Di Michele Toschi
Ancona. A giudicare dal valore degli immobili sequestrati doveva proprio essere un’attività imprenditoriale davvero remunerativa, specie se a portarla avanti nella parte più dura del lavoro, quella in mezzo ai campi, erano cittadini extracomunitari, tra i quali anche alcuni rifugiati politici, pagati pochi soldi per turni di lavoro massacranti.
Sono così finiti a disposizione dell’Autorità Giudiziaria inquirente i beni illecitamente acquisiti da un cittadino 45enne, di nazionalità pakistana, le cui illecite attività nel settore del “caporalato” erano già finite tempo addietro nel mirino dei Carabinieri di Macerata.
Essendo questa forma di sfruttamento illecito del lavoro, e della dignità delle persone, tra le fattispecie di reato per le quali è previsto il sequestro preventivo di beni e ricchezze varie non giustificati dalla capacità reddituale dichiarata dai soggetti indagati, la Procura della Repubblica di Macerata ha, proprio allo scopo, incaricato ai finanzieri del Nucleo Polizia Economico Finanziaria di Ancona affinché svolgessero specifiche indagini di natura finanziaria e patrimoniale volte a quantificare l’effettivo arricchimento illecito conseguito dal cittadino pakistano, nonché i modus operandi dallo stesso adottati per “retribuire” la forza-lavoro necessaria ai suoi scopi.
Da queste stesse attività investigative è così emerso che l’uomo aveva utilizzato nelle campagne di alcuni comuni del Maceratese numerosi braccianti, tutti di etnia straniera, i quali venivano sottoposti a turni di lavoro da 12 ore giornaliere.
La paga di questi lavoratori, ovviamente, era oltremodo misera in rapporto al lavoro svolto e senza neppur avere la possibilità di poter usufruire del giorno di riposo settimanale.
La situazione “fotografata” dalle indagini delle fiamme gialle, unita a numerose irregolarità nella tenuta dei registri e nella sistematica violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro, ha così indotto la Procura di Macerata a richiedere il controllo giudiziario dell’azienda – la cui proprietà è di fatto riconducibile all’indagato – per affidarla al controllo di un amministratore giudiziario che potrà così garantire i livelli occupazionali del personale attualmente impiegato all’interno della stessa.
I beni oggi sottoposti a sequestro preventivo – il cui valore complessivamente ammonta a 700.000 euro – nel dettaglio sono: un casale con annesso magazzino, tre appartamenti e due terreni agricoli, tutti ubicati nella provincia di Macerata.
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