Di Paolo Giordani*
GOMA (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO). La recente crisi di Goma ha riportato al centro dell’attenzione non solo le fragilità della Repubblica Democratica del Congo (RDC), ma anche le ripercussioni che l’instabilità del Paese ha sulla sicurezza internazionale.
La caduta della città sotto l’offensiva del gruppo ribelle M23 non è solo una disfatta militare, ma il sintomo di un problema più profondo che coinvolge equilibri geopolitici e strategie internazionali.

Miliziani del Movimento 23 marzo nella Repubblica Democratica del Congo
Un tempo simbolo di forza e resistenza, l’Armata della Repubblica Democratica congolese si trova oggi in una condizione di declino allarmante.
Nel 1977, durante la Prima Guerra dello Shaba, aveva dimostrato la capacità di affrontare minacce significative (https://it.wikipedia.org/wiki/Prima_guerra_dello_Shaba).
Oggi, invece, appare in difficoltà nel proteggere il proprio territorio e i suoi cittadini, incapace di rispondere efficacemente alle continue provocazioni.
Il crollo di Goma non è soltanto il riflesso di una debolezza militare, ma un campanello d’allarme per tutta la regione dei Grandi Laghi, un’area in cui le tensioni etniche, le rivalità storiche e gli interessi economici si intrecciano in un equilibrio sempre più fragile.
Il coinvolgimento di attori esterni, in particolare del Rwanda, aggiunge un ulteriore livello di complessità alla crisi.
Le accuse di ingerenze straniere si moltiplicano, mentre le iniziative diplomatiche si rivelano spesso insufficienti.
La stabilità della Repubblica Democratica del Congo non può più essere considerata un affare interno: l’instabilità si propaga rapidamente oltre i confini nazionali, con ripercussioni sulla sicurezza di tutta l’Africa centrale e, di conseguenza, sul panorama geopolitico globale.
L’embargo sui minerali provenienti dal Rwanda e le sanzioni mirate sono strumenti di pressione utilizzati dalla comunità internazionale, ma da soli non bastano a cambiare il corso degli eventi.
Senza un serio impegno nel rafforzamento delle istituzioni congolesi e nella riorganizzazione delle Forze Armate, qualsiasi misura rischia di restare una soluzione temporanea, incapace di affrontare le radici del problema.
Il Presidente congolese Félix Tshisekedi si trova di fronte a una sfida cruciale.

Felix Tshisekedi, Presidemnte della Repubblica Democratica del Congo
Per garantire un futuro di maggiore stabilità, è necessario un Esercito capace, professionale, non soggetto a corruzione e realmente al servizio dello Stato.
La lotta contro l’inefficienza e la mala gestione deve diventare una priorità, ma senza un supporto concreto da parte della comunità internazionale, il rischio è quello di vedere ripetersi il solito copione fatto di promesse non mantenute e interventi tardivi.
I Paesi donatori e le organizzazioni internazionali hanno la responsabilità di fornire assistenza non solo economica, ma anche tecnica, affinché l’armata congolese possa finalmente diventare un pilastro di sicurezza e non un elemento di ulteriore instabilità.
In questo scenario, anche la società civile congolese ha un ruolo determinante.
La sicurezza non può essere una questione riservata esclusivamente alle Forze Armate o alle autorità politiche, ma deve coinvolgere l’intera popolazione.
La partecipazione dei cittadini nelle decisioni che riguardano la difesa e l’ordine pubblico è essenziale per garantire che le Forze Armate rispondano agli interessi della nazione e non a logiche clientelari o di potere.
L’importanza di affrontare la questione con determinazione va oltre i confini della RDC.
Un Paese instabile genera conseguenze ben più ampie, dai flussi migratori incontrollati al traffico di armi e risorse, fino alle violazioni sistematiche dei diritti umani. Investire nella sicurezza del Congo significa investire nella stabilità dell’intero Continente africano e, di riflesso, nella sicurezza globale.
Ignorare questa crisi, o affrontarla con misure frammentarie, significherebbe solo rimandare un problema destinato a esplodere con conseguenze ancora più gravi.
L’Armata della Repubblica Democratica congolese, erede di una storia complessa e segnata da continui cambiamenti, ha di fronte un’occasione per risorgere.
Ma senza un impegno collettivo, interno e internazionale, ogni tentativo di riforma rischia di restare solo sulla carta.
La Repubblica Democratica del Congo è a un bivio e la strada che verrà scelta determinerà non solo il futuro del paese, ma anche quello dell’intera regione. Riconoscere la portata di questa sfida e agire di conseguenza non è solo una necessità, ma una responsabilità condivisa.
*Presidente Istituto Diplomatico Internazionale
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA