Di Mariateresa Levi
Bologna. Gli aeroporti, oltre agli immancabili traffici legati agli stupefacenti, possono rappresentare la porta d’ingesso in Italia di farmaci contraffatti d’ogni tipo, per questo la Guardia di Finanza – in stretta sinergia con il personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – hanno da tempo intensificato il relativo dispositivo di contrasto soprattutto al fine di bloccare ogni tentativo di introduzione di farmaci spacciati come “anti COVID-19”, nonché per stroncare sul nascere ogni futuro tentativo di frode legato all’illecita importazione di vaccini contraffatti da impiegare per la prevenzione dal citato virus.
Ed è stato proprio in tale contesto d’intervento che finanzieri e doganieri in servizio presso l’aeroporto “G. Marconi” di Bologna – in quattro distinti interventi – hanno rinvenuto e sequestrato oltre 100 kg. di medicinali contraffatti.
I prodotti farmaceutici in questione, tra antibiotici, antinfiammatori, cortisonici, lassativi ad altri impiegati in andrologia (in dosaggi ben superiori a quelli autorizzati alla vendita), nonché creme cosmetiche ed integratori di varia natura, sono stati rinvenuti tra i bagagli di viaggiatori provenienti dall’Africa ed erano tutti sprovvisti di idonea certificazione sanitaria.
L’importazione di prodotti farmaceutici sul territorio nazionale, infatti, è subordinata a precise autorizzazioni da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), senza le quali ogni introduzione è vietata specialmente se nelle quantità intercettate nello scalo aeroportuale bolognese e che, con ogni probabilità, sarebbero finite sul mercato nero fruttando non pochi guadagni ai trafficanti del settore, ai quali non manca mai una clientela sprovveduta quanto incosciente nell’ignorare i sempre possibili effetti tossici di questi prodotti dalle provenienze e dalle composizioni quantomeno dubbie.
In ragione di tali circostanze i materiali detentori di questi farmaci, che oltre alle certificazioni sanitarie del caso non hanno saputo nemmeno fornire giustificati motivi legati al possesso dei citati prodotti, sono stati pertanto denunciati alla Procura della Repubblica felsinea.
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