Guerra russo-ucraina: tra Washington, Kiev e Mosca è molto difficile l’equilibrio per la pace

Di Giuseppe Gagliano*

WASHINGTON D.C. Il vertice straordinario alla Casa Bianca dI ieri ha riportato al centro della scena il triangolo Stati Uniti-Europa-Ucraina.

Un momento del vertice di ieri a Washington D.C.

 

Donald Trump ha promesso a Volodymyr Zelensky che Washington aiuterà a garantire la sicurezza di Kiev in qualsiasi futuro accordo di pace con la Russia.

Zelensky e Trump in conferenza stampa

 

Un impegno importante, ma ancora vago nei contenuti e nelle modalità.

La disponibilità americana non può prescindere dal coinvolgimento degli alleati europei, i primi a subire le conseguenze di un conflitto che si combatte a poche centinaia di chilometri dalle loro frontiere.

La partita militare: cessate il fuoco o guerra congelata?

Mosca, attraverso il Ministero degli Esteri, ha escluso il dispiegamento di truppe NATO come forza di garanzia.

Il ministro degli Esteri russo Lavrov

La Russia, pur parlando di “operazione speciale”, rivendica che l’espansione dell’Alleanza atlantica costituisca una minaccia esistenziale.

Kiev e l’Occidente replicano che si tratta di aggressione imperialista.

Nel mezzo resta l’impasse militare: le forze russe avanzano lentamente in Donbass, mentre Trump si allinea alla posizione di Putin, secondo cui un accordo può essere discusso anche senza cessate il fuoco.

Qui si gioca una partita di forza: per Mosca, congelare la guerra senza perdere i territori già conquistati; per Kiev, non accettare una pace che sancisca la divisione permanente del Paese.

Le garanzie e l’ombrello NATO

Zelensky ha parlato di “grande passo avanti”, accennando a garanzie che dovrebbero essere formalizzate entro pochi giorni.

Kiev ha persino offerto di acquistare armamenti americani per 90 miliardi di dollari, segno che la sicurezza è vista non solo come questione diplomatica ma anche come relazione economico-militare.

Tuttavia, la vera posta in gioco è la NATO.

Per l’Ucraina, l’adesione resta obiettivo costituzionale.

Per Trump, una garanzia “simile all’Articolo 5” potrebbe essere l’alternativa: protezione militare senza ingresso formale nell’Alleanza.

Una formula che soddisferebbe parzialmente Kiev e rassicurerebbe gli alleati, senza provocare Mosca con un allargamento immediato.

L’Europa tra timori e ambizioni

Emmanuel Macron e Friedrich Merz hanno insistito sul cessate il fuoco come condizione preliminare.

Il Presidente francese Emmanuel Macron

 

La Francia e la Germania sanno che un conflitto perenne in Ucraina destabilizzerebbe il continente, bloccando energie, investimenti e piani industriali.

Per Parigi e Berlino, dunque, il cessate il fuoco non è solo questione morale, ma un’esigenza economica e strategica.

Macron ha ricordato che le garanzie di sicurezza non riguardano solo Kiev, ma l’intero continente europeo.

Non a caso, i leader europei sono volati a Washington per sedersi al tavolo da protagonisti, consapevoli che il dopoguerra ucraino segnerà anche il futuro equilibrio di potere in Europa.

Il calcolo geopolitico di Trump

Il Presidente americano, Donald Trump tornato protagonista dopo il vertice in Alaska con Putin, punta a imporsi come unico mediatore credibile.

Putin e Trump in Alaska

L’idea di un incontro trilaterale Putin-Zelensky-Trump mostra il tentativo di riportare Mosca dentro il gioco diplomatico, riducendo al minimo il ruolo degli europei.

Un calcolo rischioso: Trump sa che per convincere Putin serve la disponibilità ucraina a compromessi su Donetsk, Crimea e NATO.

Sa anche, però, che concedere troppo a Mosca rischierebbe di alienargli il sostegno europeo e di minare la stessa leadership americana.

Il fronte economico e le spese della guerra

L’Ucraina ha già dichiarato la necessità di investimenti miliardari in armamenti e infrastrutture.

Gli Stati Uniti vedono in questo anche un’opportunità per la loro industria della difesa.

Ma per Kiev ogni concessione territoriale rappresenta un costo politico incalcolabile.

L’Europa, da parte sua, non vuole trovarsi in una guerra infinita che drena risorse da destinare alla transizione energetica e alla competitività industriale.

Il dilemma è chiaro: come garantire a Kiev sicurezza senza trascinare il Continente in una guerra permanente e senza trasformare l’Ucraina in una ferita aperta lungo il confine orientale dell’UE.

Conclusione: una pace condizionata

Il vertice di Washington segna un passo avanti solo apparente. Trump offre garanzie, ma non definisce contorni.

Zelensky accoglie con favore, ma non accetta compromessi territoriali. L’Europa preme per un cessate il fuoco, ma teme di essere scavalcata.

Putin osserva, pronto a sfruttare le divisioni tra alleati.

La guerra in Ucraina non si giocherà solo sul campo, ma sul fragile equilibrio tra diplomazia, garanzie di sicurezza e strategie economiche.

Una partita che deciderà non solo il destino di Kiev, ma anche il futuro ordine europeo.

*Presidente Centro Studi Cestudec

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