Agadez (Niger). Una città, una storia antica, una cronaca dei nostri giorni. La storia antica ha tramandato i ricordi legati alle popolazioni dei Tuareg e di importanti reperti archeologici che hanno attestato come, all’inizio del II millennio a.C., qui ci sia stata una civiltà legata al rame. Non solo, l’UNESCO ha riconosciuto il centro storico della città nigerina patrimonio dell’umanità (http://whc.unesco.org/en/list/1268).
Ma dietro a queste immagini da guida di viaggi, Agadez rappresenta il crocevia di traffici di esseri umani. Fino ad una decina di anni fa, qui il turismo era un’importante fonte di reddito per le popolazioni locali. Le quali guadagnavano bene. Ma poi arrivò il declino. La ribellione dei Tuareg, l’aumento dell’insicurezza, l’arrivo di milizie jihadiste hanno portato la città a morire. Le uniche a sopravvivere sono state le guide, le quali si sono riciclate. Non accompagnano più i turisti su piste del deserto ma trasportano esseri umani verso la Libia.

Migranti in Niger
Agadez che dista circa 700 chilometri dalla base militare francese di Madama, da secoli è un crocevia di carovane che portano mercanzie dall’una e dall’altra parte del deserto del Sahara. Da qui è passato di tutto: dall’oro, al grano, dagli schiavi all’uranio, droga ed armi.

I confini del Niger
Dopo la chiusura della rotta dei migranti che partendo dal Senegal passava per la Mauritania, il Marocco e le Canarie per arrivare poi in Europa e dopo la morte di Gheddafi (2011) la città nigerina è diventata un luogo di raccolta e di smistamento di esseri uamni diretti nel Vecchio Continente. Ogni mese da qui passano 5.500 persone. Secondo l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati, nel 2016, le vie carovaniere tra Niger e Libia sono state attraversate da 330 mila migranti che hanno pagato fino a quattromila euro per essere trasportati lungo la rotta.

Il viaggio dei migranti
Agadez città del traffico, dunque. Qui tutti commerciano in vite umane. Da chi guida un autobus, a chi ospita in qualche casa uomini, donne e bambini pronti a partire, ai commercianti che vendono prodotti che possono essere utili per il viaggio nel deserto, a donne che preparano da mangiare. Il tutto con un costo economico enorme per i migranti.
Secondo stime, dietro al traffico di esseri umani ci campano almeno 6-7 mila nigerini. Questa “ricchezza” non è nata oggi ma almeno sei anni fa. Dal 2011 si sono iniziate a costruire case ad Agadez. E molti veicoli nuovi viaggiano da e per la Libia.
Dopo quattro anni, il Governo nigerino ha aperto finalmente gli occhi ed ha approvato una legge contro il traffico di esseri umani. Le norme sono entrate in vigore nel 2016. L’Unione europea ci ha messo del suo, elargendo soldi. Le norme antischiavismo sono dure: 30 anni di carcere ed una multa di 45.734 euro. Ma il pugno duro non ha di certo posto fine al commercio. Anzi, il commercio continua.
Anche se, secondo una statistica del Consiglio regionale di Agadez, dopo l’entrata in vigore della legge sono passati di mano meno soldi. La perdita è stata stimata in circa 99 milioni di euro. Molte compagnie di autobus hanno interrotto i collegamenti tra la capitale nigerina di Niamey ed Agadez.
Quello che fa riflettere è che tra chi commercia in vite umane ci sarebbero persone legate all’attuale leadership nigerina. Si parla di compagnie di bus legate al Governo che continuano a trasportare migranti. E si dice che qualora fosse posto veramente fine a questo turpe traffico, per il Niger ci sarebbe una forte crisi politico ed economica.
Fonti internazionali ufficiali smentiscono con forza tutto questo, sostenendo che il Presidente nigerino, Issoufu intende combattere con tutte le sue forze la migrazione illegale. Il Governo di Niamey chiaramente intende dimostrare all’Unione europea di comportarsi bene nel contrasto al traffico di esseri umani per avere accesso ad aiuti economici.
Anche se resta di attualità la questione della corruzione tra i poliziotti nigeriani, I documenti falsi, i finti certificati di matrimonio, i visti contraffatti sono all’ordine del giorno e sempre più un aumento. E davanti ai soldi c’è chi chiude un occhio e fa attraversare i confini.
In questo quadro socio-economico si inserisce la nuova missione alla quale sta lavorando il Governo uscente di Paolo Gentiloni. Il premier a bordo di “Nave Etna”, la vigilia di Natale, ha detto che l’Italia invierà militari per contrastare il traffico. Si parla di circa 500 soldati (con 150 veicoli) che tra gestione della logistica, addestramento di militari nigerini, pattugliamento di 600 chilometri di confine con la Libia dovrebbero aiutare lo Stato africano a garantire la sicurezza, combattere il turpe traffico di vite umane ed aiutare l’Unione europea. Quanto questo sforzo riuscirà a porre fine al traffico? Credo molto poco. Come detto sulla pelle dei migranti c’è chi in Niger ci campa.

Il capo del Governo, Paolo Gentiloni a bordo di “Nave Etna”
Tra Italia e Niger i rapporti si sono fatti più stretti. Lo scorso 26 settembre i ministri della Difesa italiana e nigerina, Pinotti e Moutari, hanno siglato un accordo, definito “strumento indispensabile per lo sviluppo della cooperazione bilaterale nel campo della sicurezza (https://www.reportdifesa.it/italia-niger-firmato-accordo-per-la-cooperazione-bilaterale-nel-campo-della-sicurezza/).
Abbiamo anche aperto l’Ambasciata a Niamey.
Lasciando da parte gli aspetti politici e ragionando dal punto di vista dell’utilità operativa, quanto questa missione in terra africana è utile? Dal punto di vista economico si dimostra molto dispendiosa per il trasporto di uomini e materiali sul terreno. Come sarà ripartita la spesa? Ci sono dei fondi europei che verranno utilizzati? Soprattutto, a livello di politica estera, tutto questo movimento è per fare un favore ai nostri “cugini” francesi? In cambio di cosa?
Forse già, domani, nella consueta annuale conferenza stampa di fine anno del capo del Governo potremmo avere un quadro più chiaro.
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