Libano: il ruolo delle ONG e delle organizzazioni non profit a Beirut. Una nuova meravigliosa sinergia per il Paese

Di Christine Aura*

Beirut. Sono trascorse due settimane dalla doppia esplosione che ha colpito il cuore di Beirut.

Due terribili esplosioni che hanno distrutto, in pochi secondi, il porto più importante del Paese e devastato la maggior parte dei suoi quartieri sovraffollati.

Volontari a sostegno della popolazione di Beirut

Solitamente, l’estate della capitale libanese è afosa e le scuole sono chiuse ma Beirut è una città frenetica e piena di vita dove i giovani prendono d’assalto i suoi centri commerciali e i suoi vicoli vecchi e stretti per rifugiarsi dal caldo e dove chi non si può permettere il lusso di avere una seconda casa, passa i pomeriggi caldi chiuso nella sua abitazione.

Il 4 agosto scorso doveva essere un altro giorno caldo da trascorrere tra lavoro, casa e amici quando all’improvviso è avvenuta la prima esplosione.

Centinaia di cittadini e passanti hanno ripreso l’incendio, provocato dall’esplosione, dalle terrazze, macchine e uffici pensando che a breve sarebbe stato spento dai Vigili del Fuoco.

Poi, è scoppiata la seconda. Quella più devastante che ha avvolto la capitale con un fumo denso bianco arancione, serpeggiando tra le case, uffici, ospedali, centri commerciali e luoghi comuni, trasformandoli in trappole mortali, uccidendo e ferendo anche a chilometri di distanza.

Volontari con i sanitari della Croce Rossa libanese

Dalle testimonianze raccolte, molti dicono che i palazzi sembravano staccarsi da terra per ricadere qualche secondo dopo sull’asfalto rovesciando tutto sulla testa delle vittime.

I vetri dei palazzi, grattacieli e case si sono trasformati in schegge e i cellulari caduti dalle mani dei feriti e morti hanno continuato a riprendere la scena apocalittica successiva alla doppia esplosione.

Il silenzio duratosi pochi secondi è stato interrotto da migliaia di urla, pianti, sirene e ambulanze che sbucavano da tutti le parti senza poter raggiungere i feriti e i morti perché tutte le strade erano coperte da macerie e corpi di vittime.

E mentre i media del mondo intero hanno pubblicato video e immagini terrificanti delle esplosioni sui loro canali, ipotizzando un attentato, sabotaggio, negligenza e corruzione di tutta la classe politica libanese, i libanesi fuori della capitale sono accorsi in decine, centinaia, migliaia.

Inizialmente, erano genitori accorsi alla ricerca dei figli o dei loro cari.

Si ripuliscono le strade della città

Il caos dentro gli ospedali regnava: i tre più grandi della città erano stati gravemente danneggiati.

Solo l’Hôpital Dieu de France, il meno danneggiato della capitale vista la lontananza rispetto al porto, è riuscito a stabilire un piano di emergenza per i feriti evacuando il pronto soccorso e trasformando il parcheggio in un ospedale da campo sin da subito.

Presto però, anche esso, non poteva più accogliere le vittime e il personale scarseggiava.

Nell’assenza totale di un piano di evacuazione da parte del governo e nel mancato schieramento dell’Esercito o le Forze dell’Ordine per evacuare le aree più colpite, sono entrate subito sul campo e in forza, le organizzazioni non governative e non profit più grandi e più vecchie del Libano: la Croix Rouge libanaise, l’Arc en ciel (Arcobaleno) e l’Offre Joie” (Gioia di donare).

All’improvviso però, qualcosa accade: da ogni parte del Libano, a piedi o in macchina, arrivano i giovani volontari, in piccoli e grandi gruppi: libanesi giovanissimi, volontari indipendenti oppure appartenenti a piccole associazioni di beneficienza e Scout si mettono subito all’opera: con le scope in mano, casse d’acqua, panini preparati dai ristorantini delle zone limitrofe, la capitale che sembrava agonizzante sui media internazionali, riprende a respirare speranza e solidarietà.

A distanza di due settimane, le Forze dell’Ordine e l’Esercito libanese stanno ancora rifinendo la loro strategia di intervento per dare una mano ai cittadini più colpiti: la loro presenza sulle piazze principali della capitale è indirizzata a gestire la rabbia dei manifestanti, una rabbia già presente da ottobre scorso e che solo il Covid-19 era riuscito a soffocare.

Le manifestazioni avevano ripreso alcune settimane fa: contro il carovita, il governo, la Camera dei deputati, il Presidente stesso.

All’ora attuale, nessun compromesso tra la popolazione e chi lo rappresenta sembra essere raggiungibile.

Si offre da bere ai volontari impegnati nella pulizia della capitale libanese

E in attesa che qualcosa cambi nei vertici più alti, circa 150 organizzazioni non governative nazionali e internazionali hanno sostituito figurativamente il governo libanese e i suoi apparati.

Tra le più grandi che contano circa 800 volontari ciascuna e già citate, ci sono delle organizzazioni religiose cristiane e non come la Société de Saint Vincent de Paul-Liban che garantisce cibo, materia prima per la costruzione, assistenza sociale e medicale, Care France, Médecins du Monde, Plan International, Action contre la Faim che fornisce kit di prima necessità, Caritas Liban, oltre alle associazioni laiche, musulmane e armene.

Una delle più grandi iniziative intraprese finora è l’appello del quotidiano libanese in lingua francese L’Orient-Le Jour: con il partenariato della piattaforma Impact Lebanon e sotto lo slogan Ensemble, reconstruisons Beyrouth (Insieme, ricostruiamo Beirut) la diaspora libanese si è mossa in meno di 24 ore per fornire assistenza economica, personale e materiale di prima necessità, sia per le strutture sanitarie ed ospedaliere, che per la ricostruzione della capitale.

Impact Lebanon svolge il ruolo di incubatore tra la diaspora e le entità locali che possono usufruire di aiuti ed assistenza esclusivamente se registrate sul territorio libanese, se apolitica e se non ha nessuna rivendicazione confessionale.

Ogni associazione registrata su Impact Lebanon ha il proprio link, IBAN e numero di telefono che si può contattare sia per chiedere aiuto che per lavorare come volontario. Di seguito, il quotidiano L’Orient-Le Jour provvederà ad aggiornare l’ammontare degli aiuti economici forniti alle piccole e grandi associazioni e organizzazioni.

Inoltre, vanno citate anche le iniziative dei musicisti libanesi che stanno promuovendo dei CDs per la campagna di ricostruzione di Beirut e i piccoli ateliers di giovanissimi libanesi che raccolgono vetri, plastica e legno delle macerie al fine di riciclarli e sono forse quelli che hanno più necessità di ottenere assistenza economica.

Numerosi i volontari impegnati nel recupero di Beirut

Impact Lebanon e la popolazione, oltre ad affrontare una tragedia inconcepibile senza un governo, Esercito o Forze dell’Ordine, si ritrova circondata da organizzazioni nazionali e internazionali sulle quali può fidarsi pienamente, ma fino a quando?

Beirut è stata distrutta parecchie volte nella sua storia e si rialzerà anche questa volta, ma il prezzo stavolta è stato molto caro e la popolazione, oltre ad affrontare una tragedia inconcepibile senza un governo, esercito o forze dell’ordine, si ritrova circondata da organizzazioni nazionali e internazionali sulle quali può fidarsi pienamente, ma fino a quando?

*Libanese, docente universitaria presso le Università di Urbino e di Bologna. 

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