Di Gerardo Severino*
MOLTRASIO (COMO) – nostro servizio particolare. Fino a qualche anno adietro, prima della sua traslazione nel sito dedicato ai Partigiani caduti, nello stesso cimitero di Moltrasio (Como), una lapide riportava la seguente frase: “Ancor giovane, generosamente donò la vita per l’ideale supremo della Patria”.
La lapide era dedicata ad uno degli Eroi più rappresentativi che la Guardia di Finanza, così come la Sardegna, avesse offerto ai nobilissimi ideali della pace fra i popoli e della lotta per la libertà e la democrazia.
Si riferiva, infatti, al Finanziere Salvatore Corrias, fucilato sul Monte Bisbino in una freddissima serata del 28 gennaio 1945 – pensate appena il giorno dopo la liberazione di Auschwitz – per mano fascista, catturato dopo aver tratto in salvo, facendolo passare clandestinamente in Svizzera un ufficiale inglese che rocambolescamente aveva raggiunto la frontiera con la Svizzera [1].

Quella che segue è la sua storia e a narrarla è proprio colui che, moltissimi anni fa, scoprì l’agire di questo grande uomo, proponendolo, come vedremo, per due importantissime decorazioni.
Salvatore Corrias, un Finanziere nel “Giardino dei Giusti” (1909 – 1945)
Salvatore Corrias nacque a San Nicolò Gerrei il 18 novembre del 1909. S
i arruolò nella Regia Guardia di Finanza il 27 giugno 1929, non ancora ventenne e, dopo il corso di formazione fu destinato alla Compagnia di Cernobbio (Como).
Dopo aver prestato servizio in alcune Brigate di frontiera della Legione di Milano, nel 1934 fu trasferito alla Legione di Genova, ove permase fino al maggio del 1939, quando fu trasferito alla Brigata volante di Torino.
Nel 1940, dopo essere stato promosso “Guardia scelta”, venne mobilitato a disposizione della “Commissione Italiana di Armistizio con la Francia” (C.I.A.F.) con sede a Torino, per poi essere destinato nella Francia meridionale.

Il 3 aprile 1943, con l’incalzare degli eventi militari, il Corrias fu assegnato al X Battaglione della Regia Guardia di Finanza, che in quel contesto operava nella provincia di Lubiana, rimanendovi fino all’armistizio dell’8 settembre 1943, data in cui il suo Reparto ripiegò su Trieste.
Da questa città, il 15 settembre 1943 raggiunse il Centro di Mobilitazione di Milano, da cui venne smistato presso la Brigata volante di Uggiate, dipendente dalla Compagnia di Olgiate Comasco.
Il 15 ottobre 1943, ad appena un mese dal suo arrivo, Salvatore Corrias decise di schierarsi con il movimento resistenziale, entrando a far parte della Brigata partigiana Giustizia e Libertà “Emanuele Artom”, operante in diverse località del comasco e soprattutto sul monte Bisbino. Dal gennaio 1944 fu, poi, destinato alla Compagnia di Cernobbio, località che conosceva molto bene essendovi già stato nel 1929, agli inizi della sua carriera.
Da qui, sei giorni dopo, raggiunse il suo ultimo reparto: la Brigata di frontiera di Bugone, reparto che già dal settembre 1943 si era distinto in favore dei profughi ebrei e dei militari sbandati, così come ci dichiarò la signora Lucia Roditi nel dicembre 2005, la quale testimoniò riguardo all’aiuto ricevuto, da lei e dalla sua famiglia, da parte di un Finanziere in servizio sul monte Bisbino: “Ad un certo punto ci troviamo su una scala lunghissima che costeggia la rete del confine e che saliamo per un bel tratto finché troviamo una porticina con un foro nella rete. Ci aspetta un Finanziere italiano che ci aiuta ad attraversarlo: di là è la Svizzera!”.

Le vicende del Finanziere scelto Corrias sono strettamente correlate a quelle della Brigata “Artom”, citata poco sopra.
Nel corso dell’indagine storica ottenni, infine, anche una testimonianza diretta sul ruolo sostenuto dal Corrias in favore degli ebrei.
Mi riferisco a quella che mi fu rilasciata dalla signora Valeria Ancona di Milano, la quale, nel confermarmi l’aiuto fornito dal nostro militare nel febbraio 1944 a lei ed alla sua famiglia, aggiunse: “Il Finanziere Corrias nottetempo aveva ubriacato i soldati tedeschi che controllavano la rete che noi avremmo dovuto attraversare e aveva aperto un varco per consentire il nostro passaggio”.
La caserma di Bugone, anche dopo l’arretramento dal confine, deciso nel 1944 dalle autorità tedesche, continuò ad essere utilizzata quale base d’appoggio anche dalla stessa “Artom“.
In tale contesto non cessarono gli espatri clandestini, sia di ebrei che dei tanti ex prigionieri Anglo-Americani ancora presenti nel Nord Italia.
A differenza di quanto sarebbe accaduto per gli ebrei, almeno in un dato contesto temporale, ricordando la politica dei “respingimenti”, gli ex prigionieri di guerra Alleati furono coloro che beneficiarono sino alla fine dell’ospitalità elvetica.

È noto il fatto che, già a ridosso della proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre, la Divisione Affari Esteri della Confederazione aveva rassicurato l’Ambasciata inglese di Berna riguardo al fatto che sarebbe stata pienamente osservata la Convenzione dell’Aia del 1907 sui diritti e i doveri degli Stati neutrali.
In verità – anche questa è storia – era apparso piuttosto chiaro anche alle Autorità svizzere come il contesto della guerra già indicasse una probabile vittoria della coalizione Anglo-Americana.
Ebbene, nonostante il fatto che la medesima percezione l’avevano anche gli stessi tedeschi, aumentò ulteriormente, tuttavia, il controllo della pericolosa frontiera.
Tedeschi e fascisti, anche grazie all’appoggio di “bande” ausiliarie delle truppe regolari repubblichine, iniziarono a vigilare giorno e notte i tratti più delicati.
Una di queste milizie era la “Banda Tucci“, dal nome del famigerato Tenente che la comandava, la quale, il 28 gennaio 1945, potenziata mediante l’impiego di altre unità delle Brigate Nere, compì un’imboscata nei pressi del Distaccamento “De Logu”, tenuto dalla stessa Finanza fino a qualche mese prima di essere soppresso.
Fu proprio in questo frangente che venne catturato il Finanziere Corrias, il quale indossava ancora la divisa delle Fiamme Gialle. Il militare sardo fu colto al rientro dalla frontiera, ove aveva appena messo in salvo un ex prigioniero inglese, un ufficiale del quale, purtroppo non sono riuscito a individuare il nome.
Dalla perquisizione a cui fu sottoposto spuntarono documenti compromettenti, che confermavano il suo ruolo di staffetta portaordini per conto della Brigata “Artom” e dei partigiani rifugiati in Svizzera.
Accusato di aver messo in salvo nella neutrale e vicina Svizzera centinaia di famiglie di ebrei in fuga dalla sterminio, ma anche tanti politici e perseguitati dal regime fascista e dai tedeschi, il Finanziere Corrias fu fucilato sommariamente dalla “Banda Tucci” il medesimo giorno, nel recinto della stessa caserma della Brigata di Bugone e lì seppellito sotto la neve, pagando così con la vita il suo generoso impegno a favore dei profughi ebrei e dei perseguitati di ogni genere.
La sua salma, recuperata solo nel maggio del ’45 grazie ai partigiani della “Artom“, fu tumulata nel citato cimitero di Moltrasio, pianta da amici, colleghi ma soprattutto dalla sua amata fidanzata, Margherita, un ragazza di Moltrasio con la quale si sarebbe dovuto sposare, appena terminata la guerra.
Alla sua memoria sono state concesse, nel 1952 e nel 1956, due Croci al Merito di Guerra e nel 2006, su proposta a mia firma, la Medaglia d’Oro al Merito Civile, con la seguente motivazione: “Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale si prodigava, con eccezionale coraggio ed encomiabile abnegazione, in favore dei profughi ebrei ed i perseguitati politici, aiutandoli ad espatriare clandestinamente nella vicina Svizzera. Animato da profonda fede nella democrazia e nello Stato di diritto partecipava con impegno tenace alla lotta partigiana. Arrestato dai nazifascisti veniva barbaramente fucilato, immolando la giovane vita ai più nobili ideali di solidarietà umana, di rigore morale ed amor patrio. 1943 – 1945, Bugone di Moltrasio (CO)”[2].
A seguito della valutazione della vicenda da parte dell’apposita Commissione dell’Istituto Yad Vashem, fu, infine, concessa dallo Stato di Israele, sempre alla memoria del Corrias, anche la Medaglia di “Giusto tra le Nazioni”, degno riconoscimento per un uomo e militare che restò coerente ai propri principi fino a subirne le estreme conseguenze.
La sua memoria è stata, di conseguenza tramandata ai posteri sia per mezzo della stessa Guardia di Finanza, che gli ha intitolato una caserma in quel di Cagliari ed un Guardacoste, sia dalla sua amata Terra d’origine, la Sardegna, con l’intitolazione di alcune vie.
Concludo con una piccola annotazione.
Per chi naviga in Internet è facile reperire moltissimi contributi pseudo giornalistici dedicati all’Eroe sardo.
La maggior parte vengono proposti come scoop personali, evitando, quindi, di citare, almeno per un atto di cortesia, il nome di Gerardo Severino, unica fonte ufficiale, oltre che attendibile [3].
Consiglio, quindi, per chi lo volesse di leggere il mio libro dal titolo “Un anno sul Monte Bisbino: Salvatore Corrias, un finanziere nel giardino dei giusti”, edito nel 2016 dalla benemerita “Carlo Delfino Editore” di Sassari.

NOTE
[1] Fu l’11 settembre del 1943 che i primi ex prigionieri di guerra si presentarono alla frontiera Svizzera. Si trattò di un centinaio di ex prigionieri di guerra inglesi e greci, che avevano raggiunto a fatica Chiasso, dopo essere stati liberati dal Campo di internamento di Bergamo
[2] Cfr. Gerardo Severino, “Gli eroi di Clivio e Monte Bugone”, in rivista Il Finanziere, n. 2, febbraio 2007
[3] Ne trattai, la prima volta in assoluto, nella mia parte del libro “Gli aiuti ai profughi ebrei e ai perseguitati: il ruolo della Guardia di Finanza, 1943 – 1945”, scritto con il compianto Generale Luciano Luciani, allora Presidente del Museo Storico della Guardia di Finanza, edito nel 2005.
*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza – Storico Militare. Membro Comitato di Redazione di Report Difesa
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