Polizia di Stato: Operazione in Liguria e Toscana contro militanti anarchici. Nove misure cautelari per reati di associazione con finalità di terrorismo, istigazione e apologia con finalità di terrorismo e offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica Mattarella

GENOVA. Questa mattina, la Polizia di Stato di Genova, La Spezia e Massa Carrara,  ha eseguito 9 misure cautelari emesse dal GIP del Tribunale genovese su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo per i reati di associazione con finalità di terrorismo, istigazione e apologia con finalità di terrorismo e offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica, a carico di altrettanti militanti anarco-insurrezionalisti appartenenti alla compagine afferente al circolo anarchico “Goliardo Fiaschi” di Carrara (Massa).

Uno degli arrestati

L’indagine dei poliziotti della DIGOS e del personale del Servizio per il contrasto all’estremismo e al terrorismo interno della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova  ha consentito di provare l’esistenza di un’associazione con finalità di terrorismo dedita, tra l’altro, all’ideazione, predisposizione, redazione, stampa e diffusione della pubblicazione clandestina denominata “Bezmotivny – Senza Motivo”, quindicinale divenuto principale strumento di promozione e diffusione del messaggio anarchico più oltranzista.

La  prima edizione risale al dicembre 2020.

In particolare, un indagato di 27 anniè stato sottoposto alla misura della custodia in carcere.

Tre indagati, di età compresa tra 56 e 35 anni, sono agli arresti domiciliari, mentre altri cinque – di età compresa tra i29 e i 47 anni – all’obbligo di dimora.

Nel medesimo contesto, sono state eseguite a carico di tutti gli indagati, 10 perquisizioni locali, personali ed informatiche nelle province di Bergamo, Lucca, Massa Carrara, L’Aquila e Perugia con il concorso delle DIGOS competenti per territorio.

Nell’attività di polizia giudiziaria, sono stati sottoposti a perquisizione anche il citato circolo libertario e una tipografia di Massa (anch’essa sottoposta a sequestro).

In essa, secondo le indagini veniva stampato clandestinamente il periodico d’area “Bezmotivny”.

In una nota, la Procura della Repubblica di Genova spiega che, in particolare gli indagati, sono accusati di aver posto in essere attività di propaganda sovversiva attuata attraverso la creazione la stampa e diffusione (sull’intero territorio nazionale), anche con strumenti informatici e telematici, della pubblicazione clandestina quindicinale “Bezmotivny”.

Gli indagati sono accusati altresì del reato di cui all’art. 16 legge 8 febbraio 1948 n. 47 (stampa clandestina).

La stampa e la diffusione del periodico sono iniziate  il 15 febbraio 2021.

Gli stessi indagati sostenevano che il periodico fosse come “un’arma” attraverso la quale “far circolare l’Idea, le parole e i fatti, scuotendo gli animi refrattari”.

Concepita espressamente per “favorire la diffusione, la condivisione e il dibattito tra idee e pratiche anarchiche”, per “dar segno di forza partecipe nel progetto di distruzione dello Stato” e quindi per stimolare la commissione di azioni violente e per esaltarle una volta compiute attraverso la pubblicazione delle rivendicazioni;

Sempre secondo l’accusa, gli indagati hanno fatto attività di proselitismo, tramite la rivista, nei confronti di giovani, anche minorenni;  3. una progettualità di lotta anarchica internazionale da attuarsi mediante il rafforzamento dei rapporti con soggetti e gruppi anarchici eversivi operanti all’estero.

Ancora, gli indagati sono accusati del delitto di istigazione alla perpetrazione di reati (art. 414 Codice penale, aggravata dalla finalità di terrorismo ed eversione) perché, attraverso la redazione, pubblicazione e diffusione sul territorio nazionale del citato periodico quindicinale  “Bezmotivny”  hanno diffuso la otizia (dando risalto in termini positivi alle relative rivendicazioni) di fatti costituenti reato commessi in varie parti nel mondo (danneggiamenti ed incendi a strutture, invio di plichi esplosivi), nonché  hanno pubblicato interviste e scritti di Alfredo Cospito, condannato in via definitiva per il delitto di cui all’art. 270 bis del Codice penale, in cui, sempre secondo la Procura spezzina, si faveva esplicito riferimento al ricorso alle armi, si invitava all’azione terroristica e si proponeva di rafforzare i propositi rivoluzionari.

Sempre per la Procura gli indagati intendevano anche colpire obbiettivi umani, a prepararsi alla guerriglia, ad attaccare tutta la filiera, “più visibile in chi produce e vende armi…meno evidente ma non meno importante in chi finanzia e studia le tecnologie militari” , intendendo colpire molte aziende del settore.

E’ stato celebrato anche il ferimento (ad opera di Alfredo Cospito e di Nicola Gay) dell’Asmministratore delegato di Ansaldo Nucleare, nonché le bombe spedite al Colonnello della Folgore Alessandro Albamonte nel 2011 e al SAPPE (Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria di Modena), al presidente della Confindustria Brescia.

Una manifestazione pro Cospito

L’accusa è anche di avere fatto apologia dell’attentato terroristico posto in essere contro la sede della Lega a Villorba nell’agosto 2018, di avere incitato in un un articolo dal titolo “alla violenza rivoluzionaria” , alla lotta rivoluzionaria per distruggere”, a perseguire un innalzamento del livello dello scontro con le Istituzioni, arrivando ad auspicare l’utilizzo di armi da sparo, nonché alla  “guerra sociale” condotta dagli anarchici e finalizzata a “passare a fil di spada le gole degli sfruttatori” ,  a commettere atti di sabotaggio, indicando in un articolo  il sito da consultare per individuare le “installazioni militari che non sono visibili sulle mappe convenzionali”.

La Procura sostiene anche che gli indagati hanno auspicato,  in un articolo “una battaglia per la libertà” da attuare “senza congedo, senza tregua”, bruciando “le chiese e le istituzioni”, mettendo “al rogo i governi e i loro uomini”.

Ed ancora: in un articolo hanno sostenuto che “il terrore che quotidianamente cerchiamo di spargere tra le file del nemico è cosa concreta e dovremmo andarne fieri”  e che sentimenti quali vendetta, odio e rabbia  sono  “linfa vitale che ci spinge a colpire senza tregua il potere, i padroni e i loro sgherri”.

Una manifestazione anarchica

Talvolta è stata pubblicata, in anteprima,  la rivendicazione di azioni violente a firma del citato gruppo terroristico “F.A.I./F.R.I”, come avvenuto in occasione della rivendicazione da parte della sigla “Brigata Augusto Masetti/Federazione Anarchica Informale-Fronte Rivoluzionario Internazionale” del plico esplosivo inviato il 27 giugno 2022, a Roma, presso la sede della “Leonardo”, indirizzato all’amministratore delegato di allora, Alessandro Profumo.

Altri articoli sono stati scritti contro l’ENI perchè ritenuta responsabile di sfruttamento delle risorse dei Paesi in via di sviluppo e vicina al “sistema sicurezza Paese”.

Scritti che, evidenzia la Procura. si sono rivelati strettamente correlati agli incendi di 13 autovetture della società Eni-Enjoy perpetrati a Bologna, Torino, Milano e Roma (compiuti  tra il 1° marzo 2021 e il 26 maggio 2022) e ivendicati  dal movimento anarchico insurrezionale.

Analogamente, ad articoli di stampo antimilitarista sono seguiti azioni ai danni della Ambasciata della Bielorussia in Italia (lancio di due ordini esplosivi artigianali nei giardini interni) e contro una filiale di Banca Unicredit, istituto indicato  come “complice e responsabile degli armamenti”.

Destinatario degli articoli pubblicati dalla rivista clandestina è altresì il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il cui onore e prestigio è stato offeso in un articolo pubblicato dopo il discorso pronunciato il 18 ottobre 2022 in occasione  della inaugurazione dell’anno accademico della Università di Pisa (4 degli indagati rispondono infatti anche del reato dui cui all’art. 278 Codice Penale.).

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Nello svolgimento della indagine e nella formulazione della richiesta di applicazione di misure cautelari, spiega ancora la Procura, si è tenuto conto che la libertà di pensiero, il diritto di cronaca e quello di critica non sono assoluti, ma che questi trovano limiti nella necessità di proteggere altri beni costituzionalmente tutelati e nell’esigenza di prevenire o far cessare turbamenti della sicurezza pubblica, la cui salvaguardia costituisce finalità immanente al sistema.

Gli indizi a carico degli indagati sono stati raccolti grazie ad una attività di  intercettazione telefonica e telematica, unitamente ad attività di pedinamento ed osservazione.

Viene fatta salva la presunzione di innocenza – in base agli articolo 27 della Costituzione, all’articolo 6 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, articoli 47 e 48 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea – delle persone sottoposte ad indagini preliminari, nonché la possibilità per le medesime di far valere, in ogni fase del procedimento, la propria estraneità ai reati per cui si procede.

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