Digital Platforms. Parla Marco Braccioli, Group Sales Director Defence & Gov. : “L’Intelligenza artificiale potrebbe offrire grandi vantaggi alle Forze Armate italiane, soprattutto in ambito di cyber intelligence e di OSINT di nuova generazione”

ROMA. Il Gruppo DP (Digital Platforms) è attualmente composto da una capogruppo e da 7 aziende controllate.

Impiega 460 persone, tra ingegneri, programmatori, consulenti informatici, tecnici di laboratorio, ricercatori, operanti da 16 uffici o fabbriche, basati in Italia.

DP esprime un valore della produzione di circa 77 milioni di euro in continua crescita,.

Il logo di Digital Platforms

Il valore, informa l’azienda, è generato per la maggior parte da Istituzioni, da aziende italiane e da rilevanti imprese estere.

In possesso delle principali autorizzazioni di sicurezza, l’azienda romana collabora con tutti i grandi integratori e fornitori di piattaforme della Difesa italiana.

E’ federata con l’AIAD  (Associazione Italiana Aziende Difesa). E’ inoltre vendor certificato presso il Consiglio d’Europa e presso la NATO..

Per questo Report Difesa con Marco Braccioli, Group Sales Director Defence & Gov della Digital Platforms ha voluto analizzare un serie di temi legati al mondo dell’industria, alla Difesa italiana e internazionale.

Marco Braccioli, Group Sales Director Defence & Gov della Digital Platforms

Oltre a una breve analisi sui prodotti della DP.

Dottor Braccioli, in questo momento storico dove l’Intelligenza artificiale è usata sia in guerra che in pace che tipo di sistemi potrebbero essere utili per le Forze Armate italiane?

In questo contesto storico, l’Intelligenza artificiale potrebbe offrire grandi vantaggi alle Forze Armate italiane, soprattutto in ambito di cyber intelligence e di OSINT di nuova generazione, attraverso sistemi che permetterebbero di identificare profili falsi, analizzando le relazioni per rilevare “ceppi padre” e derivazioni.

In ambito militare, queste tecnologie rientrano nella cosiddetta “guerra di sistemi contro sistemi” o “mosaic warfare“, dove l’intelligenza artificiale gioca un ruolo chiave nell’individuazione delle vulnerabilità del nemico.

Un obiettivo in linea con il progetto della NATO per il 2030, che mira a mantenere il predominio tecnologico sugli avversari.

Un’immagine delle bandiere della NATO

A livello civile, ci sono probabilmente più limiti nell’adozione di queste tecnologie, ma in ambito militare la NATO sta investendo molto nelle tecnologie “disruptive”.

Ci sono cinque principali tecnologie di questo tipo su cui si sta concentrando, e l’Alleanza atlantica ha creato anche un programma di finanziamento, il Progetto DIANA, che si propone di supportare startup e piccole e medie imprese che sviluppano applicazioni innovative.

L’Esercito in particolare aveva lanciato, da anni, la campagna di Soldato futuro e di Soldato sicuro. Dal punto di vista tecnico cosa potrebbe essere utile, oggi, a un militare?

Risulta essenziale puntare sui cosiddetti IoBT (Internet of Battlefield Things), un insieme di sensori e processori che, pur avendo caratteristiche simili a quelli che troviamo comunemente nei nostri smartphone o nelle reti, sono progettati per l’uso in ambito difensivo.

Questi dispositivi possono essere integrati direttamente nell’equipaggiamento del soldato, come corpetti, elmetti e altri strumenti militari.

Il loro impiego non si limita solo al monitoraggio, ma permette anche di interagire con le reti avversarie, facilitando la penetrazione di sistemi nemici o fornendo una protezione attiva dagli attacchi informatici, “rimbalzando” i tentativi di intrusione.

Un aspetto cruciale è la capacità di questi sensori di monitorare in tempo reale la fisiologia del soldato, trasformandolo di fatto in un nodo attivo della rete durante un’operazione militare.

Ciò consente di raccogliere dati vitali, migliorare il coordinamento sul campo e ottimizzare le strategie in base alle informazioni ricevute.

Questa è un’area in cui DigitalPlatforms possiede competenze consolidate e su cui si concentrerà ulteriormente nel prossimo futuro.

 Nel campo della protezione dagli attacchi cibernetica cosa produce la vostra azienda?

Abbiamo sviluppato diverse classi di prodotti per la protezione dagli attacchi cibernetici, con un focus sulla sicurezza delle infrastrutture critiche come reti energetiche e telecomunicazioni.

Un esempio è la capacità di rilevare firmware sconosciuti nelle reti, garantendo protezione avanzata contro eventuali intrusioni.

Collaboriamo inoltre con Leonardo sul progetto cyber range, una piattaforma che simula attacchi cibernetici per migliorare le capacità difensive, offrendo supporto alla Scuola di Chiavari per la formazione di personale specializzato.

Disponiamo di laboratori di sicurezza, come il laboratorio CEVA per testare firmware e software in ambito militare, e il laboratorio LVS, che si occupa di esami in ambito civile.

Stiamo infine aspettando di essere riconosciuti come laboratorio per la ACN, per contribuire alla sicurezza del perimetro nazionale.

Il Ministero della Difesa, in suo documento parla dello “scopo primario di una Strategia Energetica della Difesa è quello di conseguire Sicurezza Energetica” come Digital Platforms, vista la vostra stretta collaborazione con il Dicastero e le Forze Armate, come operate in tal senso?

 Da questo punto di vista, siamo fornitori di sistemi di telecontrollo digitale per quasi tutti i principali provider di energia italiani, inclusi quelli che gestiscono la dorsale in alta tensione.

Abbiamo una vasta esperienza nel controllo delle reti elettriche e, di conseguenza, conosciamo bene tutti i possibili problemi che possono verificarsi su una rete elettrica.

Con la trasformazione digitale, anche le reti elettriche diventeranno sempre più connesse e digitali, sebbene ci vorrà ancora del tempo per completare questo processo.

A mio avviso, uno degli aspetti fondamentali per il settore energetico è la sicurezza, in particolare la sicurezza delle infrastrutture critiche e dei grandi fornitori di energia.

Questo è un tema centrale anche nel programma della Presidente Ursula von der Leyen, che ha identificato tre priorità principali: energia, telecomunicazioni e mondo finanziario, tutte legate alla cybersecurity.

La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen

In questo contesto, noi cerchiamo di posizionarci saldamente sui primi due ambiti, dato che non ci occupiamo direttamente di finanza, ma comprendiamo bene quali aspetti è necessario tenere sotto controllo.

In che modo DigitalPlatforms si posiziona nel mercato Tempest?

DigitalPlatforms si posiziona come leader italiano nel mercato Tempest, specializzandosi nella difesa per l’abbattimento del segnale elettromagnetico di oggetti elettrico/digitali.

Ogni dispositivo, incluso un telefono o un sistema d’arma, emette segnali elettromagnetici che possono essere avvertiti da un sistema avversario.

Siamo all’avanguardia nella protezione contro questi segnali, collaborando non solo con le autorità militari, ma anche con diverse autorità civili e istituzioni.

Inoltre, il problema della sicurezza non riguarda solo computer e server, ma anche le infrastrutture elettriche, che emettono segnali.

La protezione di questi segnali è essenziale per settori che devono mantenere la segretezza.

In questo ambito, DigitalPlatforms si distingue come uno dei principali produttori italiani nel settore della Difesa Tempest ed è certificato come NATO TEMPEST OFFICIAL MANUFACTURER.

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