Ottaviano (Napoli). La contraffazione, anche qui in Campania, è un’attività fiorente. Non c’è nessun prodotto che non venga taroccato.
Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, nel corso di un’operazione, nelle scorse settimane, tra Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano, ha sequestrato infatti 6.647 articoli e accessori per la casa, 165 rotoli di stoffa, equivalenti a 4.250 metri, e 250 chili di prodotti semilavorati con il noto marchio “Thun” contraffatto.
In particolare, la Compagnia di Ottaviano, nel corso di tre distinti interventi in altrettanti depositi commerciali, ha sequestrato migliaia di prodotti tessili per la casa e centinaia di rotoli di tessuto, sui quali era apposto senza alcuna autorizzazione il noto marchio, simbolo del Natale.
E tutti i prodotti riproducevano marchi coperti da “copyright”.
Non solo, erano privi dei dati identificativi che riconducessero ad una produzione originale, nonché dell’etichetta con l’indicazione dell’azienda produttrice autorizzata dalla Casa madre e detentrice dei diritti di tutela dei marchi riprodotti.
Tre persone sono stare denunciate per contraffazione marchi e ricettazione, Si tratta di un 27enne di Scafati (Salerno), un 37enne di San Giuseppe Vesuviano (Napoli) e un 42enne di Ottaviano (Napoli).
Tutti e tre avevano un’attività commerciale nei settori del confezionamento biancheria, commercio di tessuti e di prodotti su Internet.
In un’altra operazione sempre i Finanzieri partenopei hanno sequestrato a Nola (Napoli) una stamperia abusiva, sconosciuta al Fisco, destinata alla produzione e al confezionamento di capi di abbigliamento contraffatti e di materiale pubblicitario.
Le Fiamme Gialle della Compagnia di Ottaviano hanno individuato un locale di circa 150 metri quadrati, situato al piano terra di un palazzo, all’interno del quale era stata allestita una vera e propria “fabbrica del falso”.
Sono stati così sequestrati l’opificio, i materiali, le attrezzature ad alto tasso tecnologico e 60 cliché grafici riportanti note griffes contraffatte, quali Louis Vuitton, Versace, Fendi Roma, Givenchy Paris, Nike, Icon, Dsquared2, Dsquared2 Milano, DSQ2, Coconuda, Kappa e magliette in corso di lavorazione.
Le Fiamme Gialle hanno scoperto anche 225 litri di gel igienizzante per mani non a norma, privo delle autorizzazioni ministeriali, e 110 chili di rifiuti costituiti da scarti di lavorazione.
Il titolare, un 31enne di Nola, è stato denunciato per contraffazione, violazioni in materia ambientale, di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
LA CONTRAFFAZIONE AI TEMPI DELLA PANDEMIA
Come detto, oggi si tarocca tutto. Anche in questo periodo di pandemia per il COVID-19.
Infatti, a Casoria (Napoli) i Finanzieri hanno sottoposto a sequestro, nel corso di un accesso ispettivo in un ingrosso di articoli da cartoleria, 12.550 mascherine e 60 tra termometri e saturimetri non a norma, pronti per essere messi in vendita.
In particolare, le Fiamme Gialle del 2° Nucleo Operativo Metropolitano hanno riscontrato che i dispositivi erano privi del numero dell’Ente garante della conformità, del nome del produttore/importatore, dell’indicazione del responsabile europeo, del numero di lotto, della scadenza, nonché delle istruzioni ed indicazioni obbligatorie in lingua italiana.
E’ stato perciò segnalato alla Camera di Commercio il titolare, un 45enne di Napoli, per violazioni al cosiddetto “Codice del Consumo”.
La Procura della Repubblica di Napoli, dopo attività investigative coordinate dalla Sezione di criminalità economica e condotte dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale partenopeo per il contrasto alle condotte speculative illecite legate alla situazione emergenziale, ha disposto il sequestro di oltre un milione di mascherine chirurgiche, semi-maschere facciali e visiere facciali, destinate ad essere immesse sul mercato prive dei requisiti previsti dalle disposizioni vigenti.
Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, hanno interessato diversi imprenditori, taluni anche stranieri ma tutti operanti nel Napoletano.
Si tratta di titolari di aziende per il commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti di largo consumo che hanno intensificato, in concomitanza con l’aggravarsi dell’emergenza epidemiologica, le importazioni dirette dalla Cina di ingenti quantitativi di mascherine chirurgiche e di dispositivi di protezione non conformi alle normative di settore.
In particolare, l’attenzione degli investigatori si è inizialmente focalizzata su alcune spedizioni internazionali di merci sospette, operate da soggetti già noti per le loro attività di contraffazione.
In tal modo è stato possibile risalire all’intera filiera commerciale he ha portato al sequestro dell’ingente numero di mascherine e di altri dispositivi di protezione, risultati non a norma.
Questi dispositivi di protezione, prodotti in Cina, sono giunti in Italia attraverso vettori aerei, sfruttando transiti in Paesi con accordi di libero scambio con l’Unione Europea che consentono la libera circolazione delle merci in assenza di controlli doganali.
I prodotti, oltre a riportare la marcatura “CE” ingannevole, erano anche accompagnati da diverse tipologie di certificazioni, tra cui talune totalmente contraffatte, apparentemente rilasciate da un Ente di certificazione riconosciuto in ambito comunitario che, a seguito degli immediati accertamenti investigativi svolti dalla polizia giudiziaria, ne ha disconosciuto la genuinità.
Infatti, le Fiamme Gialle hanno scoperto dei certificati rche contenevano riferimenti tecnici e normativi solo apparentemente corretti e il logo “CE” riprodotto in maniera ingannevole.
In questo modo attestavano fraudolentemente la conformità dei prodotti ai requisiti essenziali di sicurezza previsti dalle norme comunitarie e nazionali.
Le società produttrici cinesi, inoltre, non sono risultate tra quelle autorizzate dal Governo ad esportare prodotti utili al contrasto della diffusione del COVID-19.
Le mascherine e le visiere sequestrate, sottoposte ad analisi da tecnici e medici dell’ASL Napoli 1 – Centro, sono state declassificate a “prodotti per la collettività”, ai sensi dell’articolo 16 del Decreto Legge “Cura Italia” (numero 18 del 2020) e, pertanto, in virtù di una deroga normativa sancita dallo stesso decreto, sono risultate utilizzabili dalla collettività stessa per la riduzione del pericolo da contagio.
A conclusione delle indagini, la Procura della Repubblica ha ritenuto di disporne la devoluzione gratuita alle Istituzioni ed Enti no profit operanti in Campania per la distribuzione a persone bisognose oltre che alle diverse Forze di Polizie e così dotare gli Enti pubblici e solidali di presidi necessari al contrasto della diffusione del virus.
I DATI DELLE OPERAZIONI DEL COMANDO PROVINCOALER DELLA GUARDIA DI FINANZA DI NAPOLI
Nel 2019 sono stati 981 gli interventi compiuti dalla Guardia di Finanza di Napoli e 764 le persone denunciate all’Autorità Giudiziaria per la contraffazione di marchi, per la pirateria e per gli attacchi alla sicurezza dei prodotti e la tutela del “Made in Italy”.
Gli arresti in flagranza di reato compiuti dai militari delle Fiamme Gialle sono stati 7.
Quarantuno, invece, sono state le segnalazioni all’Autorità Amministrativa per abusivismo commerciale e 212 le segnalazioni aministrative.
Sono stati operati 46.949.891 sequestri che hanno interessato principalmente i beni di consumo (28.767.367), seguiti dai giocattoli (6.941.987) e dai prodotti relativi ala moda (5.580.033) ed a quelli di elettronica (5.560.504).
LA SITUAZIONE SUL TERRITORIO
Il Capitano Giorgio Punzi è il comandante della Compagnia di Ottaviano (Napoli) della Guardia di Finanza.
Ci introduce nel settore della contraffazione dei prodotti tessili.
La competenza territoriale della GdF di Ottaviano comprende i comuni di Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, San Giovanni Vesuviano, Terzigno, Palma Campania e Carbonara di Nola, con una popolazione che si aggira sui 100 mila abitanti.
Il territorio che ha una lunga tradizione produttiva legata al settore tessile ha visto il territorio di San Giovanni Vesuviano negli anni 80-’90 avere un PIL pro capite altissimo.
Anche oggi questo mercato è ancora fiorente.
“A fianco di aziende che operano nella legalità – spiega il Capitano Punzi – abbiamo però tante altre nelle quali si registrano una o più irregolarità”.
Nei comuni sopra citati si registra una forte presenza di cittadini extracomunitari. In particolare, a San Giuseppe Vesuviano (forte presenza di cinesi e bengalesi), Terzigno (forte presenza di cinesi) e Palma Campania (per lo più bengalesi).
LA CONTRAFFAZIONE
I cinesi vivono, si può dire, quasi nascosti nelle loro case (magari su due piani) e producono manufatti di scarsa qualità che poi ritroviamo sulle bancarelle dei nostri mercati rionali.
A Palma Campania, invece, la produzione di tessuti sembra di una qualità più buona, accompagnata da fasi di stiratura, imballaggi migliori rispetto a quelli che possiamo trovare negli opifici gestiti da cinesi.
In zona si hanno molte fabbriche in regole ed altre no. Spiega il Capitano Punzi: “L’opificio irregolare gestito dai cinesi o da bengalesi può avere una o più irregolarità. Possono essere anche riprodotti marchi noti o meno noti. Il Codice Penale stabilisce che si incorre nel reato della contraffazione dei marchi se essi sono chiaramente registrati (al Ministero dello Sviluppo economico Ndr). Sia che si tratti di marchi di aziende più famose che di altre”.
Legato alla produzione illegale di prodotti di abbigliamento c’è anche la questione dello smaltimento dei rifiuti. Ogni azienda deve aver un contratto di smaltimento e registrare, su un apposito registro, ogni operazione.
Ma chi ha un’azienda clandestina va a sversare per strada o addirittura nel Parco del Vesuvio.
I Finanzieri controllano ogni cosa relativa al mercato del tessile anche per quanto riguarda la sicurezza della salute dei cittadini.
Non certo un problema di poco conto, nelle fabbriche clandestine, è la presenza di operai. I quali possono essere irregolari o clandestini essi stessi.
Non dimenticando, inoltre, anche le violazioni delle norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e di norme tributarie.
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