolo, i cui vertici congiungono quadranti tra loro distanti ma interconnessi: a Sud-Ovest c’è appunto il Golfo di Guinea, a Sud-Est c’è il Como d’Africa, e al vertice Nord, sulle sponde del Mediterraneo, c’è la Libia”

L’Italia c’è. Oltre alla Difesa è presente con le altre componenti dell’intero sistema Paese ed in primis con una capillare diffusione della nostra rete diplomatica.

Tuttavia, tanto resta ancora da fare e ritengo che proprio l’Unione Europea possa e debba fare di più per creare le condizioni economiche e sociali necessarie per far decollare percorsi di sviluppo che rendano più stabile quest’area essenziale per la sicurezza del Continente europeo.

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