Vittime del Dovere: prosegue l’attività nei campi di calcio contro la violenza. Il ricordo dell’Ispettore di Polizia, Filippo Raciti morto a Catania nel 2007 nel corso di scontri tra tifosi etnei e palermitani

Di Fabiana Raciti*

ROMA. In occasione della 27ª Giornata di Serie A TIM, l’Associazione Vittime del Dovere, con il sostegno della Lega Serie A, ha lanciato un messaggio potente contro la violenza negli stadi.

Questa iniziativa, che va oltre l’aspetto calcistico, commemora la memoria di mio padre, Filippo Raciti, richiamando al tempo stesso, ai valori essenziali della nostra società, quali lo sport, la legalità ed il rispetto.

L’Ispettore Filippo Raciti, nasce a Catania il 17 gennaio del 1967 e, spinto dalla sua più grande passione, alla giovane età di 19 anni, si arruola in Polizia (6 giugno 1986).

L’Ispettore Filippo Raciti insieme ai colleghi del X Reparto Mobile di Catania, durante una sessione di addestramento

Negli anni non è stato ricordato solo come il poliziotto tragicamente scomparso durante uno scontro tra tifosi, ma come un uomo che ha incarnato un forte senso del dovere, trasformando il suo lavoro in uno stile di vita. La sua divisa era più di un indumento formale.

Era un simbolo di impegno, di responsabilità nei confronti della comunità e, al di fuori dell’orario di lavoro, per molti era il fratello maggiore del X Reparto Mobile di Catania.

Viene tutt’ora ricordato come un grande educatore e validissimo caposquadra, non solo perché attento conoscitore di tecniche e norme, ma quale riferimento esemplare, dotato di umanità e senso etico nel proprio lavoro, di fatto sempre vicino alla gente.

La sua tragica scomparsa ha marcato il 2007 come “l’anno zero per l’Ordine Pubblico”, spingendo il legislatore ad intervenire immediatamente, affinché situazioni del genere non si ripetessero più.

Poliziotti del Reparto Mobile impiegati in attività di ordine pubblico

Divenuto a livello sociale, uno scenario in cui la solidarietà e la forza di una comunità possono emergere, la scomparsa di mio padre Filippo rimane l’esempio tangibile di chi si trova dietro l’uniforme: persone, amici, figli, madri, padri, sorelle e fratelli.

L’esperienza del caso Raciti insegna molto e le nuove generazioni hanno bisogno di essere educate alla vita e all’amore, affrontando il disagio esistenziale che emerge dai profondi cambiamenti socio-culturali.

Soprattutto, in un mondo globalizzato in cui la violenza appare in forme nuove ed inaspettate, coinvolgendo l’intero pianeta in modi spesso drammatici.

Nelle conclusioni della mia tesi di laurea, che decisi di dedicare alla sicurezza negli eventi sportivi, sia nazionali che internazionali, scrissi: “E’ veramente possibile tracciare una chiara linea di demarcazione che differenzi, per esempio, una spedizione razzista ai danni di extracomunitari da un attacco tra tifoserie avversarie?”.

E aggiunsi: “Gli ultras violenti hanno legami flebili e distorti con lo sport, esattamente come i fondamentalisti che lottano per l’imposizione brutale del proprio credo, hanno ben poco a che fare, con i principi religiosi. Gli stadi, al pari dei luoghi di culto, sono per definizione sedi di incontro e aggregazione e non esiste nessun fattore che, di per sé, favorisca al loro interno, anche indirettamente, la manifestazione di atteggiamenti aggressivi e pericolosi per la sicurezza pubblica“.

Messaggi chiari, dunque, che evidenziano una manifestazione di disagio, non diversa da altre condotte aggressive e lesive.

Il rispetto, il valore della condivisione ed il benessere fisico e mentale, devono essere insegna sin da giovani, affinché divenGno parte integrante delle vite dei cittadini del domani. La nostra società ha il dovere di affrontare questa problematica con interventi mirati, partendo dalle famiglie e coinvolgendo tutte le Istituzioni.

Le iniziative come quella promossa dall’Associazione Vittime del Dovere, non solo commemorano la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per la comunità, ma ci spingono a riflettere sulle azioni quotidiane, sull’importanza di educare alle relazioni umane e sull’opportunità di trasformare lo sport in uno strumento di crescita e cambiamento positivo per la società.

Spero che questo messaggio di memoria e impegno possa influenzare le scelte e le azioni di tutti coloro che si impegnano per un futuro migliore.

*Figlia di Filippo Raciti, Ispettore Capo della Polizia di Stato, morto in servizio nel 2007 durante gli incidenti scatenati da una frangia di ultras catanesi contro i poliziotti, intervenuta per sedare i disordini alla fine del derby siciliano di calcio Catania-Palermo.

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