Di Marco Lainati
Torino. Dopo i sequestri avvenuti lo scorso anno di due opifici in cui si producevano autoricambi contraffatti, i finanzieri del Comando Provinciale di Torino – Gruppo Pronto Impiego, mettono a segno un altro importante risultato scoprendo ad Avigliana (TO) un’ulteriore maxi-frode commerciale nel medesimo settore produttivo.
L’operazione delle fiamme gialle, coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, ha infatti permesso di rinvenire oltre 85.000 articoli tra parti di ricambio, accessori finiti o ancora in fase di lavorazione nonché marchi delle più note case del settore – tutti con false indicazioni di provenienza – che venivano prodotti all’interno di due capannoni industriali.
La caratteristica di questo ulteriore sequestro è da ricollegarsi alla particolarità dei prodotti rinvenuti, atteso che non si tratta di comuni parti di ricambio per auto, bensì di marmitte da competizione su pista e da rally, ma anche tubi terminali d’acciaio e tamponi turbina; in altre parole merce contraffatta di un certo “pregio” proprio perché destinata al mondo del “racing” come anche del “tuning” più ricercato.

GDF – Stemma Comando Interregionale Nord Occidentale
Per rendere un’idea di quale fosse la capacità dell’impianto in cui i militari della GDF sono acceduti, basti considerare che al suo interno sono stati rinvenuti 1.500 metri di tubi pronti per essere tagliati, sagomati e fresati prima di essere trasformati in marmitte per le auto da corsa, oltre a 15.000 parti di ricambio in acciaio ed accessori vari per autoveicoli, 70.000 marchi illecitamente riprodotti e pronti per essere applicati sui ricambi-fake oltre che sui loro imballaggi.
Nello stesso capannone, peraltro dotato di ben 60 macchinari industriali per lavorazioni meccaniche, i “baschi verdi” hanno altresì rilevato gravi violazioni in materia di sicurezza sul lavoro quali l’assenza delle uscite di emergenza, delle certificazioni di conformità dell’impianto, degli estintori della cartellonistica anti-infortuni e d’emergenza ed anche dei dispositivi di protezione individuali per gli operai.
Al termine delle operazioni i due responsabili degli impianti (anche questi finiti sotto sequestro), sono stati denunciati per fabbricazione e vendita di prodotti recanti false indicazioni d’origine e frode in commercio, a cui si aggiunge anche un deferimento per le descritte violazioni in materia di sicurezza sul lavoro.
Il valore complessivo dei prodotti e dei beni immobili sequestrati sfiora i 2 milioni e 500mila euro.
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