Polizia di Stato: i dati del 2022 della Direzione centrale della Polizia criminale. Sempre più stretta la cooperazione internazionale per il contrasto alla ‘ndrangheta. Stretto monitoraggio sull’anarcoinsurrezionalismo

ROMA (dal nostro inviato). Cooperazione internazionale, scambio di informazioni, analisi dei fenomeni criminali, interventi operativi.

Sono questi quattro pilastri delle attività della Direzione centrale della Polizia criminale che vedono impiegate, in un sistema di interforze, oltre alla Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza e gli esperti della sicurezza italiani nel mondo.

Ieri, a Roma, nel corso di una conferenza stampa alla presenza del capo della Polizia, prefetto Lamberto Giannini – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza , il vice capo della Polizia e direttore centrale della Polizia criminale, prefetto Vittorio Rizzi (in collegamento con alcuni degli esperti della sicurezza a Kiev, Atene e nelle sedi di INTERPOL ed EUROPOL) ha tracciato un consuntivo dell’attività svolta e delle proiezioni per il 2023.

Il Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Lamberto Giannini

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE DI POLIZIA

Sono stati due gli aspetti più importanti, la pandemia per il COVID-19 e gli effetti del conflitto russo-ucraino, iniziato lo scorso febbraio, che hanno dato un impulso, senza precedenti, alla cooperazione internazionale di polizia.

Prefetto Vittorio Rizzi, Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza

Oggi, i fenomeni criminali si manifestano sempre di più sulle piattaforme digitali, le quali per definizione non hanno confini e proliferano nei Paesi con minori barriere difensive.

L’Italia ha nel Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (SCIP) il single point of contact, hub per le Forze di Polizia italiane e straniere relativamente a qualsiasi richiesta di natura operativa, che può contare all’estero su di una rete di esperti per la sicurezza e personale di supporto che copre 84 Paesi e lavora grazie ad una Sala operativa internazionale (SOI) che gestisce oltre 420 messaggi in ingresso al giorno.

I RISULTATI OPERATIVI

Da gennaio a fine novembre 2022 sono stati catturati 1.369 latitanti in 64 Paesi, 26 in più del 2021.

L’estradizione di un dei latitante

Di questi, 654 erano latitanti attivi, ovvero erano ricercati dalle autorità giudiziarie italiane in 40 Paesi.

In ambito europeo, il 22% dei soggetti è stato arrestato in Romania, il 18 % in Spagna, il 14% in Germania, il 12 % in Francia e a seguire negli altri Paesi, mentre a livello extraeuropeo spicca l’Albania per numero di arresti (36 persone complessivamente).

Su questo aspetto, il Prefetto Rizzi, ad una domanda di Report Difesa ha voluto evidenziare come questi risultati evidenzino la qualità delel relazioni con le Autorità locali.

I latitanti passivi, ricercati dalle autorità giudiziarie estere e catturati dalle Forze di Polizia italiane, sono stati 715, ricercati da 64 Paesi: a livello europeo per lo più da Romania (30%), Germania (20%) e Francia (8%).

Dei 1369 latitanti, 72 sono stati arrestati attraverso la rete ENFAST (European National Fugitive Active Search Team).

E’ il network che opera sulle 24 ore e che collega i team che si occupano della ricerca e cattura a livello internazionale dei ricercati (+10% rispetto al 2021 quando erano stati 65).

Dei latitanti catturati 138 soggetti appartengono al crimine organizzato e 24 ad organizzazioni mafiose (2 a Cosa Nostra, 7 a ‘ndrangheta, 9 a camorra, 3 a mafie pugliesi e 3 a mafie straniere).

Il vice capo della Polizia ha poi ricordato due importanti catture, quella di Ilir Paja, detto “Ufo” e di Ghebremedhin Temesghen Ghebru, detto “Tenny”.

Il primo, albanese, 49 anni ha visto concludere la sua latitanza nel novembre scorso davanti allo specchio di un barbiere a Tirana.

L’arresto del latitanet albanese

Era ricercato in campo internazionale con una red notice per scontare la pena di 25 anni di detenzione per omicidio.

Aveva fatto perdere le sue tracce da anni ed era ricercato dalla Polizia italiana e tedesca per assassini commessi in entrambi i Paesi.

Nel 2007, in Italia fuggì da un’ambulanza con cui veniva trasferito da un carcere ad un altro, in un’area di servizio dell’autostrada A1 quando simulò un malore per far avvicinare il capo scorta alla barella su cui era legato, e dopo averlo preso a testate, riuscì a sfondare la porta dell’ambulanza e sparire nei boschi limitrofi nonostante corresse a piedi nudi e con un braccio fratturato.

Altrettanto significativa la cattura di “Tenny”.

Un eritreo 50enne che era ricercato in campo internazionale, anche lui con una red notice, per associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

E’ stato localizzato e arrestato il 14 settembre scorso presso l’aeroporto internazionale di Addis Abeba-Bole, al termine di intense attività di ricerca svolte a livello internazionale mentre cercava di imbarcarsi su un volo per l’Australia.

La sua cattura è stata più volte menzionata presso le Nazioni Unite come esempio eccellente di contrasto investigativo alla criminalità organizzata dedita al traffico di esseri umani.

Nell’arco del 2022 sono stati rimpatriati 518 detenuti, di cui 25 con voli charter e di Stato.

L’Ufficio nazionale per il Recupero dei beni (Asset Recovery Office – A.R.O.) costituito presso lo SCIP ha consentito il sequestro e la confisca di beni per un valore di oltre 22 milioni di euro in 8 Paesi, soprattutto in Slovenia, Regno Unito e Romania.

E’ sempre molto intenso il lavoro degli investigatori contro la cosche di ‘ndrangheta, una delle mafie che si è espansa, a macchia d’olio, nel mondo.

Per questo il progetto I CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta) promosso dall’Italia insieme all’INTERPOL, avviato nel 2020, risulta essere sempre più importante per assicurare alla giustizia i vari ‘ndranghetisti.

Polizia di Stato e Interpol in attività

Sono stati  37 latitanti catturati complessivamente, di cui 11 nel 2022 in 6 Paesi del mondo.

Sempre il prefetto Rizzi ha voluto citarne i nomi: Vittorio Raso, Mario Palamara (il cosiddetto broker delle ‘ndrine) e Luciano Camporesi.

Risultati resi possibili dalla cooperazione internazionale di Polizia e dalla rete promossa da I CAN con 13 Paesi aderenti oltre all’Italia: Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Colombia, Francia, Germania, Spagna, Svizzera, Stati Uniti e Uruguay.

Una materia particolarmente delicata riguarda le 100 indagini in corso sulle sottrazioni di minori, portati all’estero da uno dei due genitori (+29% rispetto al 2021) con 15 bambini riconsegnati all’avente diritto (12 in più rispetto all’anno scorso).

LE LINEE STRATEGICHE

Attacco ai patrimoni illeciti della criminalità organizzata

La dura esperienza italiana di lotta alla mafia ha dimostrato che uno strumento irrinunciabile di contrasto alla criminalità organizzata sia l’attacco ai patrimoni illeciti che devono essere restituiti alla comunità, come ristoro alle ferite inferte.

L’insegnamento del giudice Giovanni Falcone che per combattere la mafia è necessario “seguire il denaro” (following the money) deve diventare una consapevolezza a livello globale, grazie anche agli strumenti offerti dalla tecnologia digitale che consentono di “tracciare il denaro” (tracking the money).

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in una foto storica

Un grande ruolo viene svolto, a proposito, nel quadro di una stretta cooperazione tra le Forze di Polizia dala Guardia di Finanza grazie alla sua lunghissima esperienza in materia.

Per la Polizia criminale, la criminalità organizzata oggi, più che in passato, ha l’obiettivo primario di massimizzare il profitto e accumulare l’ingente quantità di denaro proveniente dal traffico di droga, dalla corruzione, dall’immigrazione clandestina, dalla tratta di esseri umani.

Il crimine finanziario diventa, la minaccia più grave a livello globale, anche se nella percezione comune, più impaurita da atti sanguinari, sembra relegato al mondo elitario dell’alta finanza.

In realtà oggi la criminalità organizzata, agli omicidi e alla violenza che provocano una reazione immediata da parte degli Stati, preferisce agire in modo silente nel mondo della speculazione finanziaria e della corruzione degli apparati governativi.

In tale prospettiva, l’Italia si è resa promotrice di due iniziative a livello unionale, insieme a EUROPOL, con il Law Enforcement Forum ed extraeuropeo, insieme all’INTERPOL, con la risoluzione sulla Silver notice.

Next generation dell’Unione Europea – Law Enforcement Forum

Proseguono i lavori del Law Enforcement Forum, promosso dalla Direzione centrale della Polizia criminale insieme ad EUROPOL con il sostegno della Commissione europea, che ha l’obiettivo di prevenire l’infiltrazione della criminalità organizzata nei fondi del Next Generation EU, come distribuiti dai Piani approvati dal Consiglio dell’Unione Europea (Recovery and Resilience Plans).

Dopo due incontri in Italia nel 2021 e nei Paesi Bassi nel marzo scorso, è in programma a Roma il 15-16 febbraio prossimi, un working group sulle best practices in materia di aggressione patrimoniale alla criminalità organizzata.

Rivolto ai Direttori degli Uffici per il Recupero dei Beni e ai Procuratori degli Stati membri dell’Unione europea impegnati nel settore dei crimini finanziari e nel recupero dei beni, ai rappresentanti di EUROPOL, EUROJUST, della DG Home della Commissione europea, di OLAF, del Gruppo EGMONT e della Procura europea (EPPO), verrà organizzato presso la Scuola di perfezionamento per le Forze di polizia.

 INTERPOL: Approvazione della risoluzione sulla Silver notice.

Nel corso della 90° Assemblea Generale di INTERPOL, che si è svolta a New Delhi nell’ottobre scorso, è stata approvata la risoluzione proposta dall’Italia per introdurre la Silver notice.

Servirà a tracciare i patrimoni illeciti per combattere la criminalità organizzata.

Un agente dell’INTERPOL in sala operativa

Nel 2023 un gruppo di lavoro guidato dal nostro Paese lavorerà in seno all’INTERPOL per dare operatività alla risoluzione, perché venga effettivamente introdotta all’interno delle banche dati una Silver notice che consenta il tracciamento dei patrimoni illeciti nei 195 Paesi aderenti all”organizzazione internazionale di Polizia.

L’obiettivo è quello di presentare la realizzazione del progetto in occasione della prossima Assemblea generale a Vienna, dove si festeggeranno i 100 anni di INTERPOL.

Progetto I CAN: software predittivo

Nell’ambito del Progetto I Can e nella prospettiva di anticipare la minaccia della ‘ndrangheta a livello globale, su input della Direzione centrale della polizia criminale, il Centro di Ricerca e Analisi Informazioni Multimediali (CRAIM) del Dipartimento della Polizia di Stato, insieme al Gruppo industriale Leonardo  sta lavorando ad un software, in avanzato stato di realizzazione, che consentirà un’analisi documentale capace di correlare anche in modo automatico le informazioni di Polizia con quelle raccolte sul Web da fonti aperte.

L’obiettivo è quello di arrivare, come ultimo stadio di evoluzione, ad un software dotato di capacità predittive.

Lotta all’immigrazione clandestina e alla tratta degli esseri umani: Progetto Identy con INTERPOL

Nel 2023 partirà il progetto Identity, realizzato insieme all’INTERPOL che si propone di aumentare la capacità di raccolta e condivisione dei dati biometrici – riferiti a profili criminali conosciuti – con i Paesi dell’Africa occidentale maggiormente interessati dai flussi migratori diretti ai Paesi europei.

Un barcone di immigrati

Lo scopo è quello di fornier una loro tempestiva identificazione nel corso delle procedure di controllo messe in atto negli hot spot.

In prospettiva futura, le Forze di Polizia, potranno controllare, in tempo quasi reale, le informazioni biometriche presenti nelle banche dati INTERPOL direttamente tramite infrastrutture nazionali a tutto vantaggio del contrasto all’immigrazione clandestina e alla tratta di essere umani.

Unità crimini internazionali

La Direzione centrale della Polizia criminale sta costituendo un’unità che assicurerà la conoscenza degli sviluppi della cooperazione internazionale di Polizia (collegata a quella giudiziaria), nel settore dei crimini di guerra e in via prioritaria riferita al conflitto russo-ucraino in corso, ricevendo report predisposti dagli attori istituzionali coinvolti.

Garantirà la partecipazione del Dipartimento della Polizia di Stato, alle riunioni del Genocide Network e agli altri eventi in materia organizzati in ambito nazionale e internazionale.

Avvierà i necessari contatti con le Unità specializzate già attive in altri Paesi per l’acquisizione di buone pratiche e lo scambio di esperienze.

ANALISI DEI FENOMENI CRIMINALI

Nell’esaminare la delittuosità in Italia nel periodo gennaio – novembre scorso e raffrontata con quella dell’analogo periodo del 2021, si osserva un lieve incremento (3%) del dato complessivo dei reati.

Incremento che non è, comunque, tale da raggiungere i livelli pre-pandemici: i dati relativi ai primi 11 mesi del 2022 si sono, infatti, attestati su valori inferiori a quelli del 2019.

Lo spostamento sulle piattaforme digitali che ha riguardato ogni aspetto della quotidianità (dallo stile di vita, al lavoro, allo studio, al divertimento) ha evidentemente interessato anche i modus operandi criminali.

Dopo l’impennata dei reati informatici, quali il phishing, gli spyware, i ransomware e il social engineering, registrata nel 2021, i dati evidenziano come, per il 2022, si assista ad una loro prima lieve flessione (-15%), che dovrà essere confermata con il consolidamento delle informazioni ma che potrebbe indicare il rafforzamento delle strutture informatiche e dell’attività di contrasto delle Forze di Polizia nel segno di quella che viene definita come resilienza cibernetica.

Per quanto riguarda gli omicidi, dall’inizio dell’anno al 28 dicembre ne sono stati registrati 309, con 122 vittime donne, di cui 100 uccise in ambito familiare/affettivo.

Di queste, 59 sono state assassinate dal partner o ex partner.

Sono state 59 le donne uccise dal loro partner o ex partner

Ad una analisi degli omicidi nello stesso periodo, rispetto a quello analogo del 2021, si nota un aumento del 3% con 11 persone morte in più (si passa da 299 a 310).

Aumenta anche il numero delle donne uccise: da 118 a 122 (+3%).

Una diminuzione si rileva, invece, per i delitti commessi in ambito familiare/affettivo, che da 146 scendono a 137 (-6%).

Una flessione che, in tale ambito, attiene anche al numero delle vittime di genere femminile, che passano da 102 a 100 (-2%).

Rispetto allo stesso periodo del 2021 risulta in flessione sia il numero di omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 77 scendono a 65 (-16%), sia le relative vittime donne, che passano da 69 a 59 (-14%).

Ad un raffronto con il 1990, quando gli omicidi in Italia, erano 3.012 negli ultimi 15 la curva è in costante calo (erano 632 nel 2007).

Confrontando il dato degli omicidi volontari in Europa, secondo l’indagine effettuata dall’Istituto EUROSTAT  [1], l’Italia appare uno dei Paesi più sicuri con uno delle più bassi rapporti tra numero degli omicidi e popolazione.

Se poi confrontiamo il numero degli omicidi per 100 mila abitanti, su 32 Paesi presi in esame, il nostro Paese con un tasso dello 0, 6% risulta essere il più sicuro, seconda solo a Norvegia e Svizzera.

La Germania ha un tasso dello 0,9%, il Regno Unito (Inghilterra e Galles) il doppio dell’Italia (1,2%) e la Francia più del doppio (1,4%).

Tendenza confermata anche dai dati 2021 resi disponibili dagli esperti italiani per la sicurezza, raffrontando gli omicidi volontari su 100 mila abitanti nelle città europee più rappresentative con l’aggiunta di realtà metropolitane degli Stati Uniti e del Canada: statistiche in cui Milano e Roma sono tra le realtà più sicure con un tasso dello 0.6% (seconde solo a Madrid e Oporto).

A parte il dato impressionante delle città americane, con un tasso di 32,7% per Washington e di 29,1% per Chicago, Bruxelles è al vertice delle città europee per incidenza di reati sanguinari con un tasso del 14,8% (Birmingham 13%, Parigi 4,6%i in base al dato 2020).

Se il tasso di incidenza degli omicidi rispetto alla popolazione è un dato di per sé già molto eloquente, anche i valori assoluti possono aiutare a fornire un quadro più comprensibile del fenomeno.

A fronte dei 26 omicidi a Roma (su di una popolazione di oltre 4, 2 milioni di abitanti) e di 19 a Milano (su oltre 3,2 milioni di abitanti), Bruxelles ha 179 omicidi (su di una popolazione di 1,2 milioni di abitanti), Parigi ne registra 100 (su 2,1 milioni di abitanti).

Dei 26 omicidi in provincia di Roma, 16 si sono verificati nell’area comunale con un’incidenza che rimane dello 0,6% rispetto alla popolazione.

Passiamo ad esaminare i reati spia della della violenza di genere.

E confrontando i primi 10 mesi del 2022 con quelli del 2021, si assiste ad una diminuzione del 10,3% degli atti persecutori o stalking, del 3,9% dei maltrattamenti in famiglia mentre si rileva un aumento del 15,7% delle violenze sessuali.

Passando ai reati predatori e analizzando i primi 10 mesi dell’anno, si registra nel 2022 un aumento del 19,7% dei furti rispetto al 2021, con un dato che in valori assoluti è comunque inferiore a quello del periodo pre-pandemia.

Era di 887.905 nei primi 10 mesi del 2019, di 782.391 nei primi 10 mesi del 2022 (653.889 nei primi 10 mesi del 2021).

Sempre nei primi 10 mesi del 2022 crescono anche le rapine del 18,2% rispetto allo stesso periodo del 2021. Un dato che costituisce una media tra le varie forme di questo reato che vedono un +20,7% quelle  commesse nella pubblica via.

Un dato, quest’ultimo, che può essere letto anche in rapporto con i reati commessi dai minori.

Confrontando ancora i primi 10 mesi del 2019 con quelli del 2022 si registra un aumento del 14,3% dei minori denunciati e arrestati, con punte che riguardano alcuni tipi di reati: attentati +53,8%, omicidi volontari +35,3% (17 in valore assoluto nel 2019, 23 nel 2022), tentati omicidi +65,1%, +33,8% lesioni, +50% percosse, +75,3% rapine (+91,2% per quelle in pubblica via).

I controlli del territorio

Molta attenzione viene data anche alle truffe: 2 truffe su 3 vengono commesse on-line.

Nel dettaglio tale percentuale è del 68,2% nei primi 10 mesi del 2022, con un marginale incremento rispetto allo stesso periodo del 2021, in cui tale valore si attestava al 66,3%.

Nel corso dell’anno il Servizio Analisi Criminale della Direzione centrale della Polizia criminale ha prodotto una serie di Report sui fenomeni criminali che destano maggiore allarme sociale, tutti pubblicati sul sito del Ministero dell’Interno, come quelli sulla violenza contro le donne, sugli abusi sui minori, sulle gang giovanili, sui reati corruttivi e sulla criminalità predatoria, come furti e rapine.

L’attività si è sviluppata anche attraverso la partecipazione ad osservatori e gruppi di lavoro, che hanno coinvolto le istituzioni e i soggetti privati di riferimento, per monitorare i diversi fenomeni criminali ed elaborare delle strategie di prevenzione mirate alle realtà economiche e sociali in così rapida evoluzione:

Organismo tecnico di supporto all’Osservatorio nazionale sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali

Nei primi nove mesi del 2021, sono stati registrati 460 atti intimidatori (-16% rispetto allo stesso periodo del 2021).

Sono stati 245 i casi (53%) censiti nei confronti di sindaci anche metropolitani e 77 casi (17%) consumati attraverso le piattaforme social.

Organismo permanente di supporto al Centro di coordinamento per le attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti

Nei primi 9 mesi del 2021 sono stati registrati 84 atti intimidatori (-48% rispetto allo stesso periodo del 2021). 24 casi (29%) sono stati consumati tramite social network.

Il Gruppo Interforze Centrale (GIC) del Servizio Analisi Criminale che opera a supporto delle Prefetture nei settori relativi a grandi opere, grandi eventi, ricostruzione e riqualificazione, con particolare riferimento alle attività finanziate con i fondi PNRR, ha prodotto 222 segnalazioni di criticità alle Prefetture nei confronti di altrettanti soggetti, con oltre 3 mila approfondimenti richiesti o d’iniziativa e oltre 67 mila interrogazioni alle banche dati delle Forze di Polizia.

Un asset strategico della Direzione centrale della Polizia criminale è rappresentato dalla prevenzione e contrasto ai crimini dell’odio attraverso l’attività di monitoraggio e coordinamento svolta dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, organismo dove lavorano dal 2010 Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri e che elabora il contributo del Dipartimento della Polizia di Stato per la raccolta annuale dei dati sui crimini d’odio effettuata dall’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa).

Attraverso anche il lavoro degli OSCAD territoriali costituiti in ogni provincia, i compiti dell’Osservatorio si concentrano sull’emersione del fenomeno dei reati d’odio, spesso caratterizzati dalla difficoltà di denunciare anche per la tendenza a banalizzare le diverse forme discriminatorie nei confronti delle varie minoranze.

In tale prospettiva, è fondamentale

  • La formazione delle Forze di Polizia (coinvolti complessivamente circa 47 mila operatori) ed il costante rapporto con il territorio con chi interviene nel contrasto ai crimini e discorsi d’odio.
  • L’attività d’informazione svolta attraverso la realizzazione di report pubblicati sul sito del Ministero dell’Interno e che vengono presentati nel corso di eventi e campagne di sensibilizzazione.
  • Il continuo e costante dialogo a livello internazionale con tutti gli attori delle istituzioni, delle associazioni e del mondo accademico che si occupano di tutela dei diritti umani per mettere a sistema le migliori pratiche esistenti. In tale prospettiva, attraverso la rete degli esperti per la sicurezza all’estero, è stato prodotto un Report di analisi (in italiano e in inglese) sulla normativa, organizzazione di polizia e best practices di 73 Paesi nel mondo, che verrà presentato a livello nazionale ed internazionale per aumentare la consapevolezza in materia di rispetto dei diritti umani che più di altri rappresenta l’indice di civiltà di ogni società.

COLLABORATORI E TESTIMONI DI GIUSTIZIA

Nel 2022 la popolazione protetta in Italia è di 4.446 persone, con una flessione del 7% dei collaboratori di giustizia (892 a fronte dei 949 del 2021) e un numero invariato di testimoni (56).

Elemento di spicco nell’analisi della popolazione protetta è il numero dei minori tutelati: 1.346, pari al 30% dell’intera popolazione sotto protezione.

Tale aspetto rende particolarmente complessa la gestione perché l’entrata nel sistema della protezione è un momento estremamente delicato per bambini e ragazzi che si ritrovano a dover cambiare completamente la loro vita.

I figli dei collaboratori, che già provengono da un ambiente socio-culturale malavitoso, vengono infatti trasferiti in un’altra città, viene cambiato loro il nome, viene inventata una diversa storia di vita per mimetizzarli nel nuovo territorio.

Viene limitato l’uso dei social network così che perdono i contatti con la famiglia e gli amici (sindrome da sradicamento).

Per i minori figli di testimoni di giustizia a cui vengono applicate le cosiddette “misure in loco”, permanendo nel luogo di origine ma con l’adozione di adeguati sistemi di protezione, le difficoltà sono diverse ma non meno pesanti, in quanto la loro vita viene comunque condizionata da limiti negli spostamenti, paura, possibile perdita di amicizie.

Il Servizio Centrale di Protezione riserva particolare attenzione e sensibilità alla gestione dei più giovani, non solo seguendone lo sviluppo psicologico, grazie alle specifiche professionalità presenti nell’ufficio, ma anche curando una mirata assistenza scolastica e socio-sanitaria, attraverso le proprie articolazioni periferiche (NOP).

Solo il 7% dei collaboratori sono donne (42 a fronte degli 850 uomini), mentre spesso sono loro  figure fondamentali per l’inizio della collaborazione dei loro congiunti.

La percentuale sale al 47% tra i testimoni (18 donne e 38 maschi), con scelte di coraggio e affrancamento dall’omertà, considerato che spesso le donne che testimoniano sono anche vittime.

Per quanto riguarda le aree criminali, il 33% dei collaboratori di giustizia appartengono alla camorra, 21% a Cosa Nostra, il 21% alle mafie pugliesi, il 17% alla ‘ndrangheta e il restante 9% alle altre mafie.

Relativamente ai testimoni di giustizia per il 39% riferiscono fatti di ‘ndrangheta, il 23% di camorra, il 13% di cosa nostra, il 13% di mafie pugliesi, il 13% di altre mafie.

Ulteriore dato significativo è quello che riguarda la popolazione protetta straniera (51 collaboratori e 4 testimoni).

Rispetto agli stranieri, la maggioranza sono non comunitari (61% dei collaboratori e il 75% dei testimoni).

L’analisi delle percentuali ci riporta alla consistente collaborazione fornita da coloro che provengono da particolari aree geografiche: notevole è la presenza di nigeriani tra i collaboratori, mentre i testimoni non comunitari provengono soprattutto dal Bangladesh, Marocco e Ucraina.

SITUAZIONI ATTUALI

Il lavoro della Polizia criminale non si ferma di certo qui. Alla luce del recente attentato avvenuto ad Atene contro l’auto di  Susanna Schlein, prima consigliera dell’Ambasciata italiana nella capitale greca, le cui indagini porterebbero ad gruppo insurrezionalista locale, “Rouvikonas” che viene ritenuto in stretto contatto con organizzazioni italiane e spagnole, il nostro Paese continua a monitorare la minaccia anarchica.

Il gruppo nasce nel 2013 all’interno del movimento sociale avviato nel 2011 contro il primo piano di austerità economica che sottopose la Grecia ad una serie di interventi.

Inizialmente lavorava come collettivo a sostegno dei prigionieri politici e rapidamente ampliava le sue lotte.

Si distinguono anche per la radicalità delle loro posizioi e per la propaganda per il fatto (ovvero l’uso di sabotaggi, azioni di guerriglia, attentati).

Si sono svolte, nei giorni scorsi, riunioni con il Raggruppamento Operativo Speciale dell’Arma dei Carabinieri e con il direttore dello SCIP. Massimo riserbo, chiaramente, sui risultati.

Così come, a livello internazionale, visto il perdurante conflitto in Ucraina e viste le relazioni tra la mafia ucraina e russa, massima attenzione viene data al traffico di armi nell’area.

Un vecchio problema che risale a circa un decennio fa, complice anche una gestione molto critica della sicurezza nel Paese.

Con intere armi o pezzi di esse che avrebbero viaggiato. Le indagini sono riservate e gestite a livello di Servizi di intelligence.

[1] Ultima indagine del 2017

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tags:

Autore