Guardia di Finanza: a Treviso sequestrati due laboratori tessili gestiti da stranieri. Denunciati i titolari

Di Gianluca Filippi

TREVISO. Due laboratori tessili gestiti in condizioni di degrado oltre che di pericolo, entrambi facenti capo a due cittadini stranieri, sono stati sequestrati dai Finanzieri del Comando Provinciale di Treviso al termine di una delle tante attività di controllo economico del territorio.

Il servizio in argomento, che i militari della Guardia di Finanza trevigiana hanno condotto con l’ausilio dei Vigili del Fuoco, dei funzionari dell’Ispettorato del Lavoro e dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione Ambientale del Veneto (ARPAV), ha infatti permesso di far emergere una situazione di gravi irregolarità nella quale operavano gli opifici in questione, peraltro piuttosto attivi grazie alle commesse ricevute dalle imprese locali del settore.

Il sequestro di uno degli opifici da parte dei Finanzieri

Sono stati i conseguenti accertamenti a dimostrare alla competente Autorità Giudiziaria l’esistenza di reiterate violazioni delle norme antincendio, nonché di quelle di prevenzione degli infortuni sul lavoro, ma anche d’irregolarità in materia urbanistica, circostanze queste che hanno dunque comportato la denuncia all’Autorità Giudiziaria nei confronti dei due titolari.

Tra i numerosi e ignorati fattori di potenziale pericolo rilevati dagli operatori la mancanza di indicazioni sulle vie di fuga, delle luci di sicurezza in prossimità delle porte di emergenza, degli estintori portatili e dei relativi cartelli che ne indicano la loro posizione, a cui si sono aggiunte l’impraticabilità delle vie di fuga e la mancata formazione del personale addetto all’antincendio.

Nei citati opifici, peraltro caratterizzati da scarse condizioni igieniche, erano inoltre presenti macchinari sprovvisti delle necessarie sicurezze e neppure un responsabile designato al servizio di prevenzione e protezione degli infortuni.

In un tale quadro è anche emerso come il titolare di un terzo laboratorio abbia smaltito per mesi ed in maniera illecita gli scarti derivanti dalla realizzazione di circa 75 mila capi d’abbigliamento; materiali di risulta che erano stati bruciati sul retro dell’opificio anziché essere conferiti ai centri di raccolta e smaltimento autorizzati, motivo per il quale, nei confronti dello stesso responsabile, è stato contestato il reato di combustione illecita di rifiuti.

Un militare della Guardia di Finanza durante l’intervento

Terminate le attività di constatazione e verbalizzazione da parte dei competenti Enti, i militari delle Fiamme Gialle hanno dunque provveduto ad approfondire tutti gli aspetti economico-finanziari riguardanti le suddette attività imprenditoriali, permettendo così di accertare la presenza di consistenti pendenze tributarie ammontanti a circa 850 mila euro, il che ha completato uno scenario di diffuse irregolarità in considerazione del fatto che i soggetti coinvolti non adempievano ai loro obblighi verso il Fisco.

Ad ogni buon fine la descritta vicenda giudiziaria verte ancora nella fase delle indagini preliminari, comportando dunque per gli indagati la presunzione d’innocenza costituzionalmente garantita e che non potrà venir meno se non al pronunciamento di una sentenza definitiva di condanna.

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