Guardia di Finanza: a Torino eseguite 5 misure cautelari per estorsione e intestazione fittizia di beni

Di Gianluca Filippi

TORINO. I finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Torino, coordinati dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo piemontese, hanno eseguito cinque misure cautelari (delle quali 3 in carcere e 2 obblighi di dimora) che raggiungono altrettanti soggetti gravemente indiziati dei reati di reati di estorsione e trasferimento fraudolento di valori aggravati dal metodo mafioso, nonché di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche a cui si unisce la bancarotta fraudolenta.

Le indagini della GDF di Torino hanno portato all’esecuzione di 5 misure cautelari

A condurre le indagini sono stati gli specialisti del Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF), che si sono avvalsi di intercettazioni telefoniche e ambientali, servizi di osservazione e pedinamento peraltro avviati nel corso di pregresse attività investigative che avevano portato alla decapitazione di una cellula ‘ndranghetista basata a Vibo Valentia ma attiva nel Torinese.

Il nuovo filone investigativo ha invece condotto all’individuazione di diversi soggetti contigui agli ambienti della ‘ndrangheta stanziata in Piemonte, ma anche di raccogliere significativi elementi indiziari a carico di diversi “colletti bianchi”, grazie ai quali sarebbero state condotte attività delittuose messe in atto con lo scopo di agevolare gli interessi del suddetto gruppo ‘ndranghetista.

Operazioni che sarebbero state effettuate anche con l’ausilio di liberi professionisti, impiegando altresì dei “prestanome” finalizzati a celare l’identità del vero dominus delle imprese (già destinatario di una condanna definitiva per associazione di tipo mafioso) nonché per eludere le misure di prevenzione patrimoniali.

Per gli stessi investigatori delle Fiamme Gialle alcune delle suddette società sarebbero state inoltre utilizzate per la commissione di truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche nel periodo pandemico. I personaggi coinvolti, ricorrendo ad artifizi e raggiri di diverso tipo, sarebbero infatti riusciti ad ottenere finanziamenti a fondo perduto e garanzie statali previste durante il suddetto periodo emergenziale.

Operazioni illecite che avrebbero dunque avuto l’obiettivo di ottenere cospicui sostegni finanziari pubblici al citato elemento di spicco della ‘ndrangheta piemontese, ai quali non avrebbe potuto avere accesso in ragione della già intervenuta condanna per mafia nonché del suo assoggettamento alle previste misure di prevenzione.

Ferma restando la presunzione di innocenza fino a compiuto accertamento delle responsabilità, rimane opportuno evidenziare come la competente Autorità Giudiziaria abbia disposto i suddetti provvedimenti cautelari ravvisando gravi indizi di colpevolezza, nonché il pericolo di fuga degli arrestati e la reiterazione delle loro condotte criminali.

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