Difesa, il ministro Elisabetta Trenta in audizione alle Commissioni congiunte di Camera e Senato: “Da rivedere l’impiego dei nostri militari all’estero. Anche in Afghanistan”

Roma. Le missioni internazionali alle quali partecipa, da anni, l’Italia saranno “rivalutate”. Lo ha detto, oggi, il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, nel corso delle comunicazioni delle linee programmatiche del suo Ministero alle Commissioni Difesa di Senato e Camera (http://www.difesa.it/Primo_Piano/Documents/2018/Luglio/Linee-programmatiche-dicastero-difesa.pdf) .

“Sono consapevole – ha osservato Trenta – che oggi, al di là del Mediterraneo, si registrano crisi di portata epocale, le cui conseguenze si riflettono sulla sicurezza e la stabilità dell’Italia e dell’intera Europa. Sono anche consapevole però che, proprio in quei difficili Teatri Operativi, gli uomini e donne delle Forze Armate italiane sono già presenti ed apprezzati per il loro contributo per l’affermazione del diritto, della libertà e della convivenza pacifica in Paesi lacerati da conflitti”.

Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta ha tracciato il piano di lavoro del suo Dicastero

“Fuori dal contesto nazionale – ha proseguito la titolare della Difesa – nelle operazioni per il ripristino della stabilità internazionale, l’Italia manterrà il proprio ruolo di primo piano e proseguirà il suo sforzo per dare risposte e fronteggiare le diverse minacce che oggi ci troviamo di fronte”.

I nostri militari continueranno a svolgere, “con professionalità, passione e grande senso di responsabilità quelle missioni che l’attuale Governo, con l’ausilio della Difesa riterrà vitali in aderenza all’interesse nazionale. Mi preme sottolineare però le scelte di contesto ben ribadite nel contratto di Governo: sicurezza ma anche scelte ponderate sull’impiego delle risorse e sugli effettivi interessi nazionali delle missioni. L’Afghanistan, ad esempio è una tra le missioni il cui contingente andrà  rivisto a livello quantitativo concertando gli avvicendamenti con gli alleati”.

Ed a proposito del rapporto con gli Alleati, il ministro ha ricordato che è stata avanzata una proposta. “Vogliamo che gli investimenti per assicurare la resilienza, ed in particolare quella cibernetica – ha spiegato – a livello nazionale siano compresi nel 2% del Pil che i Paesi della NATO hanno deciso di riservare alle spese per la difesa”.

Come ha evidenziato il ministro “si tratta di un investimento che riguarda il settore civile oltre a quello militare ed il nostro obiettivo è che nel 2% siano contabilizzati gli sforzi italiani nel rafforzare la propria sicurezza interna. Questo vale per ogni singolo Stato ovviamente, perché la sicurezza di ognuno di noi è la sicurezza dell’Alleanza stessa e va ad aggiungersi alla prospettiva di una NATO che sappia guardare anche a Sud, nel Mediterraneo”.

L’Italia, con il suo sistema di Difesa, continuerà a promuovere tutte le iniziative per orientare e rafforzare l’Alleanza verso il Mediterraneo e il Medio Oriente “per affrontare, in modo sistemico, le continue crisi e la perdurante instabilità in tale regione, così come la minaccia del terrorismo e dell’estremismo violento”.

“L’Alleanza – ha continuato il ministro – ha identificato le caratteristiche strategiche che dovranno essere soddisfatte dalle Forze Armate dei Paesi membri, inclusa la capacità di integrarsi in maniera strutturata e standardizzata con le componenti non-militari per operazioni non-combat e a supporto della resilienza civile attraverso il così detto paradigma del multi-purpose by design”.

Insomma, il sistema che il ministro ha in mente è quello di considerare la Difesa non più solo come “uno strumento militare”, bensì come “un vero e proprio sistema integrato, connesso e a più livelli”. Anche perché le nuove minacce che ci troviamo di fronte esigono questo tipo di preparazione, ha evidenziato ancora Trenta.

“Due sono le parole chiave che caratterizzeranno nei prossimi 5 anni la nostra azione di governo in ambito Difesa: resilienza e dual use ovvero duplice uso – ha sottolineato Trenta -. Resilienza intesa come la capacità di adattarsi al cambiamento della minaccia che il nostro Paese si trova ad affrontare e che ci spinge verso una accurata revisione del concetto stesso di Difesa”.

Dual use – ha proseguito – inteso come la consapevolezza di dover sostenere e al contempo ampliare le opportunità di duplice uso delle capacità della Difesa per scopi non militari per un approccio che consentirà al Paese di accrescere la sua sicurezza collettiva nei confronti di tutte quelle minacce ed eventi calamitosi che possono perturbare il regolare svolgimento della vita dei cittadini”.

Per quanto riguarda l’Operazione Sophia sulle migrazioni la Trenta ha sostenuto che essa è importante, di cui al’Italia ha il coordinamento. Ma c’è un problema normativo. “Una norma – ha evidenziato – che impone all’Italia di farsi carico di tutti i migranti salvati dalle navi della missione dell’Unione europea. Siccome nel Consiglio europeo siamo riusciti a fare passare il principio che chi entra in Italia entra in Europa, le linee guida di Sophia vanno riviste sulla base di questo principio che è stato accettato dai Paesi europei. Adesso serve il tempo diplomatico che non ha la velocità della luce, ma c’è la disponibilità di Federica Mogherini )Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza). Spero che entro l’autunno ci sia un cambio della norma per cui eravamo costretti a tenerci tutti i migranti che arrivano sul suolo italiano”.

Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza

Il tema, sempre caldo degli F-35, il ministro ha espresso la sua “perplessità”. Ma il programma, ha ricordato il ministro, “avviato 20 anni fa e confermato dai Governi che si sono susseguiti fino ad oggi, ho chiesto una valutazione approfondita agli uffici tecnici competenti che tenga conto delle esigenze capacitive delle nostre Forze Armate, dell’indotto occupazionale connesso, delle potenziali ricadute imprenditoriali e di ulteriori variabili utili allo scopo di determinare una riflessione esaustiva sul dossier”. “Prima del responso degli uffici – ha aggiunto – qualsiasi valutazione politica, malgrado le nostre perplessità siano tutt’oggi persistenti, rischierebbe di apparire superficiale, approssimativa ed incauta”.

Sugli F35 la pratica resta sospesa

Infine, il ministro ha parlato anche del tema delle promozioni nelle Forze Armate. “E’ mia intenzione – ha sostenuto ai senatori ed ai deputati della Commissione Difesa di entrambi i rami del Parlamento, riunita in forma congiunta – fare in modo che le promozioni siano improntate esclusivamente su criteri meritocratici e con tempistiche coerenti, conformi al dettato normativo ed alle aspettative del personale. Pertanto, vigilerò sulle procedure e indirizzerò il mio lavoro verso tutti quei processi di progressione che consentono l’ottimizzazione dei tempi e delle modalità (avanzamento ad anzianità). A tal proposito, ritengo anche prioritario il continuo aggiornamento del processo di riordino dei ruoli e delle carriere del personale militare in un contesto di unitarietà del comparto Difesa e Sicurezza”.

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