COLOMBIA: STORIA DEL GENERALE ANTONIO NARIÑO, UNO DEI PADRI FONDATORI DELLA REPUBBLICA

Di Gerardo Severino*

BOGOTA’ (nostro servizio particolare). In Italia è pressoché sconosciuto, anche se il suo nome compare su tutte le Enciclopedie.

Eppure, Antonio Nariño, ideologo e tra i “Padri della Patria” dell’odierna Colombia, è stato l’artefice dell’Indipendenza del Paese sudamericano dalla madrepatria Spagnola, naturalmente assieme a uomini come Simón Bolivar, tanto per citare il più famoso fra loro.

Antonio Narino in uniforne di Alfiere del Reggimento di Milizia Urbana

Non aveva ancora compiuto 30 anni, nel 1793, quando Antonio Nariño tradusse la nota “Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del Cittadino”, e fu per questo perseguitato e imprigionato.

Da quel momento, in realtà ebbe inizio la sua ascesa politica.

Presidente della neonata e rivoluzionaria Repubblica di Cundinamarca, nel 1811, ben presto Antonio Nariño si inimicò sia l’Esercito spagnolo sia la stessa “Federazione de la Nueva Granada”, essendo lui di ispirazione Centralista (leggasi Unionista).

Catturato a Pasto nel 1814, mentre vestiva i panni di Tenente Generale della Repubblica di Cundinamarca, fu, quindi, imprigionato nuovamente in Spagna.

Rimpatriato nel corso del 1820, nel 1821 diresse il noto “Congresso di Cúcutá”, che avrebbe dovuto stilare la Costituzione colombiana.

Si spense a Villa de Leyva il 13 dicembre del 1823, esattamente 200 anni fa, appena 58enne.

Ed è proprio in occasione di questo anniversario che Report Difesa lo vuole ricordare.

Antonio Nariño, una vita per la libertà e l’indipendenza della Colombia (1765 – 1823)

Il nome completo del grande statista colombiano è Antonio de la Santísima Concepción Nariño y Álvarez.

Egli nacque a Santa Fè di Bogotà, allora Capitale del Virreinato de la Nuova Granada il 9 aprile 1765, rampollo di una nobile e agiata famiglia creola, composta dal padre, Vicente Vásquez de Nariño e dalla madre, Donna Catalina Alvarez del Casal.

La famiglia Nariño Vásquez  viveva in una delle migliori case di Santafé de Bogotá, sulle rive del cristallino fiume San Agustín.

Si trattava, in verità, di una porzione immobiliare inglobata nello stesso palazzo in cui alcuni anni dopo si sarebbe installata la Presidenza della Repubblica di Colombia.

Il Palazzo presidenziale di Bogotà, dove nacque e visse Antonio Narino in gioventù

Don Vicente Nariño Vásquez, spagnolo, era arrivato a Santafé de Bogotà nel 1751, onde ricoprire l’alta carica burocratica di ‘Ragioniere Maggiore”, e qui si era sposato, nel 1758, con Doña Catalina Álvarez del Casal, creola di Santa Fe, figlia del Procuratore della Corte Vicereale [1].

A differenza dei suoi fratelli maggiori, Antonio era un bambino malaticcio e allorquando raggiunse l’età scolare non poté frequentarla, a causa dei frequenti attacchi d’asma.

Ciò nonostante, mostrò una notevole intelligenza, tanto che, sotto la guida della madre, imparò presto a leggere e scrivere.

Trascorsa l’infanzia tra i libri e le galoppate a cavallo, Antonio si stava avvicinando all’adolescenza, quando suo padre morì precocemente.

Si trattò di un durissimo colpo, dal quale il giovane si riprese lentamente.

L’accesso alla biblioteca paterna gli avrebbe, infatti, consentito di leggere e spesso tradurre decine di libri, tanto che già all’età di 16 anni la sua reputazione locale era ben nota ai più e non solo per la sua cultura.

In quello stesso frangente storico era giunta a Santa Fé la notizia di una rivolta popolare nella città di El Socorro (17 marzo 1781) e della marcia di quelle truppe, con spirito bellicoso, verso la capitale del Virreinato.

Il giovane e oramai distinto Antonio Nariño si arruolò così giovanissimo nella Milizia del Re, per difendere la sua città dai ribelli.

Ben presto imparò a maneggiare le armi e a padroneggiare negli esercizi di cavalleria.

Ciò gli valse, qualche tempo dopo, il grado di “Sottotenente Alfiere” del Reggimento della Milizia Urbana.

In tale contesto storico, Antonio avrebbe stretto amicizia con un altro prezioso rappresentante della nuova generazione colombiana, Pedro Fermín de Vargas, la cui vastissima cultura, nettamente superiore alla sua, finirà per influenzare colui che la storia indicherà come il “Precursore dell’indipendenza Colombiana”.

Secondo alcuni biografi, Antonio Nariño, che in gioventù si era formato a livello accademico presso il celebre Collegio Gesuitico di San Bartolomeo, era pur tuttavia un membro autorevole dell’alta borghesia creola di Santa Fe de Bogotá.

Ricco mercante, egli avrebbe anche servito come Alcalde e Tesoriere reale delle decime.

Ciò non gli avrebbe certo evitato di seguire le nuove correnti intellettuali provenienti dall’Illuminismo europeo, nelle quali militavano celebri scrittori, i cui libri non mancarono di certo nella cospicua biblioteca personale del Nariño.

Nel corso del 1793 (secondo altre fonti, nel 1794), per aver tradotto dal francese al castigliano e pubblicato la nota “Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino”, appena apparsa in Francia, ma anche per aver dato alle stampe diversi opuscoli con le proprie idee rivoluzionarie, le Autorità del Virreinato lo accusarono di tradimento e, per questo, lo fecero incarcerare.

Fu processato e giudicato colpevole di attività sovversiva e, quindi, condannato all’esilio nel Nord Africa spagnolo.

Ma le sue idee si diffusero in tutto il Paese, tant’è vero che nella stessa élite creola s’andò a formare un sentimento che ben presto avrebbe manifestato la propria insofferenza nei riguardi del dominio spagnolo.

Fu così che tra il 1795 e il 1797 scoppiarono i primi moti indipendentisti, ovviamente repressi “manu militari”.

Nel corso del 1796, Antonio Nariño riuscì, tuttavia, a fuggire dalla detenzione, nel Nord Africa spagnolo, raggiungendo dapprima la Spagna.

Da lì si recò in Francia e, infine, in Inghilterra, dove tentò di sondare gli inglesi riguardo a un possibile aiuto, nel caso fosse scoppiata una rivoluzione nell’America spagnola.

Nel 1797 ritornò nella Nuova Granada, dove si arrese coraggiosamente alle autorità.

Cavaliere e soldato della Nuova Grenada

Non fu rimandato in esilio ma negli anni successivi entrò e uscì più volte di prigione, perché sospettato di attività rivoluzionarie.

Antonio Nariño era, infatti, nelle segrete dell’Inquisizione a Cartagena, quando nelle Americhe spagnole iniziò il movimento per l’indipendenza, nel 1810.

Per fortuna, alla fine dello stesso anno Nariño era di nuovo a Santa Fé.

Si immerse così nella politica rivoluzionaria, prima come giornalista, invocando sulle pagine del suo giornale, La Bagatela, la totale separazione dalla Spagna e la creazione di un forte regime Centralista (Unionista) nella Nuova Granada.

Nel Paese, tuttavia, la svolta decisiva si era già concretizzata il 20 luglio del 1810, allorquando Bogotà era stata il centro di una poderosa rivolta contro la dominazione spagnola, conclusasi con la costituzione di una “Giunta di Governo”.

Bogotà in una stampa ottocentesca

Ad un anno da essa, esattamente nel novembre del 1811, fu, poi, proclamata una “Federazione di Province” che avrebbe ripreso l’antico nome di “Nuova Granada”.

Questa comprendeva anche l’estesa Provincia di Cundinamarca, il cui centro principale era proprio l’odierna Bogotà, che dal 19 settembre aveva a capo proprio il nostro protagonista.

Antonio Nariño – lo ricordiamo – rappresentava, in realtà, l’opzione Centralista contro l’ideologia Federalista, la quale era però maggioritaria nell’ambito del Congresso delle “Province Unite della Nuova Granada”.

Ne scaturì, quindi, una violentissima lotta per l’affermazione della stessa indipendenza.

Quale Presidente della Repubblica di Cundinamarca, che comprendeva sia Santa Fe che l’area circostante ma non le Province periferiche, che erano, invece, favorevoli al Federalismo, ovvero al dominio realista, il Centralista Nariño tentò, invano, di ottenere comunque un forte potere esecutivo per le Province Unite della Nueva Granada.

Il conflitto sorto tra la Cundinamarca di Nariño e le Province Unite federaliste della Nuova Granada degenerò ben presto in una vera e propria guerra civile, così come successe in altre realtà del Sud America.

Nel 1812, lo statista, autoproclamatosi Dittatore, fu sconfitto, ma l’anno successivo riprese comunque il controllo di Cundinamarca e la proclamò indipendente.

Tuttavia, il Nariño lasciò la Presidenza per assumere il comando dell’Esercito che cercava di contrastare l’avanzata spagnola da Sud.

Le fortune militari oscillarono finché nel maggio 1814, Nariño, dopo aver guidato le sue truppe contro il bastione realista di Pasto, fu sconfitto e catturato dalla stessa popolazione di Pasto, la quale era rimasta fedele alla Corona di Spagna. Gli Spagnoli lo rimandarono così prigioniero a Cadice.

Nel frattempo, la lotta fratricida si risolse con la capitolazione di Bogotà e con il ritorno al dominio Spagnolo.

In realtà, la Restaurazione realista si dimostrò alquanto effimera, poiché la guerra civile si riaccese ben presto sotto la guida di Simón Bolivar e Santader, i quali con una serie di vittorie (Boxyaca, 1819; Carrobbio, 1821 e Phichinicha, 1822) riuscirono ad ottenere la definitiva indipendenza.

Simon Bolivar, una figura storico-politica fondamentale per il Sud America

Frattanto, lo stesso Bolivar, il 10 agosto 1819 aveva proclamato l’unione del Venezuela e della Nuova Granada, mentre il successivo 17 dicembre, con il “Congresso di Angostura” fu sancita la costituzione della Repubblica della Gran Colombia, alla quale si sarebbe unito, nel corso del 1822, anche l’Equador.

In quello straordinario periodo storico che va dal 1819 al 1822 s’inquadrò anche il ritorno in Patria di Antonio Nariño, dopo la carcerazione a Cadice.

La rivoluzione liberale spagnola del 1820 (il pronunciamento liberale del Generale Rafael del Riego) aveva, infatti, portato alla liberazione di Nariño.

E fu proprio il grande Bolívar che lo volle Presidente del noto “Congresso di Cúcutá” (maggio – ottobre 1821), il quale avrebbe dovuto elaborare la Costituzione per la citata Repubblica di Gran Colombia [2].

Nominato anche Vice Presidente provvisorio della nuova Repubblica (1821), Antonio Nariño, si dimise di lì a poco, per dissensi con lo stesso Bolívar [3].

In realtà, egli era stato messo in netta minoranza da Francisco de Paula Santander, il quale era assurto provvisoriamente al potere in assenza di Bolívar.

Questi condusse una campagna denigratoria, sia durante il Congresso che sulla stampa, onde delegittimare l’influenza dell’anziano rivale, che a quel punto decise di soccombere.

Conclusioni

Lo Statista Antonio Nariño si spense, a causa della tubercolosi, a Villa de Leyva (Cordigliera Orientale) il 13 dicembre 1823, appena 58 enne, stanco, deluso, amareggiato e oramai privo di forze, pianto dai suoi sei figlioli, nati dal matrimonio con l’adorata moglie, Magdalena Ortega y Mesa, spentasi prematuramente a Bogotà il 16 giugno del 1811.

I suoi resti mortali giacciono nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione, a Bogotà, più precisamente nella Cappella di Santa Elisabetta d’Ungheria, dov’è esposto anche un suo busto.

Ritenuto giustamente come uno dei “Precursori” dell’indipendenza colombiana, il Generale Antonio Nariño è ricordato in tutta la Colombia.

La cerimonia di inaugurazione della statua di Nariño  (Bogotà, 29 luglio 1910)

Molte sono le piazze e le vie che ne portano orgogliosamente il nome, così come un aeroporto, un museo e vari enti culturali, un Dipartimento all’estremità sudoccidentale del Paese e, soprattutto, un’Università, fondata nel 1976. con la missione di democratizzare la conoscenza espandendo l’accesso e l’inclusione dell’istruzione superiore, nonché promuovendo le pari opportunità.

L’UAN è stata la prima Università a sviluppare un progetto educativo inclusivo, rivolto a un ampio settore della popolazione, in particolare a coloro che provengono da comunità socialmente ed economicamente svantaggiate. È stata, forse, questa la più importante battaglia vinta da Antonio Nariño, colui che tradusse e fece conoscere ai Colombiani i “diritti dell’uomo e del cittadino” [4].

NOTE

[1] Il Vicereame della Nuova Granada (in spagnolo Virreinato de la Nueva Granada) fu una giurisdizione coloniale stabilita nel 1717 e dissolta nel 1819 nella zona settentrionale-occidentale del Sudamerica, che si estendeva attraverso i territori odierni di Panama, Colombia, Ecuador, e Venezuela.

Prima dei movimenti indipendentisti del 1800, il vicereame era esistito come entità politica e amministrativa che si occupava di controllare le autorità locali in Ecuador, Guyana, Panama, Trinidad e Tobago, Venezuela, una piccola parte del Brasile e del Perù.

[2] La Repubblica della Gran Colombia raggruppava gli attuali Colombia, Venezuela, Ecuador e Panama.

[3] In verità lo Statista si dimise dopo che le sue proposte politiche furono respinte dal Congresso di Cúcutá.

[4] Cfr. Jorge Tomas Uribe Angel, Antonio Nariño : Precursor De La Modernidad, Bogotà, 2004.

*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza- Storico Militare

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