PERUGIA. “Gli hashtag sono persone. Seguite e rilanciate le campagne su Internet”. E’ questo un appello forte dal panel “Afghanistan e Iran: donne, vita e libertà” all’International Journalism Festival di Perugia.
La pressione dell’opinione pubblica è fondamentale, può cambiare le sorti di centinaia di persone incarcerate, insegnanti afghani colpevoli solo di promuovere l’educazione, attivisti che combattono per la libertà, artisti e donne vittime di violenza.
“Quello che accade alle donne afghane riguarda tutti”, ha detto la giornalista Barbara Schiavulli esortando i media a non lasciar cadere nell’oblio il Paese.
“Speriamo che non se ne vadano le Nazioni Unite”, ha aggiunto Arianna Briganti di Nove Onlus, descrivendo l’impatto dei Talebani sulle capacità operative delle ONG.
Il ruolo dell’Associazione Nove Onlus è quello di fronteggiare l’attuale emergenza e gli interessi economici che si muovono dietro le quinte del Paese.
Intanto in Iran le donne stanno portando avanti una rivoluzione culturale che vuole cambiare le sorti del Paese, ha spiegato l’attivista iraniana Pegah Moshir Pour.
I governi democratici, ha aggiunto, devono fare la loro parte. “Mettere nella lista dei terroristi i Guardiani della rivoluzione islamica iraniana – ha proseguito – è una soluzione per indebolire dall’interno il regime”.
“Ci sono migliaia di donne vittime di ogni forma di violenza che non hanno più la possibilità di denunciare gli abusi e di ricevere aiuto”, ha detto la rifugiata di Nove Onlus Aqela Sadat.
La sua storia è il compendio delle peggiori brutalità alle quali una donna possa essere sottoposta.
Una vicenda che ha trovato un lieto fine con i corridoi umanitari che l’hanno portata in salvo con i suoi figli lo scorso novembre.
I diritti umani non sono negoziabili, ha concluso la Schiavulli, aggiungendo che “quanto sta succedendo in quello spicchio di mondo è inaudito e nessuna di noi, ognuna con le sue storie, si fermerà. Siamo donne. Siamo esseri umani. Vogliamo il posto che ci spetta nel mondo”.
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