Di Angie Merlino
Washington. Sale la tensione negli Stati Uniti mentre continua il conteggio dei voti in vista della proclamazione del 46° Presidente che rimarrà in carica per i prossimi 4 anni.
La tensione non riguarda soltanto le altre potenze internazionali, che seguono con il fiato sospeso l’andamento delle elezioni, ma principalmente i confini interni americani.
La preoccupazione principale riguarda la possibile deriva violenta delle oltre 100 manifestazioni previste e, in alcuni casi già iniziate, in tutto il Paese a prescindere dall’esito delle votazioni.
Il Presidente Donald Trump
Proprio per questo motivo e al fine di tutelare l’incolumità dei cittadini e degli esercizi commerciali nelle città, in alcuni Stati è stata mobilitata la Guardia Nazionale.
Il suo controllo e la sua attivazione, da quando è nata nel 1903, spettano ancora ai Governatori dei singoli Stati a meno che un’emergenza nazionale non ne sposti il controllo sotto il Governo federale.
A tale proposito, l’eventualità che il Presidente decida che i disordini in corso abbiano aggiunto il livello di un’insurrezione, gli consentirebbe non solo di prendere il controllo della Guardia Nazionale, ma anche di schierare l’Esercito e i Marines.
Marines americani
In questo caso, il Congresso o le autorità locali avrebbero poche possibilità di fermarlo.
Nonostante si tratti di una possibilità altamente insolita, va ricordato che pochi mesi fa, a seguito dell’espandersi delle proteste seguite alla morte di George Floyd a Minneapolis, il Presidente aveva espresso la volontà di ricorrere all’Insurrection Act, una legge del 1807, ed inviare truppe federali per una rapida soluzione dei disordini.
L’ultima volta in cui si è fatto ricorso a questa legge è stato nel 1992 a Los Angeles, quando scoppiarono disordini dopo che 4 poliziotti bianchi furono assolti per il pestaggio che portò alla morte di Rodney King, un automobilista afroamericano.
Fu in questa occasione che il Segretario alla Difesa Mark T. Esper affermò, durante una conferenza stampa al Pentagono, che l’impiego di personale in servizio attivo nel ruolo di tutori dell’ordine pubblico dovesse essere utilizzato soltanto come ultima risorsa disponibile e nelle situazioni più urgenti e catastrofiche.
C’è da dire che, a supporto di queste dichiarazioni, esiste una legge federale del 1878, la “Posse Comitatus Act” che proibisce l’impiego dell’Esercito con funzioni di Polizia sul suolo americano.
Altrettanto vero è, secondo gli esperti, che in circostanze particolari il Presidente può seriamente ricorrere al sopracitato “Insurrection Act” e quindi decidere per il dispiegamento dei militari sul suolo nazionale.
Proteste in corso in molte città degli Stati Uniti dopo il voto di martedì (Fonte: telegraph.co.uk)
Nel frattempo, alcuni Stati hanno già allertato la Guardia Nazionale (10 di loro già la settimana scorsa) e alcuni disordini seguiti da arresti da parte della Polizia, si sono verificati a Denver, Portland, Minneapolis, New York ed altre città.
Proprio il NYPD (Dipartimento di Polizia di New York) a seguito di una cinquantina di arresti, ha dichiarato tolleranza zero per tutti coloro che parteciperanno armati alle proteste pacifiche; appello che è rimasto inascoltato a Phoenix, Arizona, dove nella notte alcuni dei circa 200 supporter di Donald Trump, sono scesi in piazza armati.
Manifestazioni a sostegno di Trump nella contea di Maricopa (Arizona ). Fonte Reuters
Di martedì sera, invece, è l’annuncio del Dipartimento di Polizia di Chicago, attraverso il suo account Twitter ufficiale, di un vasto spiegamento di agenti in città per garantire la sicurezza dei cittadini.
Il Dipartimento ha condiviso un video della sua unità a cavallo mentre pattuglia le strade, oltre ad alcune immagini che mostrano agenti schierati a protezione delle attività commerciali.
Di poche ore fa è, invece, la notizia che la Polizia ha aperto un’indagine su un presunto attacco contro il Pennsylvania Convention Center a Philadelphia e una persona sarebbe stata arrestata a seguito di una soffiata ricevuta verso le ore 22 locali.
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