Foreign fighters, fermata in Italia una donna accusata di terrorismo internazionale. Era andata in Siria per combattere con i miliziani jihadisti

Torino. Solo due giorni fa  la Procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo, presentando la relazione annuale, ave a detto che erano in calo i foreign fighters italiani erano in calo. Anche se il pericolo di infiltrazioni jihadiste, nella nostra società, erano ancora possibili. E che le Forze di Polizia e di sicurezza tenevano alta la guardia.

Ed ora con la notizia che una cittadina italiana, Lara Bombonati (Khadija), 26 anni, è stata fermata nelle scorse ore a Tortona (Alessandria) e reclusa nel carcere di Torino con l’accusa di terrorismo internazionale in attesa che il Gip (Giudice per le indagini preliminari) convalidi l’arresto, ha riproposto la figura che preoccupa l’opinione pubblica: quella del terrorista della porta accanto.

Sono molte le donne straniere che combattono a fianco di jihadisti

Il nostro Paese, con questa storia, ci ha sempre vissuto fin dai tempi del terrorismo interno degli anni ’60-’80. Così come ci ha convissuto mezza Europa.

Oggi, l’arresto della donna, in un clima di paura diffusa, è quindi tema di discussione. Stiamo parlando di una donna sposata con Francesco Cascio, di Trapani, un foreign fighter italiano morto lo scorso dicembre in Siria. La Bombonati era stata fermata, nel gennaio scorso in Turchia, vicino al confine con la Siria. Le autorità locali poi l’hanno espulsa.

Rientrata in Italia, la donna è stata costantemente monitorata dalla DIGOS. Ed oggi stanno ricostruendo i contatti avuti con alcuni maghrebini.

La Polizia ha deciso di intervenire, in quanto Lara avrebbe manifestato l’intenzione di ripartire per la Siria. Secondo gli investigatori la giovane sarebbe inserita nel gruppo Hayat Tahrir al-Sham (Organizzazione per la liberazione del Levante).

Nato lo scorso 28 gennaio in Siria si tratta di un’organizzazione terroristica salafita. E’ vicino alle posizioni di Al Qaeda ed è stato formato dalla fusione di Jabhat Fateh al-Sham (ex Jabhat al-Nusra) con Jabhat Ansar al-Din, Jaysh al-Sunnah, Liwa al-Haqq, Harakat Nour al-Din al-Zenki. Poi sono confluite nella nuova formazione anche alcune milizie e individui interni al gruppo Ahrar al-Sham. (http://www.itstime.it/w/un-nuovo-gruppo-jihadista-hayat-tahrir-al-sham-hts-by-giovanni-giacalone-e-nicolo-spagna/)

Il Governo di Teheran ha accusato il Qatar e l’Arabia Saudita di sostenere Tahrir al-Sham (http://en.farsnews.com/newstext.aspx?nn=13951121000712)

Il comandante di quest organizzazione è Abu Jaber Hashim Al-Sheikh, conosciuto anche con il nome di Abu Jaber, che è stato il capo di Ahrar al-Sham fino al settembre 2015. Il capo militare è Abu Mohammad al-Julani, emiro di Jabhat Fateh al-Sham (ha lasciato al suo precedessore la guida di Jabhat al-Nusra, l’organizzazione filo qaedista in Siria).

Abu Jaber Hashim Al-Sheikh

Il compito di Lara Bombonati, spiegano gli investigatori, era quello di staffetta tra la Siria e la Turchia per conto delle milizie jihadiste. La donna si era convertita all’Islam e si era trasferita col marito in Turchia e in Siria, spiegano ancora gli inquirenti, dove si è affiliata ad Ha’yat Tahrir Al-Sham, fornendo assistenza logistica, sanitaria e psicologica ai combattenti. E spesso faceva da staffetta verso la Turchia per consegnare o acquisire documenti. In occasione di uno di questi viaggi, la Bombonati era stata arrestata dalle autorità turche mentre cercava di rientrare in Siria utilizzando documenti contraffatti

Le indagini hanno evidenziato che era la Bombonati a volersi immolare per l’Islam, tanto da spingere il marito ad imbracciare il fucile ed andare a sparare. Ma poi il consorte è deceduto il 26 dicembre 2016 nel corso di una “irruzione armata” in un campo di addestramento in Siria.

PER APPROFONDIRE:

http://www.bbc.com/news/world-middle-east-38934206

 

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