Niger: Ali Mahaman Lamine Zeine è il nuovo primo ministro. Ha una lunga esperienza nel campo finanziario. Giovedì nuova riunione di ECOWAS per decidere cosa fare contro i golpisti

NIAMEY. La giunta militare guidata dal Generale Abdourahamane Tchiani ha nominato, oggi, Ali Mahaman Lamine Zeine, primo ministro.

Il nuovo primo ministro nigerino, Ali Mahaman Lamine Zeine,

Lo ha comunicao in televisione il Colonnello Amadou Abdramane.

La carriera amministrativa del neo capo del Governo nigerino inizia nel 2001. Non appena alito al potere, l’ex Presidente Mamadou Tandja nel 2001 lo nomino capo del suo Gabinetto.

Mamadou Tandja

Nel 2002 diviene ministro delle Finanze per sanare una situazione economica e finanziaria caotica.

Si tratta di un contesto ereditato dai militari saliti al potere dopo l’assassinio nel 1999 del Generale e Presidente Ibrahim Baré Maïnassara, in questo Paese con una storia segnata da prese di potere con la forza.

L’ex Presidente Ibrahim Baré Maïnassara

Ovvero abituato ai colpi di Stato, ultimo quello del 26 luglio scorso che ha destituito il Presidente della Repubblica eletto, Mohamed Bazoum.

Zeine è stato ministro delle Finanze fino al rovesciamento di Mamadou Tandja (golpe del 2010 del comandante Salou Djibo), prima delle elezioni presidenziali vinte da Mahamadou Issoufou, predecessore di Mohamed Bazoum.

Mamadou Tandja

Ali Mahaman Lamine Zeine è un economista di formazione.

E’ stato anche rappresentante della Banca africana di sviluppo (AfDB) in Ciad, Costa d’Avorio e Gabon.

Nato nel 1965 a Zinder, seconda città più popolosa del Paese, è entrato nel Ministero dell’Economia e delle Finanze dopo aver studiato alla Scuola Nazionale di Amministrazione (ENA) di Niamey.

Si è anche laureato al Center for Financial Studies, servizi economici e bancari di Marsiglia e Parigi.

E’ stato nominato anche il nuovo Comandante della Guardia presidenziale. Si tratta del Tenente Colonnello Habibou Assoumane.

Queste nomine giungono all’indomani della scadenza dell’ultimatum emesso dal Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) ai militari al potere, per riportare in carica il Presidente Mohamed Bazoum.

L’ex Presidente nigerino , Mohamed Bazoum

L’organizzazione non ha escluso  l’uso della forza, in caso di mancato rispetto di tale richiesta.

I partner occidentali e africani del Niger sono divisi sulla questione dell’intervento militare per restituire il potere ai civili, prima che l’ECOWAS si riunisca di nuovo giovedì ad Abuja, in Nigeria.

Intanto, la giunta militare ha negato l’accesso alla delegazione composta da rappresentanti dell’ECOWAS, dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite, che era attesa oggi nella capitale del Niger per negoziati sul ripristino dell’ordine costituzionale.

In una lettera ufficiale, visionata dall’Agenzia di stampa francese AFP , si legge che per contingenti motivi “di sicurezza” la giunta ha negato l’accesso alla delegazione spiegando che “il contesto attuale di rabbia e di rivolta delle popolazioni che ha fatto seguito alle sanzioni imposte dall’ECOWAS non permette di accogliere la delegazione nominata nella serenità e sicurezza richieste”.

La lettera è firmata dal Ministero nigerino degli Affari Esteri è indirizzata alla rappresentanza ECOWAS di Niamey.

Dopodomani, come detto, si terrà un’altra riunione straordinaria dell’organizzazione africana e l’Unione Europea sta seguendo da vicino la situazione.

Lo ha dichiarato Peter Stano, portavoce della Commissione europea, rispondendo a una domanda sulla situazione in Niger.

Peter Stano, portavoce della Commisione Europea

“Stiamo sostenendo con forza le azioni e le decisioni prese dall’ECOWAS – ha spiegato – ma siamo in una situazione in evoluzione. In ogni caso, non riconosceremo il colpo di Stato militare e coloro che hanno preso il potere in modo illegittimo. Agiremo di conseguenza su tutti gli accordi e programmi che avevamo attivi con il Niger”.

Sulla questione interviene anche la Russia.

La portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova ha paragonato la visita del vice segretario di Stato americano Victoria Nuland in Niger con le sue azioni a Kiev, dove Nuland si recò nel dicembre 2013 durante le proteste di massa. Victoria Nuland pensava che in Niger fosse possibile lo stesso che in Ucraina: mettergli pezzi di pani in un sacchetto di plastica e ingannarli. Ma lì non c’è una Repubblica delle banane come a Kiev”, ha scritto sul suo canale Telegram.Bia.

Il vice segretario di Stato americano Victoria Nuland

Sul fronte americano è il capo della diplomazia di Washington. il segretario di Stato Antony Blinke a puntare il dito sui mercenari della Wagner.

“Stanno approfittando – ha detto alla BBC – dell’instabilità in Niger, dopo il colpo di Stato del 26 luglio scorso. Penso che quello che è successo, e quello che continua ad accadere in Niger, non sia stato istigato dalla Russia o da Wagner ma stanno cercando di approfittarne”.

“Ogni singolo luogo in cui questo gruppo Wagner è andato – ha aggiunto alla TV britannica – sono seguiti morte, distruzione e sfruttamento, l’insicurezza è aumentata, non diminuita”.

Movimenti di truppe nigerine nella capitale sono statio segnalati dal canale al news statunitense CNN.

Questo, secondo quanto sostiene l’emittente che cita una fonte militare, verrebbe fatto in vista di un possibile intervento militare dei Paesi dell’ECOWAS.

La CNN ha parlato di un convoglio di circa 40 camion arrivato a Niamey, domenica sera, con a bordo militari provenienti da altre parti del Paese.

Sempre secondo la CNN che ha citato un funzionario nigeriano a condizione di anonimato, la Nigeria è ancora determinata a essere la forza “trainante” di un’eventuale operazione anti-golpe e fornirà “più della metà delle truppe, se necessario”.

Soldati nigerini

Il piano di intervento prevede la partecipazione di un contingente di 25 mila persone.

Di contro, Mali e Burkina Faso sostengono il Niger.

Washingon ha anche deciso di sospendere i programmi di aiuto al governo del Niger per oltre 100 milioni di dollari.

Lo ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller.

I programmi includevano assistenza allo sviluppo, assistenza alla sicurezza e assistenza alle Forze dell’Ordine.

I  finanziamenti sono stati ufficialmente “messi in pausa” se la giunta militare non ripristinerà il governo eletto, ha aggiunto Miller in una conferenza stampa.

“Siamo in contatto col Presidente Bazoum – ha aggiunto -. Il segretario Anthony Blinken ha parlato con lui la scorsa settimana. Rimaniamo in contatto con altri leader della regione. Inoltre, nel fine settimana il segretario ha parlato con il ministro degli Esteri francese su come risolvere la situazione e ripristinare l’ordine costituzionale”.

C’è “contatto diretto con i leader militari. – ha proseguito-. Funzionari del Pentagono li esortano a farsi da parte. La finestra di opportunità è sicuramente ancora aperta. Non voglio dare una valutazione su quando essa sarebbe chiusa, se non per dire che usare la diplomazia per raggiungere questo obiettivo è la nostra massima priorità rispetto al Niger, e continuiamo a perseguirla”.

Infine, l’Ambasciata d’Italia in Niger non chiude.

In un tweet, cui è allegata la foto del personale della rappresentanza diplomatica al completo, è scritto “Siamo ancora tutti a Niamey, con l’ambasciatrice Emilia Gatto, i Carabinieri e il Ministero della Difesa perchè è importante che l’Ambasciata d’Italia in Niger rimanga aperta anche per voi”.

L’ambasciatrice italiana in Niger, Emilia Gatto

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