Kurdistan iracheno: Diario di Report Difesa. La presenza italiana elemento di diplomazia e sicurezza

Di Marco Petrelli

ERBIL (KURDISTAN IRACHENO) – nostro servizio particolare.  Nord Ovest dell’Iraq, provincia autonoma del Kurdistan.

La presenza militare italiana in questo angolo di Medio Oriente ha compiuto 10 anni nel 2024.

Proprio nel 2014,  infatti, con la penetrazione e l’ascesa nell’area dell’ISIS veniva dispiegata la Missione “Prima Parthica” nell’ambito della Coalizione internazionale per la lotta al Daesh, al fine di affiancare le forze di sicurezza in raccordo con il M.O.P.A. (Minister of Peshmerga Affairs) del governo regionale del Kurdistan iracheno.

Una fase di addestramento nell’Operazione “Prima Parthica”

Poi, nel 2016 il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) ha rafforzato la rete diplomatica, con l’istituzione del Consolato d’Italia a Erbil, recentemente elevato al rango di Consolato Generale, seconda più importante rappresentanza del nostro Paese sotto l’egida dell’Ambasciata d’Italia a Baghdad.

Una scelta ragionevole considerando che l’Italia, lungo i 440 mila chilometri quadrati di territorio iracheno, sia presente anche con imprese legate all’agroalimentare, al settore della lavorazione petrolchimica, oltre a condividere diffusi sentimenti di amicizia ed attrattività con la popolazione locale.

“L’Iraq ha degli indubbi punti di forza e ha da sempre rappresentato un mercato molto interessante per le industrie italiane, per le seguenti caratteristiche: le sue dinamiche demografiche, con una alta percentuale di popolazione compresa nella fascia d’età lavorativa 15 – 64 anni; il forte settore agricolo e un’industria agro-alimentare – non abbastanza sviluppata – che necessita infatti di macchinari; il settore petrolchimico, il quale necessita di macchinari, componenti, prodotti semilavorati, prodotti chimici, che l’industria autoctona non è in grado di produrre in maniera efficiente e devono quindi essere importati; il settore delle costruzioni; per il fatto che ‘occupa una posizione strategica a livello mondiale. Infine, avendo a disposizione considerevoli riserve petrolifere e di gas, l’Iraq è destinato a giocare un ruolo importante nello scacchiere geopolitico” si legge nella scheda d’analisi proposta da Info Mercati Esteri Osservatorio Economico, una divisione del MAECI che segue lo sviluppo degli investimenti italiani nel mondo.

Le montagne del Kurdistan iracheno

Come noto, il modus operandi italiano è una importante chiave d’accesso, anche in contesti culturalmente e storicamente molto diversi dalla madre Patria quali l’Iraq, dove gli italiani sono stati capaci di condividere esperienza e know how, permettendo così alla nazione mediorientale di costruire il suo percorso di crescita economica e di consolidare la stabilità sociale e politica.

In Kurdistan, in particolare, il lavoro si è articolato lungo due direttrici: sicurezza e diplomazia culturale ed economica.

Da un lato c’è infatti la Missione” Prima Parthica” (dell’Italian National Contingent Command – Land) al comando del Colonnello Ciro Forte e sotto “cappello” Inherent Resolve, impegnata nell’addestramento dei peshmerga e coinvolta nell’ambizioso programma di riforma degli stessi peshmerga insieme a Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi e Francia.

Dopo la Seconda guerra del Golfo, i militari italiani sono stati a lungo schierati in Iraq: dal 2003 al 2006 con “Antica Babilonia”, dal 2004 al 2011 con NATO Training Mission Iraq.

Poi, nel 2014, Roma entrò a far parte della coalizione di 58 Paesi aderenti all’Inherent Resolve al fine di contrastare la minaccia del Daesh in Iraq.

Milizie jihadiste

Oltre 20 anni, dunque, nel corso dei quali il lavoro dei nostri militari è stato apprezzato sia dalle autorità irachene sia dai combattenti come narrato in questo lungo reportage dal Kurdistan.

Valori e fiducia: non semplici parole per i peshmerga, che nutrono profonde stima ed amicizia per i nostri soldati.

Dall’altro lato c’è la diversificata (è forse il termine più adatto) direttrice del Consolato Generale, attualmente guidato dal funzionario diplomatico a Erbil, Michele Camerota il quale, durante il suo mandato, ha dato impulso ad un’attività di promozione culturale e di supporto alla penetrazione commerciale italiana nell’area.

Dopo la follia “iconoclasta” dell’ISIS, abbattutasi contro le testimonianze di epoca sumera e babilonese, l’impegno del MAECI per la tutela del patrimonio storico-culturale iracheno ha permesso all’Italia di fregiarsi di un importante primato nel settore dell’archeologia, sostenendo i progetti di numerosi atenei nostrani.

Ad oggi, infatti, delle 22 missioni archeologiche sostenute dalla Farnesina in Iraq, 10 si trovano nel solo Kurdistan iracheno, fra cui gli scavi condotti dal professore Daniele Morandi Bonacossi dell’Università di Udine che hanno riportato alla luce rilievi rupestri assiri di immenso valore.

 

mappa delle missioni archeologiche italiane nel Kurdistan iracheno;

 

Il Ministero ha altresì promosso l’inaugurazione del primo Parco archeologico dell’Iraq a Faida e Khinis in cui ammirare i sistemi di irrigazione congegnati ai tempi del Re Sennacherib, nel VII secolo a.C.

Traguardo di ricerca valso al docente ed al suo staff il Premio “Khaled Al-Asaad 2020” in qualità di maggiore scoperta archeologica mondiale.

Copertina libro Le Missioni Archeologiche Italiane nel Kurdistan Iracheno

A Faida e Khinis ha fatto seguito il Parco archeologico di Ninive (Mosul) ad opera dell’Università di Bologna, sotto la direzione del professor Marchetti. Ambedue i progetti hanno inoltre ricevuto finanziamenti erogati dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

L’attività del Consolato (come si evince anche dai canali social e dal sito web istituzionale) ha altresì promosso l’avvio di corsi di lingua italiana ed ulteriori iniziative per promuovere il Sistema Italia.

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