SPECIALE: Stati Uniti, analisi dei discorsi presidenziali. Un vero e proprio atto rituale

Di Francesca Ditifeci*

Firenze. Che cos’è un discorso presidenziale di insediamento? E chi lo prepara?

Il giuramento del Presidente Joe Biden e della sua vice Kamala Harris (Foto Credit Internet)

Il discorso di insediamento del Presidente degli Stati Uniti d’America, l’Inaugural Address, è un genere specifico all’interno del discorso politico e, come tutti gli altri discorsi, viene preparato da una squadra molto ben articolata e variegata di esperti dei vari saperi, da analisti politici, a linguisti, psicoanalisti, antropologi, statistici, economisti ed altri che vengono a comporre la squadra del Presidente, rappresentando quindi il Presidente stesso.

Il discorso di insediamento, che ho potuto studiare insieme alla Dott. Ilde Kantzas [1], psicoanalista e neuroscienziata, è a tutti gli effetti un RITO, una LITURGIA che presenta sempre una STRUTTURA RITUALE quasi IDENTICA, e restrizioni anch’esse rituali, e che si scompone in:

  1. Saluti iniziali: Initial greetings
  2. Ringraziamenti al Predecessore: Thanks to Predecessor
  3. Riferimenti ai Presidenti: References to Presidents

 

  1. Continuità: Continuity
  2. Cambiamento, Rinnovamento: Change, Renewal

 

  1. Problemi: Problems
  2. Lavoro da svolgere: Work to do

 Come possiamo vedere, la struttura che presenta il discorso inaugurale è una struttura tripartita che incarna la categoria del Tempo con le sue sottocategorie di Passato,

Presente e Futuro in cui i primi tre punti del primo blocco sono da ricondursi all’eredità del passato, i due punti del secondo blocco costituiscono il centro del discorso presidenziale e vertono sul presente, mentre gli ultimi due punti, quelli del terzo blocco, si riferiscono al futuro, al lavoro da svolgere. La lettura di questi discorsi deve quindi tenere conto sia dell’asse sincronico e sia di quello diacronico.

Il discorso dell’inaugurazione è quindi un vero e proprio atto rituale, in cui gesti, simboli e parole si ricollegano ad una storia, quella degli Stati Uniti.

Si trasmettono i valori veicolati da alcuni oggetti simbolici quali ad esempio la Bibbia del giuramento e i codici del nucleare.

In questa struttura fissa si possono anche introdurre delle variazioni, che chiariscono e danno lo stile del mandato presidenziale.

Il senso di appartenenza e l’identità nazionale si concentrano in modo particolare sulla figura simbolica e istituzionale del presidente e della sua retorica.

Fin dalla presidenza di George Washington è evidente il ricorso ad un linguaggio basato sull’unicità degli Stati Uniti e sulla missione salvifica di cui il Presidente viene ad essere investito dal popolo insieme al volere, al sapere e al potere di portare a termine il suo mandato.

Nel discorso di insediamento troviamo inoltre un riferimento costante a dei valori fondativi comuni, riconducibili ai principi costituzionali e ai founding documents, quali principalmente la Declaration of Independence e la Constitution of the United States.

Questi valori si ripetono come una traccia, una traccia mnestica e trovano espressione in alcune parole organizzabili in tre insiemi:

  • Il primo è quello dell’autorità divina e quindi dell’autorità paterna e si declina attraverso i lessemi che indicano il patto, l’obbedienza, il servizio, la protezione ascrivibile al frame dei genitori che si prendono cura dei figli, pensiero cardine della democrazia americana;
  • Il secondo è quello del popolo e della nazione e si identifica con un We, Noi generico,
  • Il terzo è l’insieme di quei valori di cui la nazione si riconosce come portatrice e quindi il Bene Comune.

Tutto questo è un sistema che si ripete e nella ripetizione si trova sicurezza, rassicurazione, tranquillità.

Si fa campagna elettorale, ci si scontra, si lotta per la vittoria, ma una volta che questa arriva il vincitore assume lo scettro, il vinto lo onora e il popolo americano riconosce il nuovo Presidente come Padre della Nazione, in grado di guidare gli Stati Uniti d’America, faro per il mondo intero.

Beh questo sistema è andato in crisi, qualcosa si è rotto, già con la vittoria di Donald Trump dove questo, democraticamente eletto, non è stato da tutti riconosciuto in questo suo ruolo Padre della Nazione, in questa sua funzione di guida, di colui che si prende cura del suo popolo, fino ai fatti del 6 gennaio e fino a questo momento presente, in cui il vecchio Presidente sconfitto non è presente alla Cerimonia di Insediamento del nuovo Presidente vincitore.

L’ex Presidente USA, Donald Trump

NOTE

[1] I lavori cui faccio riferimento sono: F. Ditifeci e I. Kantzas, “Constitution and reconstitution. Parametri linguistici della crisi in alcuni discorsi di insediamento presidenziale americano”, in Rivista del Dipartimento di studi sullo stato, 2010, 1-24, http://www.unifi.it/rivsts/saggi/Ditifeci%20-%20Constitution/Constitution .pdf (ultimo accesso 20 gennaio 2021) e F. Ditifeci e I. Kantzas “Trama e traccia nel discorso politico americano” in F. Ditifeci (ed.) Il testo al centro, Edizioni dell’Assemblea, Firenze, pp. 185-195.

*Docente di Linguistic Analysis – Scuola di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze

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