Sicurezza, l’inutile spreco di risorse per le inutili scorte

Di Alexandre Berthier

Lo scorso maggio, il noto Pubblico Ministero, Nino Di Matteo, “ in Italia protetto come se fosse un Capo di Stato“, ha dovuto “rinunciare con amarezza” a tenere una lezione sulla criminalità organizzata del nostro Bel Paese, in Gran Bretagna, ospite del College London Italian Society, perché il Governo di Sua Maestà ha risposto picche alla richiesta di misure di protezione!

Riferì, infatti, il Giornale di Sicilia che “Le autorità britanniche, applicano rigorosamente i loro protocolli di sicurezza: non offrono protezione armata alle personalità straniere, se non si tratta di Capi di Stato e di governo o di ministri degli Esteri. Da ormai due anni e mezzo il PM ha (in Italia, ndr) una scorta al livello massimo di protezione, munita di un bomb jammer, una complessa apparecchiatura che consente di disattivare gli impulsi elettronici, eventualmente dettati da telecomandi che dovessero essere azionati per innescare esplosivi a distanza“.

L’8 giugno 1976 le BR uccisero, in un agguato, il magistrato Francesco Coco e i due agenti di scorta. Il 16 marzo 1978, sempre le BR, in un agguato, rapirono l’onorevole Aldo Moro – che da casa si stava recando all’Università – uccidendo i due carabinieri di scorta che erano in macchina con lui ed i tre agenti di Polizia che erano in un’altra autovettura.

L’8 novembre 1978 venne ucciso, in un agguato terroristico, il Procuratore Capo di Frosinone Fedele Calvosa, l’agente di scorta ed il suo autista. Il 23 maggio 1992 un feroce attentato uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti di scorta.

Il 19 luglio, sempre del 1992, un altro attentato efferato uccise il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta. Il 3 settembre del 1992, pure in un agguato mafioso, venne assassinato il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Prefetto di Palermo, con la moglie ed un agente di scorta.

Negli stessi anni ’70, ’80 e ‘90 un enorme numero di persone – servitori dello Stato, giornalisti, sindacalisti ed altro, sprovvisti però di scorte e o di altre misure di sicurezza – venne barbaramente assassinato a causa di ciò che faceva, di ciò che pensava, di ciò che diceva, di ciò che scriveva.

La stampa ciclicamente porta alla ribalta anche questo annoso, italianissimo problema delle scorte e degli scortati, che in Italia sono molte centinaia, ma il cui numero forse dovrebbero essere infinitamente inferiore o immensamente superiore. Così come è ora, ed è stato negli ultimi trenta o quarant’anni, l’enorme ed inutile spreco di risorse destinate alle scorte di sicurezza non avrebbe ragione di essere.

Infatti, per gli stessi motivi per cui tale misura di sicurezza, nei tre livelli previsti, è concessa agli attuali fruitori, dovrebbe essere concessa pure alle migliaia, meglio alle decine o alle centinaia di migliaia di persone che corrono giornalmente rischi per la loro incolumità o addirittura per la loro vita: dalle vittime degli stalkers, a tutti quelli che sono costretti a rendere scomode testimonianze nelle aule di giustizia penale, a tutti quelli che abitano certe periferie degradate, infestate da ogni genere di teppaglia, di delinquenza incontrollata e libera di spadroneggiare e terrorizzare inermi cittadini. Realtà cui – ben sappiamo tutti – non corrisponde una adeguata risposta dello Stato, del Parlamento, del Governo, delle Forze di Polizia e del servizio della giustizia, quest’ultima purtroppo concepita dai costituenti come funzione giudiziaria, poi evoluta in potere, ormai fine a se stesso.

Eh! Si. Le scorte accordate oggi alle alte cariche dello Stato, alle ex alte cariche, ai parlamentari, ai magistrati, ai giornalisti e assimilati, ai pentiti, e così di seguito, sono una iniquità inaccettabile, uno scandalo infinito, un malinteso, anzi un malato senso di giustizia e di libertà che vorremmo riconoscere a chi si ritiene minacciato da un pericolo grave e ingiusto.

Ma se allungassimo lo sguardo verso qualche Paese europeo, salendo verso il Nord, scopriremmo che dove lo Stato, il Governo, i servitori dello Stato possiedono una loro vera ed intangibile dignità, là non c’è mai bisogno di scortare nessuno e capi di Stato, ministri ed alti funzionari vivono la loro vita e funzione pubblica tra la gente comune, senza spettacolarità e con pacata normalità, qualità queste molto rare nel nostro paese dove ci ostiniamo a chiamare onorevoli i nostri modesti e dozzinali parlamentari!

Chi è in pericolo ed è seriamente minacciato non va in giro a fare spettacoli, comizi, conferenze, a presentare libri, a fare la spesa nel supermercato, né prenota (per se, per familiari, amanti e scorte, talora pure con rispettive famiglie) vacanze in affollati villaggi turistici o lussuosi residence. Chi corre pericoli vitali si deve chiudere in un bunker e deve attendere che la minaccia venga debellata! Semplice come l’aria che respiriamo.

I veri problemi di sicurezza poi li dovrebbe trattare e valutare segretamente solo chi a ciò è preposto: il servizio segreto per la sicurezza interna (oggi, AISI). Le problematiche minori, invece, andrebbero valutate localmente solo dai Comitati Provinciali per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica che potranno adottare misure riservate, essenziali e compatibili con le risorse disponibili. Non c’è nulla di più stupido che vedere sfrecciare a velocità elevatissime e pericolosissime automobili con lampeggianti blu e insopportabili sirene accese, che più che una scorta di sicurezza sembrano una “sceneggiata di smargiassi” (quelli che in Puglia sarebbero chiamati “ciao, né!”).

Il padre di un noto magistrato torinese si vantava alla fine degli anni ’80 del fatto che la moglie “metteva giù la pasta” solo quando sentiva le sirene della scorta del figliolo! Per non parlare di un sindaco di Roma, che aveva la  pretesa di andare in Campidoglio in bicicletta, facendosi scortare da quattro vigili urbani pure loro in bicicletta.

E poi gli addetti alle scorte: per molti una vita impossibile, talora insopportabile anche per il comportamento dei loro arroganti “padroni”, per altri invece benefit e vita allegra, alla faccia dei colleghi che passano le notti in uniforme nelle auto, che perlustrano le città nella melma della quotidianità, tra miserie umane e delinquenti, da trattare però con i guanti bianche, altrimenti c’è il rischio di beccarsi una denuncia per tortura! Ci dovrebbe essere un limite a tutto, ma non c’è. E continua a non esserci nonostante la lezioncina impartitaci dal Governo di Sua Maestà britannica, di cui in premessa.

Si, l’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza delle Persone, istituito nel 2002, per esaminare concessione e revoche delle misure di protezione, è la prova provata che le scorte così come sono concepite non sono una cosa seria: in realtà sono solo dei benefit, un gradito, spesso preteso riconoscimento di uno status symbol che solo un Paese in totale disfacimento politico, economico e morale può permettersi. Tanto che quando in Italia si parla di scorte se ne parla solo per ridicolizzarne l’uso che se ne fa, ovvero per dimostrarne la inutilità assoluta: Francesco Coco, Aldo Moro, Fedele Calvosa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Carlo Alberto Dalla Chiesa se potessero parlare mi darebbero ragione!

Se tutti gli uomini, e le donne, della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria, del disciolto Corpo Forestale dello Stato, delle Polizie locali – comunali, provinciali e regionali – destinati formalmente o di fatto nei servizi di scorta di sicurezza venissero destinati a tempo pieno al controllo del territorio ed alle indagini, godremmo tutti di una maggiore sicurezza.

Così, alle stesso modo, se tutta la forza pubblica che impegniamo incredibilmente per i concerti o per le partite di calcio disputate negli stadi italiani – abituali teatri di scontro tra tifoserie demenziali e criminali – venisse dedicata sempre alle finalità istituzionali anzidette ne trarremo gran beneficio. Ai servizi di ordine nei mega concerti, negli stadi et similia, provvedano le società organizzatrici con proprio personale e a proprie spese. Le forze dell’ordine dello Stato si occupino solo di eventuali disordini esterni nei luoghi di previsto svolgimento delle manifestazioni.

Ma stiamo parlando di cose lunari!

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