LIBREVILLE (GABON). Il Generale Brice Clotaire Oligui Nguema è il nuovo capo dello Stato ad interim gabonese.

Il Generale Brice Oligui Nguema nuovo capo di Stato gabonese
Lo hano nominato, ieri, i militari che con un colpo di Stato hanno destituito il vecchio e tante volte rieletto Presidente Ali Bongo Ondimba.
La nomina di Nguema è stata resa nota con un comunicato letto alla TV del Paese africano Gabon 24.
“Il Generale Oligui Nguema Brice è stato designato alla unanimità presidente del Comitato per la transizione e la restaurazione delle istituzioni e presidente della transizione“, ha dichiarato un ufficiale alla presenza di numerosi ufficiali superiori e di Generali che rappresentano – secondo il comunicato – tutti i corpi delle Forze armate gabonesi.
La durata della transizione non è stata specificata. Il coprifuoco proclamato è, per ora, mantenuto “fino a nuovo ordine“.
I militari golpisti hanno intanto ripristinato, dopo una sospensione, le trasmissioni dei media francesi.
Sul fronte politico-diplomatico si registra la condanna del golpe da parte di ECOWAS (Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale).
L’organizzazione ha espresso, con le parole del Presidente della Nigeria Bola Ahmed Tinubu, attuale leader di ECOWAS, “una profonda preoccupazione per la stabilità sociopolitica del Paese” e per il ”contagio autocratico che sembra diffondersi in diverse regioni del nostro amato Continente”.

Il Presidente della Nigeria Bola Ahmed Tinubu, attuale leader di Ecowas
Il Marocco, con una nota del suo Ministero degli Esteri, ha detto di seguire, da vicino, l’evoluzione della situazione nella Repubblica del Gabon.
La nota sottolinea “l’importanza di preservare la stabilità di questo Paese fratello e la tranquillità della sua popolazione”.
“Il Marocco – prosegue la nota – confida nella saggezza della Nazione gabonese, nelle sue forze vitali e nelle sue istituzioni nazionali, per avanzare verso una prospettiva che gli permetta di agire nel miglior interesse del Paese, per salvaguardare i risultati raggiunti e per soddisfare le aspirazioni del fratello gabonese”.
Fra i due Paesi intercorrono relazioni strette e privilegiate, grazie ai legami di amicizia tra il Re Mohammed VI e il Presidente Ali Bongo Ondimba, amici fin dall’infanzia.
Forti proteste contro il golpe sono arrivate dalla Germania. Il Ministero degli Esteri di Berlino in un comunicato scrive: “Anche se ci sono critiche legittime sulla trasparenza e la legalità delle recenti elezioni, non spetta ai militari usare la forza per intervenire nel processo politico. I gabonesi devono poter decidere liberamente e con autodeterminazione riguardo al proprio futuro“. Seguiamo con preoccupazione gli eventi in Gabon e monitoriamo lo sviluppo della situazione in stretto coordinamento con i nostri partner. La squadra di crisi del governo federale si è riunita oggi presso il ministero degli Esteri. I cittadini tedeschi sono invitati a seguire le istruzioni di viaggio e di sicurezza del ministero degli Esteri e in particolare a registrarsi nella lista di preparazione alle crisi Elefand’“.
Anche la Gran Bretagna ha condannato il colpo di Stato militare definendolo “incostituzionale”.
Il Regno Unito, con una nota del Ministero degli Esteri, condanna “l’incostituzionale presa del potere militare in Gabon e chiede il ripristino del governo costituzionale. Riconosciamo le preoccupazioni sollevate riguardo al recente processo elettorale, comprese le restrizioni alla libertà dei media”.
Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller ha riferito che gli Stati Uniti hanno esortato l’Esercito del Gabon a preservare il Governo, esprimendo preoccupazione per la rimozione del Presidente in carica Ali Bongo Ondimba a seguito di uno scrutinio contestato.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha invitato tutti i soggetti coinvolti nel golpe in Gabon a esercitare ”moderazione, impegnarsi nei colloqui, garantire lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani”.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres
Guterres ha chiesto all’Esercito e alle forze di sicurezza del Gabon di garantire la sicurezza e ”l’integrità fisica” del Presidente Ali Bongo e della sua famiglia.
Forti reazioni anche in Francia, dove Marine Le Pen ha sollecitato il ministro degli Esteri Catherine Colonna per avere chiarimenti sulla “dottrina della Francia nelle relazioni con il Gabon” e sulla “coerenza della vostra politica africana” dopo i “fatti gravi post-elettorali che si registrano in Gabon nella più totale confusione”.

Il ministro degli Esteri francese Catherine Colonna
“Di fronte all’incompetenza che caratterizza la vostra politica africana, può precisare qual è la dottrina della Francia sulle relazioni con questo Paese storicamente amico?”, ha chiesto la presidente di Rassemblement National all’Assemblée National rivolgendosi direttamente “a Mme le Ministre Colonna”.
“Quali misure concrete e urgenti state adottando per la protezione dei nostri connazionali? – ha incalzato la Le Pen .- La Francia riconosce la validità di queste elezioni? Può dire che non esiste alcun accordo che impegna il nostro Paese a intervenire a sostegno del governo del Gabon?”.
Secondo Le Pen, “è un imperativo riorientare la politica africana della Francia verso una cooperazione rispettosa dei popoli e delle sovranità nell’interesse dei nostri continenti”.
LE REAZIONI DELLA STAMPA FRANCESE AL GOLPE
Anche le Mentre Le Figaro (https://www.lefigaro.fr/international/gabon-la-diplomatie-francaise-desarconnee-par-l-epidemie-de-coups-d-etat-en-afrique-20230830) chiama in causa la diplomazia di Parigi, sostenendo che per i diplomatici francesi “si tratta di una sorta di tortura da vasca da bagno. Pensano appena di poter tirare fuori la testa dall’acqua quando un nuovo colpo di Stato li ricaccia dentro, in modo ancora più brutale. In Africa un colpo di Stato non ne scaccia un altro ma si aggiunge a quello precedente. Già otto nell’Africa centrale e occidentale dal 2020!”
In un articolo Le Monde (https://www.lemonde.fr/afrique/article/2023/08/31/gabon-la-france-a-l-epreuve-d-un-nouveau-coup-d-etat-dans-son-ancien-pre-carre-africain_6187155_3212.html) scrive che “per i funzionari francesi il colpo di Stato gabonese differisce in molti punti da quello avvenuto il 26 luglio in Niger. A Niamey, i soldati traditori hanno lanciato molto presto una violenta campagna antifrancese per esigere la partenza dell’ambasciatore e delle forze francesi, ridistribuite lì per combattere i jihadisti dopo il loro ritiro forzato dal Mali e dal Burkina Faso, due Stati anch’essi del Sahel. passò sotto il governo di ufficiali golpisti. La Francia ha finora respinto le richieste del Niger, rifiutandosi in particolare di richiamare il suo ambasciatore. Chiede che i militari restituiscano il potere al deposto Presidente Mohamed Bazoum, che nel frattempo è stato rapito con la sua famiglia”.
Le Parisien disegna, invece, un ritartto del nuovo Presidente nominato dai golpisti (https://www.leparisien.fr/international/coup-detat-au-gabon-qui-est-brice-oligui-nguema-le-nouvel-homme-fort-du-pays-30-08-2023-WM4UJ5KQIBAE3AQJ5PCFMTZKSY.php): “Il capo della potente Guardia repubblicana, che garantisce la sicurezza del Presidente, Brice Oligui Nguema, è stato tuttavia per lungo tempo un ingranaggio essenziale del regime Bongo. Ha iniziato la sua carriera anche come aiutante di campo del Presidente Omar Bongo (presidente dal 1967 al 2009), padre di Ali. Il Generale sarebbe addirittura originario della provincia del Gabon. Haut-Ogoouéde, regione d’origine della famiglia Bongo. Famoso francofilo, è stato molto vicino all’ex capo di Stato che ha seguito come la sua ombra dal 2005 al 2009, fino all’ultimo respiro di quello che era considerato uno dei pilastri della Françafrique, in un ospedale di Barcellona“.
Liberation (https://www.liberation.fr/idees-et-debats/editorial/putsch-au-gabon-la-fin-dune-dynastie-sans-partage-20230830_H7YNZNWJA5EYTILIA3CFLRPTFM/) , in un editoriale scrive: “In Africa il potere viene preso e non restituito. Omar Bongo ci ha lasciato alcune piccole frasi rivelatrici, oltre ad un famoso lapsus declamato sui gradini dell’Eliseo: Nell’economia gabonese, la Francia occupa un posto preoccupante. Scusate, volevo dire preponderante. Insediato al potere dalla Francia, regnò sul Gabon per quarantadue anni, prima di insediare naturalmente suo figlio, Ali Bongo, quattordici anni fa.
Il colpo di Stato militare di Libreville, potrebbe quindi porre fine a quasi cinquantasei anni di regno incontrastato di una dinastia familiare su un Paese ricchissimo di minerali e idrocarburi, di cui ben lungi dal beneficiare equamente tutti i suoi cittadini, la maggior parte di loro non ha acqua corrente. Gli appartenenti alla famiglia Bongo, invece, hanno poco di cui lamentarsi. La giustizia francese ha finora sequestrato più di 28 proprietà di lusso in Francia che sospetta siano state acquistate dai Bongo grazie al flusso di denaro derivante dalla corruzione portata avanti dalle major petrolifere, tra cui Total. Sarebbe quindi strano rimanere sorpresi dalle scene di giubilo della popolazione gabonese alla vista della presa del potere da parte dei militari, e Parigi probabilmente sapeva da tempo cosa aspettarsi”.
Molto interessante, anche questo articolo de Le Monde Diplomatique (https://www.monde-diplomatique.fr/2023/09/ROBERT/66087).
Il susseguirsi dei colpi di Stato nel Sahel, scrive l’articolista, “evidenzia soprattutto la fine di due sequenze: quella degli ultimi dieci anni, durante i quali la gestione della crisi di sicurezza che devastava la subregione si è internazionalizzata sotto la guida della Francia e delle Nazioni Unite. Gli Stati del Sahel riprendono l’iniziativa, osserva Jean-Hervé Jézéquel, direttore dell’International Crisis Group per il Sahel…“.
© RIPRODUZIONE RISERVATA