Barcellona (dalla nostra corrispondente). Gli scontri di ieri in Venezuela sono stati, senza dubbio, tra i più cruenti degli ultimi mesi. Il bilancio è stato di tre morti e di decine di feriti. Due giovani sono stati colpiti mortalmente da alcune pallottole sparate da ragazzi in motocicletta e la Procura parla di un morto anche fra i soldati.
Era il giorno dell’anniversario dell’indipendenza del Venezuela e l’opposizione aveva organizzato manifestazioni in tutto il Paese chiedendo la destituzione del presidente Nicolás Maduro. Il 19 aprile 1810, il Venezuela ottenne l’indipendenza dalla Spagna, per questo in piazza a ricordare quel giorno c’erano anche i chavisti. La manifestazione si è presto trasformata in scontri fra le due forze contrapposte: da un lato i governativi e dall’altro l’opposizione.
Il movimento di protesta reclama una situazione di insicurezza e di degrado che si unisce ad una mancanza di alimenti e di medicine che rende la vita difficile ai cittadini. Il tutto – dicono gli anti chavisti – orchestrato abilmente da Maduro.
Il governatore di Miranda, Henrique Capriles Radonski, ex candidato alle presidenziali del 2013, commenta i fatti di ieri: “Siamo di fronte ad una dittatura ed è evidente che lo Stato non rispetta i diritti umani”.
“Il 29 marzo il Tribunale Supremo di Giustizia annullò le competenze del Parlamento venezuelano – spiega il leader dell’opposizione – ma una gran pressione internazionale ed il rifiuto della Fiscalia (Procura ndr) del Venezuela boicottarono questa decisione”. Nonostante questo il Parlamento continua a essere sottoposto al controllo del potere giudiziario.
“Un esempio su tutti – continua il governatore – il fatto che il Tribunale Supremo abbia rifiutato la nomina di 3 deputati dell’opposizione”.
“Secondo la Costituzione, infatti, chi ha la maggioranza qualificata (in questo caso l’opposizione) ha la potestà di nominare e rimuovere magistrati del Tribunale Supremo, membri del potere cittadino e rettori del potere elettorale” conclude Capriles.
Maduro però non ci sta ed è deciso a convocare elezioni democratiche. Il leader chavista mette in primo luogo le regionali e poi le nazionali nel 2018. Nelle prossime ore, intanto, sono previste nuove manifestazioni.