Di Giuseppe Gagliano*
BERLINO. L’attracco della nave ausiliaria “Berlin”, la più grande della Marina tedesca, nel Porto di Nuuk, in Groenlandia, non è un semplice evento di routine.

Nave Berlin al porto
È un gesto politico e strategico che mostra come Berlino intenda assumere un ruolo più incisivo nell’Artico, regione che sta diventando un nuovo fronte della competizione globale.

Moltissimi gli interessi sull’Artico
Per decenni l’Artico è stato lo spazio della cooperazione scientifica, dell’attenzione ambientale e della gestione condivisa.
Ma il rapido scioglimento dei ghiacci, l’apertura di nuove rotte marittime e la disponibilità di immense risorse naturali hanno trasformato l’area in un campo di rivalità tra le grandi potenze: Russia, Stati Uniti, Cina e ora anche l’Europa.
Il varco GIUK, crocevia strategico
La missione tedesca si inserisce nella logica della NATO, che considera vitale il controllo del cosiddetto varco GIUK (Groenlandia-Islanda-Regno Unito).
Questo corridoio è l’unico accesso all’Atlantico per la Flotta del Nord russa, di base a Murmansk.
In caso di conflitto, mantenere aperte e sicure le rotte transatlantiche significherebbe garantire il trasferimento di truppe e mezzi dal Nord America all’Europa, condizione imprescindibile per rafforzare il fronte orientale.
La sorveglianza del GIUK è dunque prioritaria.
La missione tedesca “Atlantic Bear, con la Fregata “Hamburg” e l’Ausiliaria “Berlin”, rappresenta un tassello della strategia di deterrenza verso i sottomarini russi, capaci di minacciare le linee vitali di collegamento fra Stati Uniti ed Europa.

La Fregata tedesca “Hamburg” – U.S. Navy photo by Mass Communication Specialist Seaman Andrew Schneider
La nuova politica artica di Berlino
La Germania ha adottato delle “Linee guida per la politica artica” che riconoscono l’importanza crescente della regione.
Non più soltanto ambiente e ricerca, ma sicurezza, rotte commerciali e competizione per le risorse. La Russia, che dispone già di basi militari e di una flotta rompighiaccio tra le più avanzate al mondo, si è consolidata come protagonista assoluta.
La Cina, dal canto suo, pur non essendo una potenza artica, si è autodefinita “Stato vicino all’Artico” e ha intensificato la sua presenza navale e infrastrutturale.
In questo scenario, Berlino si propone come attore europeo autonomo, capace di tutelare interessi che non coincidono sempre con quelli americani.
L’attracco in Groenlandia, territorio autonomo danese, ha anche un valore simbolico: mostrare che l’Europa non intende restare spettatrice nel confronto tra Washington e Mosca.
Groenlandia: avamposto conteso
La Groenlandia occupa una posizione strategica unica.
Non solo per il controllo del varco GIUK, ma anche perché rappresenta una piattaforma naturale di osservazione e difesa nel cuore dell’Atlantico settentrionale. Non è un caso che Washington, già durante la Guerra fredda, abbia installato in Groenlandia basi militari decisive come quella di Thule.
Oggi la presenza tedesca, pur limitata, segnala la volontà europea di non lasciare a Stati Uniti e Russia il monopolio dell’influenza.
Preparazione militare e interoperabilità
La missione ha anche un valore operativo.
L’equipaggio della “Berlin” svolge esercitazioni continue: difesa contro droni e imbarcazioni veloci, addestramento in caso di incendi o recupero in mare, atterraggi d’emergenza per elicotteri.
Non solo bandiera politica, dunque, ma anche costruzione di capacità reali e interoperabilità con le Marine alleate.
Il Comandante Karsten Uwe Schlüter lo ha dichiarato chiaramente: la Germania intende mostrare che è in grado di supportare gli alleati e di operare efficacemente in condizioni estreme come quelle del Circolo Polare Artico.
Oltre Nuuk: la proiezione globale
La missione della “Berlin” non si ferma in Groenlandia.
Proseguirà in Nord America per partecipare a due esercitazioni multinazionali: “Nanook-Tuugaalik” in Canada e “Unitas”.
Si tratta di manovre che confermano l’impegno della Bundesmarine a operare su scala globale, rafforzando la sua credibilità come partner affidabile non solo per la NATO, ma anche nei contesti più delicati della sicurezza internazionale.
Conclusione: Berlino tra prudenza e ambizione
La presenza della “Berlin” a Nuuk è molto più di una tappa logistica.
È il segnale che la Germania vuole assumersi nuove responsabilità nella Difesa europea, in un’area dove gli equilibri globali si stanno ridefinendo.
Da un lato, Berlino mostra solidarietà agli alleati della NATO; dall’altro, rivendica una voce europea autonoma in una partita che finora ha visto protagonisti soprattutto Russia e Stati Uniti.
L’Artico, con le sue risorse e le sue rotte emergenti, è il laboratorio del futuro confronto geopolitico. E la Germania, inserendosi nel mosaico, dichiara che l’Europa non resterà ai margini.
*Presidente Centro Studi Cestudec
FOTO DI COPERTINA: Fonte United States of America – MC2 Mark Andrew Hays/U.S. Navy
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