Siria: tensioni a Tartous, uno sguardo strategico-militare sullo scontro con la Russia

Di Giuseppe Gagliano

TARTOUS (SIRIA). Da giorni, le autorità siriane impediscono l’accesso al porto di Tartous a due navi da trasporto russe, la la Sparta e la Sparta II.

La nave russa Sparta II

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Queste imbarcazioni, secondo indiscrezioni, sarebbero destinate a caricare attrezzature militari per il loro successivo trasferimento in Libia, teatro di una guerra per procura sempre più intricata.

Un episodio apparentemente logistico che, tuttavia, svela le tensioni crescenti tra Mosca e Damasco, e impone una riflessione strategico-militare sull’evoluzione degli equilibri regionali.

La Russia e il dilemma siriano

Da tempo, la Siria rappresenta un pilastro della presenza militare e geopolitica russa nel Mediterraneo orientale.

La base navale di Tartous e quella aerea di Hmeimim costituiscono i due cardini della proiezione di potenza di Mosca nella regione. Tuttavia, l’episodio delle navi bloccate evidenzia che i rapporti tra la Russia e il regime di Bashar al-Assad non sono privi di frizioni.

Damasco, pur dipendendo militarmente ed economicamente dal sostegno russo, potrebbe cercare di ritagliarsi margini di autonomia per evitare di essere vista esclusivamente come un satellite di Mosca. Questa mossa, sebbene rischiosa, potrebbe essere interpretata come un tentativo di Assad di inviare un messaggio al Cremlino: la Siria non può essere trattata come un semplice avamposto militare russo.

Il nodo libico e il peso della Wagner

Il presunto obiettivo delle navi russe, ovvero il trasferimento di attrezzature militari in Libia, aggiunge un ulteriore strato di complessità.

La presenza russa nel conflitto libico, rappresentata principalmente dal gruppo Wagner, si concentra nel sostenere il Generale Khalifa Haftar, il cui controllo sulla Cirenaica offre a Mosca una testa di ponte strategica nel Mediterraneo centrale.

Il Generale Khalifa Haftar

 

Il trasferimento di materiale da Tartous alla Libia potrebbe servire a rafforzare la presenza militare russa in un momento di difficoltà.

Dopo la ribellione di Yevgeny Prigozhin, il gruppo Wagner ha subito una riorganizzazione che ha temporaneamente ridotto la sua efficienza operativa. Un rafforzamento logistico in Libia potrebbe consolidare le posizioni russe, in particolare nei terminal petroliferi della regione, cruciale sia per il controllo delle risorse sia per il mantenimento della pressione sull’Europa attraverso le rotte migratorie.

Uomini del gruppo Wagner in addestramento

 

Le implicazioni strategiche per la Siria

La Siria, pur essendo strettamente legata alla Russia, deve affrontare sfide interne ed esterne che potrebbero aver influenzato la decisione di bloccare le navi.

Sul fronte interno, il regime di Assad deve fare i conti con un’economia devastata e una popolazione sempre più insofferente. La percezione che la Russia utilizzi le infrastrutture siriane esclusivamente per scopi propri potrebbe alimentare ulteriori tensioni sociali.

Assad con alcuni suoi soldati in un incontro 8 anni fa

 

Sul fronte esterno, il regime deve destreggiarsi tra le pressioni di altri attori regionali, come l’Iran e la Turchia.

Teheran, in particolare, ha rafforzato la propria influenza in Siria, spesso in competizione con quella russa. Non è escluso che la decisione di negare l’accesso alle navi russe possa essere un tentativo di bilanciare queste dinamiche, evitando di alienarsi il supporto iraniano.

Un messaggio a Mosca?

Da una prospettiva militare, il blocco delle Sparta I e Sparta II potrebbe essere visto come una provocazione calcolata.

La Siria potrebbe cercare di ottenere maggiori concessioni da Mosca, sia in termini di supporto economico sia di impegno militare diretto contro le milizie antigovernative ancora attive nel Nord del Paese.

Tuttavia, questa strategia comporta rischi significativi. Mosca, se irritata da un’eccessiva insubordinazione di Damasco, potrebbe decidere di ridurre il proprio sostegno, esponendo il regime siriano a nuove vulnerabilità.

Conclusioni

L’incidente al porto di Tartous evidenzia non solo le fragilità dei rapporti tra Mosca e Damasco, ma anche le implicazioni più ampie di un ordine regionale sempre più frammentato.

La Siria rimane un terreno di confronto tra potenze globali e regionali, dove ogni mossa ha ripercussioni strategiche.

La Russia, dal canto suo, si trova a dover gestire una rete di alleanze sempre più complicata, divisa tra la necessità di consolidare le proprie posizioni in Siria e l’ambizione di espandere la propria influenza in Nord Africa.

Nel gioco della geopolitica mediterranea, Tartous non è solo un porto, ma un simbolo della lotta per il controllo delle rotte, delle risorse e delle alleanze. E mentre Assad cerca di guadagnare spazio di manovra, il rischio è che ogni errore di calcolo possa compromettere un equilibrio già precario.

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