Di Armando Modesto
COMO. Si sono intensificati, nell’ambito di un più ampio piano di interventi finalizzati a tutelare gli interessi dello Stato in materia di circolazione di beni e di valuta in entrata e in uscita dal territorio nazionale, i controlli – tecnicamente definiti “di retrovalico” – che i Finanzieri del Comando Provinciale di Como hanno effettuato lungo le direttrici stradali a ridosso del confine con la Svizzera.
Nel corso dell’attività, in concomitanza con l’aumentato traffico veicolare tipico del periodo pre-natalizio, i risultati non hanno tardato a manifestarsi con il sequestro di un elevato numero di beni a cui si aggiungono anche quelli di ingenti somme di valuta.

Sequestro valuta della Guardia di Finanza
I controlli della Guardia di Finanza comasca, entrando nel dettaglio, si sono fatti più incisivi ricorrendo alle autopattuglie ed ai posti di controllo stradale di tipo “dinamico”, che sono stati distribuiti nell’arco di intere giornate e con una particolare attenzione rivolta ai valichi minori, ovvero quelli che non hanno una presenza permanente delle Autorità doganali.
Durante gli interventi, sono state controllate decine di autovetture condotte da cittadini italiani e stranieri, con il conseguente sequestro di quattro orologi di pregio (valore stimato di circa 150.000 euro), catenine, collane e orecchini in oro, pietre preziose (per un valore che supera i 20.000 euro), duecento sigari di un noto brand estero, un telefono cellulare (valore di oltre 1.200 euro) nonché valuta contante per circa 70.000 euro.

La Guardia di Finanaza e i controlli valichi confine
I soggetti transitanti trovati in possesso dei citati beni sono dunque stati segnalati – a vario titolo – per il reato di contrabbando, come previsto dal D.P.R. 43/73 – “Testo unico delle disposizioni legislative in materia doganale”, come anche per violazioni alla normativa valutaria secondo quanto stabilito dal D.Lgs. 195/2008.
Com’è intuibile le attività di Polizia Economico-Finanziaria in parola rispondono ad una duplice finalità, che da un lato vede il continuo contrasto a questo tipo di illeciti penalmente perseguibili, mentre dall’altro risponde alla necessità di preservare gli intessi dello Stato e dell’Unione europea intaccati dalle diverse forme di evasione dell’imposta sul valore aggiunto e dei dazi doganali, oltre che dai flussi occulti di denaro di dubbia provenienza non dichiarati al Fisco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA