Carabinieri: Operazione antimafia nel Catanese e nell’Agrigentino. In carcere nove componenti del clan Santapaola-Ercolano per vario reati

CATANIA. Su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, oltre 100 Carabinieri hanno eseguito, nel Catanese e nell’Agrigentino, un decreto di fermo di indiziati di delitto emesso dal Pubblico Ministero nei confronti di 9 soggetti, alcuni dei quali legati anche da vincoli di parentela ad esponenti di vertice della famiglia “Santapaola-Ercolano”.

L’Operazione antimafia dei Carabinieri ha poratto in carcere 9 persone

Sono stati condotti nelle carceri del capoluogo etneo.

Tutti sono gravemente indiziati, allo stato degli atti e in relazione ad una fase processuale che non consente l’intervento delle difese, dei delitti di associazione di tipo mafioso, detenzione ai fini di spaccio di droga, detenzione e porto illegale d’arma da fuoco, con l’aggravante di aver commesso il fatto con la finalità di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa di appartenenza.

L’odierno provvedimento è frutto di un’indagine avviata nel maggio dello scorso anno, coordinata dalla Procura Distrettuale e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Catania.

Secondo quanto emerso dalle indagine c’è stata la pianificazione, in stadio avanzato, di un attentato omicidiario ai danni di uno dei componenti del contrapposto clan “Cappello – Bonaccorsi” ad opera di alcuni uomini di spicco dell’associazione mafiosa “Santapaola-Ercolano”.

Quanto trovato dai Carabinieri nel corso di una perquisizione

In particolare, il progetto sarebbe stato originato da quanto accaduto la sera del 21 ottobre scorso nella zona del “Passereddu”, quartiere San Cristoforo, quando a seguito i una discussione tra appartenenti ai citati sodalizi, uno di loro avrebbe esploso 4 colpi di arma da fuoco all’indirizzo di appartenenti alla famiglia di “Cosa Nostra” catanese.

Due di questi ultimi, rimasti illesi, si sarebbero immediatamente determinati a porre in essere una vendetta armata al fine punire l’affronto subito, nonostante indicazioni di segno contrario provenienti da altri esponenti del sodalizio investigato.

Nel complesso, l’attività investigativa, condotta e finalizzata grazie ad attività tecnica e ai serrati riscontri sul territorio, sarebbe riuscita a dimostrare il tentativo degli indagati di riorganizzare gli assetti dei gruppi dell’associazione mafiosa “Santapaola – Ercolano”, duramente colpita nel tempo dall’incessante azione repressiva della magistratura e delle Forze di Polizia.

Nel corso dell’attività di indagine più volte sarebbe stato possibile apprezzare una netta distinzione tra l’azione della “vecchia mafia”, dei “grandi” (ovvero dei sodali più anziani e di risalente affiliazione), da un lato, e l’azione della “mafia giovane”, spregiudicata, irruente, avvezza alla esibizione di status symbol sui social e alla vita gaudente, dall’altro.

Le penetranti attività investigative consentivano inoltre di apprezzare le interazioni tra vari gruppi della famiglia di Cosa Nostra etnea nonché tra detti gruppi e clan antagonisti, rivelando in più momenti gravi fibrillazioni caratterizzate anche da una “corsa alle armi”.

A tal riguardo va evidenziato che proprio a margine di alcuni di questi momenti di fibrillazione venivano condotte delle attività di riscontro e controllo e, in particolare in data 19 ottobre 2022, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catania arrestarono, in arresto in flagranza, per detenzione illegale di armi e munizioni, un 35 enne catanese già noto alle Forze dell’Ordine e vicino al “gruppo Nizza” della famiglia “Santapaola-Ercolano”.

I militari lo fermarono in Viale Moncada, a Catania, dove veniva trovato in possesso di un revolver Franchi, con caricatore inserito e 9 colpi calibro 38 special all’interno, nascosto nella cinta dei pantaloni.

Nel medesimo contesto, i Carabinieri perquisirono l’interno di un locale destinato alla raccolta dei terminali della rete fognaria di due scale di una stessa palazzina, ove scoprirono 5 fucili da caccia, di cui tre  “a canne mozze”, poiché artigianalmente modificati, una pistola mitragliatrice di provenienza cecoslovacca, una pistola modello Glock modificata, 352 munizioni di vaio calibro, circa 6 chilogrammi di hashish suddiviso in panetti, un giubbotto antiproiettili, un lampeggiante blu per auto, vari kit per la pulizia delle armi e svariato materiale per travisamento, tra cui scaldacollo e guanti in pile.

Da ultimo, nell’ambito dello stesso contesto investigativo, il 20 novembre scorso, i Carabinieri arrestarono per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e resistenza a pubblico ufficiale, due soggetti i quali, all’esito di un inseguimento in territorio di Canicattì (Agrigento), furono bloccati e trovati in possesso di circa 1 chilo di cocaina.

Era la fornitura ricevuta appena un’ora prima nel capoluogo etneo  e consegnatagli da alcuni dei destinatari del decreto di fermo di oggi.

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