Lucca. Il futuro della Siria è senza Bashar Al Assad al potere. Così il ministro degli Esteri francese Jean Marc Ayrault, a Lucca dove è in corso il summit dei ministri degli Esteri dei Paesi che fanno parte del G7 – Italia, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Giappone – illustra la decisione assunta. Al vertice hanno partecipato anche i ministri di Qatar, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Turchia. Presente anche la rappresentante della Politica estera europea, Federica Mogherini.
Il ministro degli Esteri francese sostiene che mandare via Assad dalla Siria non “è una posizione aggressiva rispetto ai russi, ma solo una mano tesa. Ora basta con le ipocrisie, occorre avviare un processo politico e chiediamo alla Russia che lo sostenga per una soluzione pacifica del conflitto siriano”.

La guerra civile siriana spinge i ministri dei G7 a decidere di mettere da parte Assad.
Ora, è il “senza” che potrebbe preoccupare. Come arrivare a questo? Con un’azione militare, una politico-militare o diplomatica? L’Italia, con il sui ministro degli Esteri Angelino Alfano è per una soluzione politica. Alfano ha poi precisato che “dopo l’intervento americano, si è aperta una finestra di opportunità per costruire una nuova condizione positiva per il processo politico in Siria, che riteniamo essere l’unica soluzione”.
Per Alfano la Russia non va isolata (importante anche il ruolo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in queste ore a Mosca per una serie di incontri con i vertici della politica del Paese) ma anzi, nei limiti del possibile, va coinvolta nel processo di transizione siriano. E su questo punto il G7 “la pensa in modo significativamente unito”, ha aggiunto Alfano. Quanto all’ipotesi di nuove sanzioni emersa nella discussione di ieri, Alfano ha affermato che “ognuno ha espresso la propria opinione ma mi pare prevalente la linea di coinvolgimento della Russia al fine di una concreta collaborazione che eviti un conflitto militare e avvii un processo politico”.
Ma ancora una volta sono gli Stati Uniti a cercare di portare il Cremlino allo scoperto. Il segretario di Stato dell’amministrazione Trump, Rex Tillerson, anche lui a Lucca per il il G7 dei ministri degli Esteri ha avvertito la Federazione russa che ha due opzioni: o appoggia il presidente siriano, insieme all’Iran e agli hezbollah o gli Usa.

Milizie hezbollah.
Ora a Washington, Assad è visto come il nemico numero uno (vi ricordate il gioco delle carte ai tempi della guerra in Iraq?). Tutti sperano che abbandoni il potere. Compresa l’ambasciatrice all’ONU, Nikky Haley che, a più riprese, ha esigito che il presidente siriano se ne vada.
Ora gli stessi Usa, la Germania, la Francia, il Regno Unito, l’Italia, il Giappone ed il Canada hano deciso che la soluzione del conflitto civile in Siria deve passare per una strada diplomatica, in modo da creare una pace duratura. Ma senza Assad.
I Paesi del G7 e la responsabile della Politica estera, Federica Mogherini in verità non sono riusciti a trovare un accordo per imporre sanzioni alla Russia e alla Siria dopo l’esplosione di armi chimiche contro la popolazione civile lo scorso 4 aprile, a Khan Sheikhun, morirono oltre ad 80 persone e molti furono i feriti.
La Gran Bretagna lo aveva chiesto ma gli altri ministri degli Esteri non hanno dato il loro consenso.
Rex Tillerson è ritornato sulla questione dell’esplosione delle armi chimiche del 4 aprile sostenendo che non è chiaro se la Russia abbia fallito o meno nei suoi obblighi con la Siria. “In verità – ha concluso il capo della diplomazia di Washington – questo non importa molto ai morti. Un attacco chimico come quello della scorsa settimana non può più accadere”.
Intanto, in una lettera datata 8 aprile ed inviata al presidente della Camera dei Rappresentanti ed al presidente pro tempore del Senato Usa, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ricostruisce il perchè della risposta militare contro la Siria, il 6 aprile.

L’ambasciatrice all’ONU, Nikky Haley mostra le foto dei morti per l’esplosioni di armi chimiche in Siria.
“I Servizi di intelligence – scrive Trump – avevano indicato che forze militari siriani operanti dalla base di Shayrat erano stati i responsabili di attacchi con armi chimiche contro civili siriani, nel Sud della provincia di Idlib il 4 aprile”.
Trump ha così diretto questa azione per distruggere la capacità militare siriana a gestire questo tipo di attacchi e per dissuadere “il regime di Assad ad usare o far proliferare l’utilizzo di armi chimiche” ed anche per prevenire una catastrofe umanitaria.
Trump al presidente della Camera dei Rappresentanti e a quello del Senato scrive che tutto questo è stato fatto “nell’interesse vitale della Nazione e della politica estera Usa”.
E qualora, sempre seguendo gli importanti “interessi nazionali” fosse necessario intervenire di nuovo, gli Stati Uniti lo faranno.
Il report, conclude Trump, è stato inviato per “tenere sempre informato il Congresso, essendo compatibile con la guerra”.