Di Flavia De Michetti
Roma (nostro servizio). Atti vandalici, danni a strutture pubbliche e paura. Sono questi gli elementi principali che accomunano i profili delle baby-gang.
La caratteristica di questo fenomeno sociale è la forte risonanza mediatica che provocano.
Le baby-gang non sono da confondere con il bullismo (del quale le baby-gang potrebbero essere un’evoluzione) o con il disagio minorile.
Si tratta di un gruppo di ragazzi minorenni o poco più che maggiorenni.
I quali si trovano in un territorio preciso e vengono percepiti con paura e insicurezza a causa dei loro comportamenti aggressivi.
Hanno origine da un contesto di vita caratterizzato da problemi di tipo economico, culturale e sociale nella loro forma più indigente.
Possono anche nascere dai modelli e gli esempi con cui i ragazzi interagiscono che possono essere in famiglia (nei casi più problematici) o perfino in televisione, con un abuso delle serie televisive sul crimine organizzato.
Studiando il fenomeno i criminologi sono giunti a una triplice classificazione di sottoculture: criminali (rapine e crimini), conflittuali (ribellione giovanile) e astensioniste (coloro che commettono reati per procurarsi droghe).
La pandemia per il COVID-19 ha peggiorato una situazione che è sempre stata una grave piaga sociale.
A inizio ottobre, ad esempio a Roma, in Piazza della Rovere (tra Borgo Pio e Trastevere, Roma) dei ragazzi tra i 16 e i 17 anni hanno assalito un minimarket.
Pretendevano di bere gratis. Hanno così assalito, in branco, il proprietario picchiandolo con le bottiglie di vetro, perché si era rifiutato di servire loro alcolici per la loro minore età.
Nello stesso periodo, in via della Pace (sempre nel centro storico capitolino) la furia dei baby criminali si è scagliata contro un giovane uomo di 24 anni, accerchiato con l’intento di sottrargli una catenina d’oro.
A una sua opposizione i ragazzi lo hanno aggredito con calci e pugni e colpito con un casco per poi darsi alla fuga.
Le Forze dell’Ordine sono tempestivamente intervenute riuscendo a bloccare uno solo dei componenti del gruppo, di appena 15 anni.
Recentemente, nella provincia di Monza, un ragazzo è stato aggredito e derubato di 30 euro che aveva in tasca.
Otto minori sono stati fermati e arrestati.
I motivi di questi reati stanno nel rubare ad altri ragazzi perché le vittime “hanno i soldi”.
Il fenomeno delle baby gang è in forte crescita. Si segnalano molti casi nel Nord-Est.
A Verona, sono stati arrestati circa 300 minori e sequestrate loro ingenti quantità di sostanze stupefacenti.
La banda era nota con l’acronimo di QBR (probabilmente tratto da Quei bravi ragazzi, rievocazione del film diretto da Martin Scorsese).
Un triste episodio si è consumato presso il Lago di Garda.
Mentre un ragazzo di 23 anni annegava sotto gli occhi dei presenti e qualcuno cercava di salvargli la vita, approfittando della situazione caotica, un gruppo di giovani, dai 16 ai 20 anni, ha pensato bene di sottrarre lo zaino al povero bagnante in difficoltà.
Oltre a questo i giovani hanno portato via portafogli e oggetti personali degli altri turisti, mentre assistevano alla scena.
Dal punto di vista organizzativo, le baby gang sembrano avere una struttura piramidale ben precisa e organizzata.
In cima alla quale si trova un leader, un gradino sotto è occupato da un “sovrintendente” che, in caso di pericolo, è pronto a dare l’allarme, seguendo l’andamento della situazione.
C’è poi un “attendente” che appunto assiste alle aggressioni.
A fianco del leader, si posiziona una squadra di picchiatori.
I ragazzi che si trovano ai gradini più bassi della piramide sanno che con il loro comportamento e la “devozione” al capo riusciranno a scalare i vari livelli di questa scala del crimine.
Il comportamento di questi minori conduce, inevitabilmente, all’autodistruzione.
Tralasciano, infatti, completamente lo studio, un giusto e corretto inserimento nella società degli adulti.
Sono, insomma, ragazzi che hanno messo da parte i sogni per il loro futuro, senza ambizioni, per i quali il ruolo della famiglia è fondamentale.
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