Iraq: il 4 marzo 2005 moriva Nicola Calipari. Il ricordo del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: “Il suo sacrificio è l’esempio di un servitore dello Stato di altissimo valore”

ROMA. Il 4 marzo 2005 Nicola Calipari, funzionario del SISMI (il Servizio segreto militare italiano) fu ucciso mentre si recava in macchina all’aeroporto di Baghdad, nelle fasi immediatamente successive alla liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, del quotidiano il Manifesto.

Nicola Calipari

Dopo oltre 20 anni di servizio in Polizi, fu collocato in posizione fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, passando così al Servizio per le informazioni e la sicurezza militare.(SISMI).

Successivamente fu nominato capo Dipartimento della 2ª Divisione “Ricerca e Spionaggio all’Estero”. Ovvero il numero due nell’ambito operativo per le operazioni fuori area del Direttore generale Nicolò Pollari).

L’ex Direttore generale Nicolò Pollari

Calipari si andò ad occupare delle operazioni in in Iraq.

Nel corso del suo incarico in qualità di responsabile dell’area si occupò, nel 2004, delle trattative felicemente concluse per la liberazione delle cosiddette “due Simona”: Simona Pari e Simona Torretta e dei tre addetti alla sicurezza Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio.

Non rieuscì invece a riportare a casa qualche mese prima Fabrizio Quattrocchi ed Enzo Baldoni.

“Nicola Calipari è una figura di funzionario della Polizia di Stato e poi dei Servizi che ci rende fieri e orgogliosi – ha ricordato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi -. Il suo sacrificio è l’esempio di un servitore dello Stato di altissimo valore che ha dimostrato sempre un forte attaccamento alle istituzioni e una grande generosità”.

Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi

“Medaglia d’oro al valore militare alla memoria, nell’esercizio delle sue delicate funzioni – ha aggiunto il responsabile del Viminale – è stato sempre animato da un non comune senso del dovere. La professionalità e l’umanità con cui ha sempre svolto il suo lavoro è viva nel ricordo di tutti coloro che lo hanno conosciuto”.

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