Guardia di Finanza: a Lodi e Verona scoperte nuove infiltrazioni della criminalità organizzata nei cantieri ferroviari. Eseguite 8 custodie cautelari e sequestrati beni per 2,5 milioni di euro

Di Valentina Giambastiani

LODI-VERONA. Sono 8 gli arresti (dei quali 2 in carcere e 6 ai domiciliari) eseguiti oggi dai finanzieri dei Comandi Provinciali di Lodi e Verona, al termine di un’operazione a contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso diretta dalla Procura della Repubblica di Milano – Direzione Distrettuale Antimafia (DDA).

spettori della GDF di Lodi al lavoro

L’odierna attività, che fa seguito ad una precedente indagine condotta dalla GDF di Varese e dagli specialisti del GICO di Milano, ha aperto un nuovo squarcio sulle agevolazioni di cui avrebbe goduto la cosca ‘ndranghetista degli “Arena-Nicoscia”, in particolare per quel che riguarda numerose operazioni commerciali realizzate dai membri di una famiglia calabrese stabilitasi da anni nel Lodigiano e nel Veronese.

Stando a quanto emerge dalle investigazioni delle Fiamme Gialle, i soggetti finiti nell’inchiesta, attraverso una serie di imprese (alcune delle quali già destinatarie di provvedimenti interdittivi antimafia), avrebbero emesso un rilevante numero di fatture per operazioni inesistenti nei confronti di società operanti nel settore degli appalti pubblici.

Si tratta di società che gestiscono lavori riguardanti la manutenzione delle linee ferroviarie e metropolitane con utilizzo di maestranze, che sarebbero riuscite ad aggirare la normativa sugli appalti pubblici nonché dissimulando, con le false fatture di cui sopra, consistenti movimentazioni di manodopera.

Valorizzando in chiave investigativa alcune informazioni riferite ad una delle società riconducibili al gruppo criminale finito agli arresti, i Finanzieri sono dunque riusciti a ricostruire numerose operazioni distrattive che hanno successivamente portato al fallimento della citata compagine societaria, individuando al contempo condotte criminali di evasione fiscale e di riciclaggio dei proventi illeciti, che avvenivano sfruttando un sistema di imprese intestate agli immancabili prestanome creato e messo a punto con lo scopo di eludere le stringenti disposizioni antimafia.

Da rilevare come tra le condotte fiscali illecite perpetrate dagli indagati figuri anche l’illegittima percezione di fondi europei previsti dal Fondo Europeo Sviluppo Rurale (FESR), che sarebbero stati utilizzati per compensare il pagamento dei debiti erariali e previdenziali ammontanti a circa un milione di euro.

L’operazione , oltre alle citate misure di custodia cautelare, ha inoltre visto l’esecuzione di un sequestro di disponibilità finanziarie, quote societarie, beni immobili, mezzi di trasporto e conti correnti per un valore complessivo che sfiora i 2.500.000 euro; somma che gli inquirenti ritengono equivalente al profitto generato dalla frode in cronaca, nonché dalle ripetute distrazioni di fondi nell’ambito del reato di bancarotta fraudolenta.

Resta in ogni caso opportuno rimarcare come le responsabilità penali degli indagati non possano essere dichiarate anticipatamente ad una eventuale e definitiva sentenza di condanna, sussistendo fino a quel momento la presunzione d’innocenza garantita dalla Costituzione italiana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore