Difesa europea. Ammiraglio Matteo Bisceglia (direttore OCCAR): “Necessario che i Paesi UE incrementino presto il loro livello di cooperazione in materia di armamenti”

Di Fabrizio Scarinci

PARIGI. Nel più difficile momento storico mai vissuto dal vecchio continente dalla fine del secondo conflitto mondiale, con la guerra in Ucraina che, a quasi un anno dal suo inizio, si starebbe avviando verso una nuova fase di escalation e un livello di tensione tra Russia e Occidente forse mai così elevato, gli Stati dell’Unione Europea farebbero certamente bene a porre in essere uno sforzo comune finalizzato all’ottenimento di una maggiore armonizzazione dei loro strumenti militari e delle loro capacità tecnologico-realizzative nel settore della Difesa.

È questo, a grandi linee, il pensiero dell’Ammiraglio Matteo Bisceglia, direttore dell’Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti (meglio nota come OCCAR), che ha avuto modo di esprimere le sue opinioni riguardo all’attuale stato della Difesa europea in occasione di una sua recente intervista con l’Agenzia di stampa “Dire”.

L’Ammiraglio Matteo Bisceglia, direttore dell’Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti

 

In particolare, nel corso della conversazione l’Ammiraglio ha ricordato come, per gli europei, risulti da sempre piuttosto complicato sviluppare piattaforme e sistemi di livello paragonabile a quelli realizzati negli USA, sottolineando come questa situazione sia stata determinata non solo dagli scarsi budget destinati alla Difesa dalla maggior parte dei governi del vecchio continente, ma anche dall’insufficiente livello di cooperazione con cui viene normalmente gestito lo sviluppo degli armamenti in dotazione alle Forze Armate dell’UE.

In sostanza, per Bisceglie il fatto che, in molte circostanze, i diversi Paesi europei preferiscano perseguire in modo “autarchico” lo sviluppo dei mezzi con cui equipaggiare la proprie Forze Armate non farebbe altro che creare inutili duplicazioni, con la perdita di risorse potenzialmente utili al conseguimento di standard tecnologici maggiormente elevati e notevoli problemi in fatto di interoperabilità per gli stessi militari.

Un caccia multiruolo Dassault Rafale. Sviluppato in modo autonomo dalla Francia, questo pur eccellente velivolo costituisce per il multinazionale Eurofighter una sorta di gemello

In questa situazione, affinché l’Europa recuperi un certo grado di leadership riguardo alle questioni di “casa propria” (cosa che, naturalmente, non vuol dire sottrarsi all’alleanza con gli Stati Uniti), per l’Ammiraglio risultano di cruciale importanza sia il perseguimento di un maggiore livello di standardizzazione, sia la costituzione di robuste filiere produttive transnazionali in grado di operare in modo sinergico mettendo in campo risorse adeguate al raggiungimento dei più elevati standard tecnologico-realizzativi.

A tal proposito, il direttore di OCCAR ha anche indicato due importanti esempi da seguire; costituiti, in modo particolare, da Airbus ed MBDA, che, a suo parere, sarebbero, ad oggi, le uniche aziende “veramente europee” nel campo della Difesa.

L’intervista è stata, infine, l’occasione per far luce su alcune delle maggiori conseguenze derivanti dalla crescente importanza del dominio cyber nell’ambito dei conflitti contemporanei; cosa a cui, naturalmente, anche l’Europa dovrebbe prestare la giusta dose di attenzione, anche per ciò che concerne lo sviluppo di mezzi e sistemi di tipo aereo, terrestre, navale e missilistico, che i sistemi digitali contribuiranno a rendere sempre efficaci.

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