Di Chiara Cavalieri
RIYADH. Nella capitale saudita di Riyadh si è svolto, ieri, un vertice urgente congiunto arabo-islamico che ha affrontato le crescenti tensioni e le crisi umanitarie nel Medio Oriente, concentrandosi in particolare sulla “brutale aggressione israeliana” contro la Striscia di Gaza e il Libano.
I leader dei Paesi arabi e islamici, riuniti in questa importante occasione, hanno espresso preoccupazione per l’escalation delle violenze e le conseguenze regionali e internazionali che ne derivano.
Nella dichiarazione finale del vertice, i partecipanti hanno messo in evidenza che Israele è da ritenersi responsabile del fallimento dei negoziati, attribuendo la responsabilità agli atteggiamenti del Governo israeliano che ha progressivamente ritirato il proprio consenso dagli accordi stabiliti.
I leader hanno fatto appello al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per un intervento significativo, richiedendo l’accettazione della Palestina come Stato membro a pieno titolo e l’emanazione di una risoluzione che garantisca alla Palestina la piena adesione alle Nazioni Unite.
Il vertice ha anche sottolineato l’importanza degli sforzi in corso da parte dell’Egitto e del Qatar, in collaborazione con gli Stati Uniti, per raggiungere un cessate il fuoco immediato e permanente nella Striscia di Gaza e per facilitare il rilascio di ostaggi e prigionieri.
Tuttavia, i leader hanno ribadito che il successo di questi sforzi è compromesso dal comportamento del Governo israeliano.
In un passaggio significativo della risoluzione finale, il summit ha invitato la comunità internazionale a dare attuazione tempestiva ai contenuti del parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia, determinata a porre fine all’occupazione israeliana e a garantire il risarcimento dei danni subiti.
Inoltre, i leader arabi e islamici hanno denunciato il crimine di “sparizione forzata” perpetrato da Israele, evidenziando come migliaia di cittadini palestinesi siano stati colpiti dall’attuale conflitto nella Striscia di Gaza e in altre aree occupate. La situazione rimane critica e richiede un intervento urgente della comunità internazionale per preservare la pace e la stabilità nella regione.
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