Di Alessandro Margottini
RAVENNA. Avevano prelevato 1.800 chili di vongole che gli avrebbero consentito guadagni per circa 20 mila euro, ma il punto di pesca (un’area portuale peraltro prospicente a siti petrolchimici e industriali) era interdetto a tale attività, per questo i finanzieri del Comando provinciale di Ravenna hanno sequestrato tutto il pescato denunciando 5 soggetti.

Oltre ai citati molluschi bivalvi i militari delle Fiamme Gialle, con la preziosa collaborazione dei mezzi aeronavali del Corpo nonché in efficace raccordo operativo con il personale della Capitaneria di Porto e la Polizia Provinciale, hanno altresì eseguito il sequestro di 6 imbarcazioni che, oltre a motori sovradimensionati, erano altresì provvisti di turbine aspiranti grazie alle quali ridurre i tempi di pesca potenziandone i risultati, attrezzature che causano un danno all’equilibrio dell’ecosistema marino e pertanto vietate dalle norme che regolamentano tale settore.
Le circostanze qui descritte, unitamente al non certo esiguo quantitativo di molluschi pescati di frodo, ben rendono l’idea della “professionalità” con la quale hanno agito i responsabili rivelando anche gli interessi economici che si celano dietro queste attività illecite che generano altrettanti traffici illeciti.

Episodi che non sono purtroppo sporadici e che, oltre a ledere gli interessi erariali dello Stato, danneggiano pesantemente i pescatori e gli operatori commerciali del settore alterando le regole della concorrenza, senza considerare i pericoli che possono conseguire dal consumo di pesce prelevato da aree vietate, senza i prescritti controlli sanitari e senza i documenti di tracciabilità.
Al termine delle operazioni – considerato che le vongole in questione erano ancora in vita – l’intero quantitativo di pescato è stato reimmesso in acqua.
Da rilevare anche l’incisività del sequestro che ha colpito barche e attrezzature utilizzate dai responsabili, il cui valore stimato supera i 100 mila euro.
Le stesse 5 persone fermate dai finanzieri, come anticipato sopra, sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria verso la quale saranno presto chiamati a rispondere per il reato di bracconaggio ittico, in violazione a quanto disposto dalla Legge 154/2016 (Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare, nonché sanzioni in materia di pesca illegale) oltre che per violazioni al Codice della Navigazione.
Resta in ogni caso inteso che, nel rispetto del principio di non colpevolezza degli indagati, nessun addebito di ordine penale potrà essere dichiarato in capo agli stessi prima che sia intervenuta un’eventuale sentenza di condanna definitiva.
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