Guerra economica e destabilizzazione informativa, un saggio di Giuseppe Gagliano. Il Softpower è diventato la vera arma

Di Rebecca Mieli

Roma. Il saggio di Giuseppe Gagliano rappresenta un continuum delle opere da lui dedicate all’analisi dell’intelligence e dell’informazione nel contesto di guerra economica. L’autore è fondatore e presidente del Centro Studi Strategici “Carlo De Cristoforis” ed un filosofo della politica e studioso di intelligence economica e geopolitica conosciuto a livello nazionale ed internazionale per le sue pubblicazioni.

 

La copertina del saggio di Giuseppe Gagliano

L’esperto, attraverso alcuni dei più emblematici esempi di guerra economica – non solo portate avanti da Stati, ma anche da privati e, soprattutto, da ONG,  riporta alla luce la strategia del “vincere senza combattere”, il classico pilastro della filosofia cinese espresso da l’Arte della guerra di Sun Tsu.

La guerra economica ed informativa è, infatti, combattuta in tempo di pace e mira a colpire l’immagine e le finanze dell’avversario attraverso battaglie mediatiche e legali.

La guerra economica è divenuta progressivamente un’arte per via delle modalità in cui le parti interessate sono riuscite a cancellare, camuffare o rimuovere le tracce dell’uso della forza bruta per sottomettere un popolo, conquistarne il territorio e impossessarsi delle ricchezze. Questo significa che, sebbene non ci si trovi in un contesto di guerra convenzionale, una sorta di guerriglia in sottofondo utilizza gli strumenti tipici della guerra per procura per indebolire l’avversario, causando gravi danni, anche alla popolazione.

La società dell’informazione ha, infatti, cambiato il quadro operativo della guerra economica. Il Softpower è diventato la vera arma, poiché il vecchio Hardpower – seppur mostrato – va ad indebolire l’immagine di chi lo possiede, perché considerato maligno, violento o guerrafondaio.

Il vero potere è infatti nelle mani di chi, attraverso economia e influenza politica, convince la popolazione mondiale dell’esistenza di figure buone e cattive, e su tale scia consolida la dipendenza dei propri alleati dal proprio potere. Numerosi alleati statunitensi, cinesi, o russi, vengono assorbiti dalla dipendenza logistica, economica o umanitaria di queste grandi potenze.

Il sostegno alle cause umanitarie è un sistema abile di penetrazione delle sovrastrutture politiche e culturali di un Paese. Antonio Gramsci ce ne parla con il suo concetto egemonia culturale: lo “Stato educatore”.

Il motivo per cui gli Stati Uniti sono stati vincitori nell’utilizzo della lotta umanitaria per scopi strategici, è che hanno avuto il potere economico per farlo, mentre l’Unione Sovietica non ha mai visto un boom economico che gli permettesse di finanziare un programma umanitario serio. In tale ottica, “l’umanitario” diventare un buon sistema per dissimulare i veri obiettivi e permettere alle grandi potenze di assumere posizioni di controllo dei processi decisionali degli alleati.

Nella società dell’informazione e lo si comprenderà appieno focalizzandosi sulla ricerca fatta da Gagliano riguardo Greenpeace, le concezioni di debole e forte sono ribaltate.

Sono i deboli ad avere il più potente potere di influenzare opinione pubblica e media, anche e soprattutto grazie al ruolo di internet.Inoltre, in quanto principale canale di diffusione di attacchi informativi ed economici di ogni tipo, Internet ha eroso totalmente il potere dello Stato, mentre un cittadino con sufficienti capacità ha un potere di destabilizzazione estremamente efficace. ONG e partiti motivati da slancio popolare hanno quindi intrapreso non una guerra, bensì una guerriglia informatica, uscendo vincitori dalla maggior parte degli scontri.

La guerriglia delle informazioni ha rivoluzionato il quadro della guerra economica, spostando il fulcro della stessa dal potere finanziario e industriale fino all’utilizzo offensivo dell’informazione, utilizzato con più efficacia delle fasce deboli grazie soprattutto all’impatto mediatico elle problematiche sociali, ambientali e sanitarie. Movimenti welfaristi, ambientalisti, animalisti, femministi, o anche i movimenti di boicottaggio, come il Bds che pianifica di colpire l’economia israeliana, non operano come l’intelligence nazionale.

Anzi, queste forze sfruttano l’amplificazione mediatica dello stato di debolezza – anziché operare in segreto – nascondendo spesso un enorme potere dietro il sostegno ad una nobile causa.

Una volta assimilato il concetto dell’inseparabilità tra l’economia e il mondo delle informazioni, Gagliano invita gli attori della società civile (non solo nazioni, ma anche aziende, industrie, ong e istituzioni di ogni tipo) a gestire i rapporti di forza considerando l’esistenza di una nuova priorità, che non sta nell’integrità del territorio, nel benessere dei cittadini o nell’acquisizione di segreti industrial, ovvero nel sapiente utilizzo dell’informazione attraverso la rete Internet.

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