SPECIALE GIORNATA DELLA MEMORIA. IL CONTRIBUTO DEI SOLDATI EBREI AMERICANI ALLA LIBERAZIONE DI ROMA (22 GENNAIO – 4 GIUGNO 1944)

Di Gerardo Severino*

ROMA (nostro servizio particolare). “Tutti noi che d’ora in avanti vivremo in pace terremo a mente di avere un debito con questi uomini che pagheremo ricordando con gratitudine il loro sacrificio e con l’alto obbiettivo di mantenere viva la causa per la quale morirono”.

Così affermò il Generale Dwight D. Eisenhower, volendo ricordare i tanti caduti americani che avevano immolato la propria vita per la liberazione di quell’Europa sconvolta, oltre che dagli effetti della Seconda guerra mondiale in sé, soprattutto dalla barbarie nazi-fascista, la stessa che era stata capace di annientare quasi del tutto un Popolo, quello ebraico, altre etnie e minoranze, persone con handicap fisici, oppositori politici, ma anche  migliaia e migliaia di deportati, moltissimi dei quali anche italiani.

Dwight D. Eisenhower

Molti di loro – ci riferiamo di nuovo ai soldati americani – sono oggi sepolti in Italia, soprattutto in quello che è certamente il più grande cimitero-sacrario eretto nel nostro Paese: quello di Nettuno (Roma), alle porte di Roma, ove giacciono le salme di ben 7.862 soldati provenienti da vari fronti di guerra, dalla Sicilia alla stessa Roma.

Ebbene, nel Sacrario di Nettuno, fra le migliaia di croci di marmo bianco, spiccano anche non poche Stelle di Davide, realizzate sempre in marmo bianco e riportanti i nomi dei soldati ivi inumati.

Tra i Caduti sepolti al cimitero di Nettuno anche soldati ebrei

A loro dedichiamo questo modestissimo contributo di conoscenza, il quale non a caso viene pubblicato il 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria delle vittime della Shoah.

 Dagli States a Roma. Il contributo in armi degli ebrei Americani alla liberazione della “Città Eterna”

Si è celebrato, lo scorso 22 gennaio, tra Anzio e Nettuno, l’80° anniversario del noto sbarco, che le truppe alleate eseguirono, tra le coste di Torre Astura e Tor San Lorenzo di Ardea, nell’ambito della nota “Operazione Shingle”, ideata nel tentativo di distogliere le truppe germaniche dalla “testa di ponte” di Cassino e, quindi, dalla famigerata “Linea Gustav”.

Un momento dei combattimenti nella zona di Anzio

L’occasione ha consentito a molti visitatori di portare un proprio omaggio al monumentale cimitero americano di Nettuno, ove sono sepolti, come si raccontava in premessa, migliaia di giovani vite che si sono immolate nel corso della “Campagna d’Italia”, a partire dall’Operazione “Husky”, in Sicilia, iniziata il 9 luglio 1943, ma soprattutto nell’ecatombe rappresentata proprio dal fronte di Anzio, il quale vide contrapporsi, in durissimi scontri corpo a corpo, in duelli aerei e navali, accompagnati da fitti bombardamenti delle retrovie, gli Anglo-Americani alle truppe germaniche e italiane.

Il 9 luglio 1943 iniziò lo sbarco in Siclia, noto come Operazione Husky

Nei quattro mesi e mezzo di tenuta del fronte, Anzio, Nettuno, l’area dei Castelli Romani, ma soprattutto gran parte della provincia di Latina, Aprilia in primis, subirono danni incalcolabili, anche riguardo al numero delle vittime civili, tanto che la stessa città di Anzio verrà decorata, nell’aprile 2004, con la Medaglia d’Oro al Merito Civile.

In quel lunghissimo periodo, migliaia e migliaia di soldati anglo-americani caddero in battaglia, mentre altri, catturati dai tedeschi e fatti sfilare come trofei di guerra per le vie di Roma, come documentano le foto d’epoca, seguirono la via dell’internamento, se non altre..

Nel corso della Seconda Guerra mondiale, si arruolarono nelle Forze Armate statunitensi ben 350 mila uomini di religione ebraica, fossero già cittadini Americani di nascita, naturalizzati o comunque sfuggiti miracolosamente alla “Soluzione Finale”, dei quali di questo raramente se ne parla, purtroppo – ben 38 mila sarebbero caduti nei vari fronti dell’Europa, così come in Asia, in Africa e nelle acque degli Oceani, ove fu combattuto il nemico giapponese.

Un’immagine nota a tutti della battaglia di Iwo Jima

Non siamo riusciti con esattezza a conoscere il numero degli ebrei sepolti tra Nettuno e Anzio (ove esiste, nel quartiere di Falasche, il cimitero del  Commonwealth, con le salme dei soldati combattenti tra le fila britanniche), ma certamente non furono pochi, volendo contare ad occhio le citate Stelle di Davide.

Poco si sa, tuttavia, della sorte toccata ai soldati ebrei Americani catturati dai tedeschi. Non crediamo sia stata fatta mai una ricerca ad hoc, ma sarebbe interessante seguirne le tracce, ipotizzando il loro trasferimento nei campi di concentramento, inizialmente nel Nord Italia e, in seguito, direttamente in Germania.

Sarebbe interessante sapere, infine, cosa possa essere successo loro, nel caso in cui ne sia stata scoperta l’appartenenza alla religione ebraica, conoscendo con certezza di come fu alquanto certosina la maniacale opera teutonica, finalizzata a separare i militari ebrei dagli altri commilitoni, per poi inviarli nei  durissimi campi di lavoro, laddove le probabilità di sopravvivere erano veramente scarse.

Ebbene, del contributo offerto dagli ebrei in generale alla Seconda guerra mondiale non se ne è quasi mai parlato nei libri di storia, così come raramente è stato fatto nei film di guerra, fatta eccezione per il bellissimo film “Salvate il sodato Ryan”, di Steven Spielberg, ove emerge la figura del soldato Mellish.

La copertina del film “Salvate il sodato Ryan”, di Steven Spielberg

Diversamente, invece, è stato fatto per i membri della “Brigata Ebraica”, la gloriosa “Jewish Infantry Brigade Group”, reparto sorto nell’ambito dell’Esercito inglese, formatosi nel settembre del 1944 tra gli ebrei Yishuv della Palestina e comandato da ufficiali anglo-ebrei, il quale operò nelle ultime fasi della stessa “Campagna d’Italia”, per poi essere sciolto nel 1946.

Lo stemma della Brigata ebraica

Ebbene, in un clima di crescente odio antisemita, in un conteso di evidente ignoranza verso la storia in generale, la memoria della gloriosa Brigata è stata e viene molto spesso offesa e vilipesa, sia da manifestanti pro-Palestina, da quelli di estrema destra ma soprattutto dagli anti israeliani, i quali preferiscono accomunare l’appartenenza alla religione con lo stesso Stato d’Israele.

Ed è proprio a queste persone che consigliamo calorosamente di venire a Nettuno, potendo così deporre un fiore o pronunciare una preghiera anche per i tanti giovani ebrei americani, ai quali dobbiamo la liberazione, dalla follia dittatoriale, della nostra bellissima Roma e della nostra Patria, ancor prima di  quella dell’Europa intera. In questo siamo completamente d’accordo con il Generale Eisenhower.

*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza – Storico Militare

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