Di Fabrizio Scarinci
KIEV. Come noto, nei giorni scorsi, 6 o 10 dei 79 F-16 AM/BM promessi finora al governo di Kiev sono giunti in territorio ucraino.
L’esatta provenienza dei velivoli consegnati, che, stando a quanto riportato dal Telegraph, sarebbero già stati impiegati in almeno una missione di difesa aerea, non è, al momento, molto chiara, anche se, come tutti sanno, i membri della NATO che, nel corso dell’ultimo biennio, hanno messo a disposizione i propri velivoli sono Paesi Bassi, Danimarca, Belgio e Norvegia, tutti Paesi attualmente impegnati con l’introduzione dei più moderni F-35A Lightning II.
Quanto all’addestramento dei piloti, invece, ad esso starebbero prendendo parte non solo gli Stati appena menzionati ma anche Polonia, Romania, Bulgaria, Grecia, Portogallo, Stati Uniti e perfino alcuni Paesi che non hanno mai schierato l’F-16, come Regno Unito, Canada e Svezia.
Stando ad alcune delle più recenti immagini dei velivoli consegnati a Kiev, tra i loro sistemi d’arma figurerebbero i missili aria-aria a guida radar AIM-120B, i missili a guida infrarossa AIM-9 Sidewinder e i sistemi antiradar AGM-88 HARM.
Gli F-16 di Kiev dovrebbero, inoltre, essere equipaggiati anche con bombe guidate di tipo JDAM-ER e GBU-39B, nonché con le innovative esche ADM-160 MALD.
Dal canto suo, il governo di Kiev ha più volte espresso un requisito di almeno 120/130 F-16. Un numero ritenuto come una sorta di “minimo sindacale” affinché tali velivoli possano davvero avere un impatto significativo sul conflitto.
Nel frattempo, i combattimenti continuano ad infuriare, sia in territorio ucraino che in territorio russo.
Il 2 agosto scorso, ad esempio, Kiev ha rivendicato di aver colpito e affondato in un porto della Crimea il sottomarino d’attacco della Marina russa “Rostov-on-Don”, appartenente alla classe “Kilo”, mentre negli ultimi giorni entrambe le parti avrebbero condotto intensi attacchi oltre le linee avversarie.
Proprio nella giornata di oggi, poi, gli ucraini avrebbero lanciato una complessa operazione mirante ad infiltrare le proprie forze all’interno della regione russa di Kursk, un’azione che, stando a quanto dichiarato a Ria Novosti dal governatore ad interim Aleksei Smirnov, sarebbe stata respinta dall’FSB e dalle truppe dell’Esercito di Mosca.
Sullo sfondo di tutto ciò vi è, naturalmente, anche l’attesa per le elezioni presidenziali statunitensi, che, come tutti sanno, potrebbero comportare significativi mutamenti per ciò che concerne l’approccio al conflitto da parte degli USA e, di conseguenza, dell’intera alleanza occidentale.
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