Guardia di Finanza: scoperta un’associazione a delinquere di matrice cinese attiva nell’emissione di fatture per operazioni inesistenti e nel riciclaggio. Eseguite decine di perquisizioni

Di Antonella Casazza

BRESCIA. Decine di perquisizioni nelle province di Brescia, Bergamo, Milano, Cremona, Pistoia, Verona, Bolzano, Reggio Emilia, Prato e Udine, sono state eseguite stamani dai finanzieri del Comando Provinciale di Brescia e dai loro colleghi del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO), all’esito di un’indagine particolarmente complessa che ha permesso di scoprire un’associazione a delinquere al cui interno agivano cittadini cinesi.

L’operazione delle fiamme gialle, coordinata dalla Procura della Repubblica bresciana, ha interessato trentuno soggetti (dei quali 21 persone fisiche e 10 entità giuridiche) che – a vario titolo – sono ritenuti responsabili di prestazione abusiva di servizi di pagamento, autoriciclaggio e riciclaggio, il tutto aggravato dalla transnazionalità del reato oltre che dal vincolo associativo.

Tecnico dello SCICO con apparecchiatura scanner per la ricerca di intercapedini

L’indagine in cronaca – avviata a novembre dello scorso anno – ha permesso di fare piena luce su una rete di soggetti (attivi su tutto il territorio nazionale), in grado di realizzare una vera e propria attività bancaria completamente abusiva che proponeva alla sua clientela un “pacchetto” all’interno del quale i membri della comunità cinese presenti nelle sopracitate provincie potevano accedere ad una serie di servizi di pagamento consentiti ai soli istituti di credito, ma anche di costituire altri gruppi specializzati nell’emissione e nell’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, con conseguente “servizio” di monetizzazione oltre che di riciclaggio dei proventi illeciti.

Secondo gli investigatori della GDF il sistema fraudolento messo a punto dagli indagati veniva attuato attraverso il riutilizzo del denaro contante raccolto presso le varie comunità cinesi in Italia, ottenendo in tal modo la liquidità necessaria alle esigenze di monetizzazione conseguenti al suddetto giro frodatorio di fatture false.

Un escamotage assai ingegnoso dunque, con pagamenti che sarebbero già stati precedentemente immessi nel circuito finanziario finito nel mirino degli inquirenti; soldi che venivano successivamente drenati dall’economia legale andando in tal modo ad eludere la normativa antiriciclaggio.

I finanzieri bresciani e dello SCICO al conteggio del contante rinvenuto durante le perquisizioni

Anche in questo caso le investigazioni dei finanzieri hanno fornito all’Autorità Giudiziaria inquirente prove sull’esistenza di un circuito finanziario (utilizzato dalla stessa associazione criminosa) finalizzato al trasferimento di soldi in Cina con completa garanzia di anonimato, tutto ciò ricorrendo a due diverse modalità operative di trasferimento.

La prima basata sull’utilizzo di applicazioni informatiche crittografate mentre la seconda attuata mediante trasferimenti di denaro non-tracciato e su base fiduciaria, secondo le “regole” tipiche di un collaudatissimo sistema tradizionale denominato “Fei Chen”.

Da rilevare inoltre come durante le perquisizioni siano stati arrestati tre soggetti sorpresi dai finanzieri in flagranza di reato e che ora rispondono del reato di riciclaggio, mentre altri quattro loro connazionali sono stati denunciati per esercizio di giochi d’azzardo, riciclaggio nonché per ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato.

Particolarmente utile per il buon esito dell’operazione è stato inoltre il supporto operativo fornito dalle speciali unità cinofile cash-dog del Corpo, grazie alle quali è stato possibile scovare contante per oltre un milione e 200mila euro, sei preziosi orologi Rolex ai cui vanno aggiunti decine di dispositivi informatici e smartphone, nonché 5 macchinette conta-soldi.

Le unità cinofile cash-dog durante l’operazione

Resta in ogni caso doveroso precisare come per tutti i soggetti coinvolti nell’inchiesta viga la presunzione d’innocenza, che ne garantirà la posizione in tutte le varie fasi investigative e processuali sin quando le loro responsabilità non vengano ad essere dichiarate da una sentenza di condanna irrevocabile.

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