CARABINIERI: VIAGGIO NELLA VALLE CAUDINA, CERNIERA SOCIALE, ECONOMICA E CRIMINALE TRA LE PROVINCE DI BENEVENTO E AVELLINO

MONTESARCHIO (BENEEVENTO) – nostro servizio particolare. Nelle ultime settimane vari comuni della Valle Caudina (una realtà socio-economica formata da oltre 60 mila abitanti e divisa amministrativamente tra le province di Benevento e di Avellino) hanno fatto registrare numerosi furti nelle abitazioni.

Auti dei Carabinieri escono in pattuglia

Alcuni di questi casi si sono trasformate in rapine.

In altri i proprietari si sono difesi da questi attacchi che non fanno dormire sonni tranquilli in una realtà dove la criminalità era per lo più rappresentata da clan camorristici relazionati con quelli napoletani e casertani.

La Valle Caudina sebbene da una prima analisi può apparire silente dal punto di vista della criminalità organizzata campana, che invece esprime sul resto del territorio caratteri di mediatica teatralità, di fatto proprio in linea con l’asperità del suo territorio posto a cerniera tra le province di Benevento, Avellino e Caserta.

Questo elemento, paradossalmente, complica un’azione di contrasto proprio in virtù di una  sovrapposizione giurisdizionale è caratterizzata da una significativa presenza di storici clan camorristi, che adottando una nuova strategia operativa sono oggi abilmente mimetizzati tra i gangli di una nuova e spregiudicata imprenditoria che agisce prevalentemente sul controllo degli appalti pubblici attraverso il condizionamento degli Enti locali, non tralasciando le redditizie attività delle estorsioni, del traffico illecito delle sostanze stupefacenti e della gestione di società di noleggio e distribuzione di videogiochi, nonché nella conduzione delle numerose sale gioco VLT che caratterizzano il territorio.

L’efficacia mimetizzazione dei gruppi criminali, la florida economia produttiva, il sano tessuto sociale, che fa sì che i cittadini usino ancora lasciare le chiavi sulla porta espone il territorio ad improvvise azioni predatorie che si traducono in furti in appartamento.

Una sfida che sin da subito le Forze dell’Ordine e in particolare l’Arma dei Carabinieri, presente in Valle Caudina con i suoi presidi territoriali, una Compagnia e nove Stazioni, ha iniziato a contrastare potenziando il controllo del territorio con pattuglie soprattutto nelle fasce orarie considerate maggiormente a rischio (metà pomeriggio e sera tarda) e con pattuglie in borghese che vigilano le zone residenziali, finanche con azioni straordinarie che vede sovente il coinvolgimento degli specialisti della Compagnia d’Intervento Operativo (CIO) del 10° Reggimento Campania.

Un posto di controllo operato dai Carabinieri della CIO del 10° Reggimento Campania

L’attività di analisi informativa svolta al fine d’indirizzare le indagini investigative, complementari alle attività di prevenzione e contrasto hanno rilevato che gli autori dei furti sono riconducibili a gruppi di criminali perlopiù stranieri non autoctoni “transfrontalieri”, provenienti dalle limitrofe provincie di Caserta e Napoli che una volta giunti in area operativa agiscono comunicando attraverso walkie talkie, cogliendo così l’occasione propizia per operare.

Report Difesa ha trascorso varie notti con il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Montesarchio (Benevento), agli ordini del Capitano Virginia Coni, e con i militari delle Compagnie d’Intervento Operativo (CIO) del 10° Reggimento Campania che, fino alla fine del mese di marzo, sono stati chiamati dal Comando Generale a supporto della territoriale.

Numerosi i posti di controllo effettuati nei vari comuni della Valle.

Attività che consentono di evidenziare come l’Arma garantisca la sicurezza dei cittadini, in un’opera di prevenzione delle attività delinquenziali.

In un’occasione siamo stati testimoni di come i Carabinieri abbiano operato dopo la segnalazione dei furti sopracitati, con la repertazione del bossolo di una pistola 7,65 (esploso da uno dei due banditi per coprire la fuga al complice che il padrone di casa aveva preso) di una macchia di sangue appartenente allo stesso padrone di casa che si era ferito nel momento della colluttazione.

Per avere un quadro più ampio della situazione, abbiamo intervistato il Capitano Virginia Coni.

Capitano, quali sono le aree di responsabilità sulle quali opera la Compagnia Carabinieri di Montesarchio?

La Compagnia è collocata nel comune più grande che è quello di Montesarchio.

A Montesarchio opera anche una Stazione che copre oltre all’omonimo comune anche Bonea e Pannarano (una realtà molto distante dalla sede principale, enclave della provincia di Benevento nel territorio di quella di Avellino. Una realtà particolarissima perché prende l’influenza sannita e irpina)

Il secondo comune più grande è quello di Sant’Agata dei Goti, dove c’è una Stazione dell’Arma (i militari tutelano anche il comune di Durazzano, che funge da cerniera tra le province di Benevento e quella di Caserta).

Poi ci sono altre Stazioni in comuni più piccoli quali quella di Airola (che copre i comuni di Airola, Bucciano, Moiano), di Arpaia (che copre Arpaia e Forchia).

Ad esse si aggiungono le Stazioni di montagna a Cautano e Vitulano.

Auto dei Carabinieri pattugliano il centro di Airola (Benevento)

Un’altra Stazione dell’Arma che ricade sotto la Compagnia è la Stazione di Ceppaloni e di San Leucio del Sannio, più vicina a Benevento.

Quali sono stati i principali reati anche legati alla criminalità organizzata che avete scoperto dalle vostre indagini?

Nel passato e tuttora ha una sua presenza il clan di camorra della Valle Caudina, originario nel vicino comune di San Martino Valle Caudina (Avellino) che ha influenza anche da questa altra parte della Valle stessa.

Noi approcciamo i reati come se il problema sia sempre presente, anche se la potenza criminale è diminuita. Ma chi ci dice che questa potenza sia veramente andata scemando.

Noi stiamo analizzando molto i rapporti tra criminalità organizzata e mondo economico.

Abbiamo fatto indagini importantissime quali quelle sull’usura.

La criminalità organizzata gioca molto sui bisogni delle persone.

I clan, come si sa, hanno una forte disponibilità economica e cercano di guadagnare la fiducia prestando denaro che viene restituito anche al costo della vita.

Il COVID ha arricchito chi era già ricco e impoverito la classe media.

Contro l’usura abbiamo condotto una grossa indagine sull’usura con tre arresti in flagranza di reato.

Un’operazione anti usura operata dall’Arma dei Carabinieri

Condurre indagini di questo tipo è molto difficile perché l’usura comporta una collaborazione da parte della vittima, altrimenti non possiamo mai sapere che ci sono attività di usura, a meno che non ci siano altre indagini in corso.

Il fatto che la gente si fidi ancora di noi e che le vittime ci vengano a raccontare un problema così personale come quello di avere problemi economici e di avere avuto necessità di chiedere denaro, ci ha dato una spinta in più. Siamo andati avanti e abbiamo ottenuto risultati.

Vedremo nei 3 gradi di giudizio come finirà la storia.

Altre indagini sono state condotte sullo spaccio di stupefacenti quali cocaina, marijuana, hashish, pochissima eroina.

Non ci sono reati più importanti di altri, la nostra Compagnia si occupa di tutti.

Il nostro territorio è equidistante dalle province di Napoli, Caserta e Benevento.

E’ comodo dal punto di vista personale ma dal punto di vista criminale l’Appia è una via molto importante per lo spaccio.

Nelle grandi città si parla molto del fenomeno del “Codice Rosso”. Qual è la situazione nei comuni caudini? Si registra lo stesso fenomeno o qui è diverso?

Non è diverso. Il fenomeno è molto evidente. A livello di competenza territoriale ci sono stati vari casi, fortunatamente senza un epilogo sanguinoso.

Forse perché siamo intervenuti in tempo non si sono registrate situazioni più drammatiche.

Non ci sono stati mai femminicidi.

E’ importante denunciare alle prime avvisaglie di una lite in famiglia. I cittadini si fidano di noi e questo è un bene come lo è quanto i media e i social fanno, parlando di questo problema.

Statisticamente aumentano le denunce dopo che si sono registrati fatti eclatanti, come quello dell’omicidio di Giulia Cecchetin.

Nel nostro territorio abbiamo due Centri antiviolenza, uno a Montesarchio e un altro a Santa Agata dei Goti, che lavorano a stretto contatto con noi.

Il momento più difficile per le donne è proprio quello della denuncia, dove devono raccontare ogni più piccolo particolare della loro vita.

Una donna denuncia ai Carabinieri un caso di violenza

Il momento più difficile da gestire è l’arrivo della donna in caserma.

E’ convinta di quello che sta facendo e il nostro compito è quello di alimentare questa convinzione.

Raccomando sempre ai Comandanti di Stazione che devono recepire la denuncia di non giudicare, di ascoltare.

E le persone si devono fidare del suo operato.

Il fenomeno dei furti nelle abitazioni e nelle cosiddette “case sparse” che continua ad allarmare l’opinione pubblica e le Amministrazioni locali ha registrato, dopo il COVID, un aumento? O i dati sono sempre stabili?

Il nostro territorio, in alcune zone, è molto rurale. E’ facile trovare abitazioni molto distanti l’una dall’altra.

I reati predatori in questa zona ci sono. Come dicevamo prima è una zona di passaggio, è una cerniera tra province diverse.

E’ dunque facile che si possa venire da fuori per attingere con i reati predatori che sono aumentati in tutta la Valle Caudina.

Il furto nelle abitazioni è uno dei più difficili da digerire.

Sui reati predatori ho dato disposizione ai miei militari di avere la massima attenzione.

Prendere in flagranza gli autori del reato è difficile, perché conoscono le regole di ingaggio.

Possono vincere loro in alcuni casi ma quando vince l’Arma lì è definitivo!

Il periodo del COVID non è da considerare dal punto di vista statistico per le normative allora in vigore.

Abbiamo messo in strada molte più auto per prevenire il reato che sulla bilancia ha un peso specifico.

Quali sono i consigli che si possono dare ai cittadini per proteggere al meglio i propri beni?

Ci capita, molto spesso, di vedere che ci sono abitazioni munite di sistemi di video sorveglianza, di allarmi. Ma quello che abbiamo riscontrato che in tantissimi casi le telecamere non funzionano.

Se un cittadino fa una cospicua spesa per questi sistemi essi devono funzionare. Il loro funzionamento ci aiuta molto.

Consiglio, inoltre, a tutti i cittadini che in caso in cui i ladri entrino nelle loro proprietà non prendano iniziative personali. I Carabinieri ci sono sempre! Conosciamo il fenomeno, dobbiamo rispettare procedure e regole che facciamo applicare.

I cittadini non devono improvvisare, autonomanente, attività personali o di gruppo per il contrasto ai furti nelel abotazioni.

Come è avvenuto in alcune occasioni i banditi erano armati e mentre noi Carabinieri siamo addestrati a per rispondere a questi atti. Anche se sono dotati di un porto d’armi.

Quello che vorrei dire con chiarezza che si rischia di farsi male da tutti i punti di vista.

Fatto salvo per volontari che dopo un corso di formazione fatto di concerto con le Forze di Polizia vengono autorizzati dalla Prefettura.

Le ronde improvvisate non sono ammesse.

Un’auto dell’Arma pattuglia una via periferica di un comune caudino

Ho anche notato che in caso di evento le comunicazioni che riceviamo non sono precise.

Tutti noi abbiamo un cellulare e il fatto di segnalare presunte auto sospette ma non fotografando la targa è un’informazione che ci rende difficile risalire ai proprietari.

Basta chiamare il 112 e noi ci siamo.

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