Difesa. Iniziato il primo Corso europeo sulla “prospettiva di genere” nelle missioni internazionali. Sottosegretario Isabella Rauti: “Il Ministero impiega da tempo le figure specialistiche dei gender advisor e dei gender focal point”

ROMA. “L’inserimento della prospettiva di genere nelle operazioni di pace e nella ricostruzione post conflitto e la formazione specialistica in questo settore sono cruciali ed il Corso europeo inaugurato oggi, organizzato dalla Difesa per la prima volta in Italia, rientra in quest’ottica”.

L’intervento del sottosegretario alla Difesa, Isabella Rauti

Lo ha detto il sottosegretario di Stato alla Difesa, Isabella Rauti, nel saluto inaugurale di apertura del Corso “A comprehensive approach to gender in operations”, promosso dal Centro Alti Studi per la Difesa (CASD), Scuola Superiore Universitaria per la formazione dei quadri dirigenziali delle Forze Armate italiane e straniere.

Rauti, che in ambito Difesa ha le deleghe alla formazione ed alla promozione delle politiche di parità di genere e pari opportunità, ha sottolineato che il Ministero della Difesa “impiega da tempo le figure specialistiche dei gender advisor e dei gender focal point” nelle missioni internazionali.

Inoltre, come specificità tutta italiana, questi professionisti sono funzionali, non solo nelle missioni operative ma regolarmente attivati anche nei Reparti in Patria, per seguire le tematiche di pari opportunità nonché i principi di tutela antidiscriminatoria.

Al Corso – interforze ed internazionale – partecipano  militari italiani di tutte le Forze Armate e dell’Arma dei Carabinieri e frequentatori stranieri appartenenti alle Forze di Polizia, Forze Armate e personale dei Ministeri degli Affari Esteri, provenienti da 12 Paesi europei.

Il sottosegretario ha sottolineato la novità e l’importanza del Corso per l’introduzione della prospettiva di genere come chiave interpretativa “dei conflitti armati dell’epoca post-bipolare e come lettura nella pianificazione e nella condotta delle Operazioni, in considerazione che i conflitti hanno una diversa ricaduta sugli uomini e sulle donne, sui bambini e sulle bambine. L’adozione della prospettiva di genere – come ricorda la Risoluzione 1325 delle Nazioni Unite su Donne, pace e sicurezza – può e deve rivestire un ruolo chiave nella risoluzione dei conflitti e nella fase di ricostruzione ma anche nella prevenzione”.

“Lo sforzo culturale da compiere è continuo, affinchè la prospettiva di genere – ha concluso Rauti – non sia  marginalizzata e settoriale ma diventi, come intende la Difesa, di sistema, nei processi di costruzione di pace e nel mantenimento di stabilità e sicurezza”.

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