SPECIALE SALONE DEL LIBRO DI TORINO. “Noi siamo la Marina”, un volume di Anita Fiaschetti racconta le storie e le attività operative della Forza Armata

Di Sara Palermo

Torino. La Marina Militare presenta il suo volto più vero, fatto di storie di vita, scelte ed aspirazioni personali, emozioni, lacrime, ricordi a questa ultima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, conclusosi  lunedì scorso, nello stand istituzionale del Ministero della Difesa.

Lo fa grazie a  “Noi siamo la Marina”  scritto e curato con particolare attenzione da Anita Fiaschetti, Guardiamarina e giornalista, ideatrice del claim di Forza Armata.

Il volume è parte di un progetto di comunicazione più ampio e innovativo che nasce con l’obiettivo di far conoscere l’impegno quotidiano della Forza Armata nei molteplici ambiti in cui è chiamata a operare: dalle attività connesse alla Difesa e Sicurezza marittima ai molteplici impieghi in cui mezzi, uomini e sistemi, preparati per scopi specificamente militari, vengono messi a disposizione della collettività anche mediante accordi e collaborazioni con altri Enti e Istituzioni.

La Guardiamarina Anita Fiaschetti, autrice del libr, al Salone di Torino

Il tutto ha come denominatore comune le persone, gli uomini e le donne della Marina, che ogni giorno operano al servizio del Paese.

Il volume offre una panoramica della Forza Armata e delle sue componenti, qualificandosi come parte integrante di un progetto che nasce con l’obiettivo di far conoscere l’impegno quotidiano della Marina nei molteplici ambiti in cui è chiamata a servire.

 

Alcune pagine del volume

La Marina Militare è una Forza Armata dipendente gerarchicamente dal Presidente della Repubblica e operativamente dal Ministero della Difesa, attraverso SMD.

Opera nelle acque territoriali e internazionali per difendere gli interessi vitali del Paese.

E’ dotata di un proprio Stato Maggiore, dal quale dipendono la Squadra Navale, gli Istituti di Formazione e tutti i Comandi ed Enti distribuiti sul territorio.

Ma non è questo di cui parla il volume.

Prima di ogni sofisticazione o mezzo tecnologico, la Marina Militare poggia infatti sul personale, militare e civile.

Proprio di questo parla il libro di Anita Fiaschetti. Si tratta di pagine uniche nel loro genere, in grado di guidare il lettore nella scoperta della Forza Armata attraverso i volti e le parole degli uomini e delle donne del mare.

Sono persone straordinarie – prima che marinai – che l’autrice ha incontrato sulla terraferma e durante gli imbarchi a bordo della Nave Scuola “Amerigo Vespucci” e della Fregata “Federico Martinengo”.

La FREMM “Martinengo” in navigazione

Nello sfogliare le pagine si viene proiettati nelle scelte di vita, nelle esperienze vissute, nelle emozioni provate dai protagonisti.

Sono tutti vissuti che – come mai prima d’ora – riescono a spiegare come si cresce nei luoghi deputati al sapere e verso quali opportunità professionali si è proiettati.

Ed ancora: come si opera in mare, in cielo e su terraferma, cosa significhi avere orgoglio per l’uniforme che si indossa e quanto si ami il mare. Ma anche con quanta abnegazione si affronta ogni incarico e con quale spirito di corpo ci si riconosca nel proprio gruppo.

“Noi siamo la Marina” ci porta così a conoscere gli allievi e le allieve della Scuola navale “Francesco Morosini” – adolescenti che sognano in grande –  e quelli dell’Accademia di Livorno e delle Scuole Sottufficiali di Taranto e de La Maddalena, decisi e convinti del loro futuro.

Il Giuramento di donne della Marina Militare (foto di archivio)

Seguono i racconti dei palombari e degli incursori, dei piloti e degli operatori di volo, dei fucilieri, dei sommergibilisti e degli idrografi: persone impiegate ogni giorno in contesti operativi e in missioni di pace, a difesa degli interessi nazionali e a tutela dell’ambiente.

L’intervento di un Palombaro del COMSUBIN

E poi ancora il personale civile, fondamentale per assicurare l’efficienza dei mezzi messi in mare e gli atleti professionisti, capaci di portare alto l’onore della Marina e dell’Italia nello sport.

Non mancano le preziose testimonianze delle associazioni che negli anni hanno avuto modo di collaborare con la Marina Militare in progetti a favore dell’ambiente, della ricerca scientifica, della disabilità e della solidarietà internazionale e di coloro che, in veste di medici, infermieri e tecnici, sono stati attivi protagonisti nell’emergenza sanitaria da COVID-19.

I marinai della Brigata Marina San Marco all’ospedale di  Jesi

Nella presentazione di ciascuna storia non ci si concentra su cosa fanno i protagonisti ma il perché hanno scelto di indossare l’uniforme della Marina Militare.

Si narra la cultura di equipaggio, il bene collettivo, il rispetto delle regole, la diligenza e la forza d’animo di ciascuno di loro.

Una comunità che si sceglie e si rigenera in sé stessa. Comunità, communitas, cum-munus: il munus che può avere un triplice significato e che rimanda a un dovere, un debito, un “dono-da-dare”.

Una nave, una casa. Un equipaggio, una famiglia, per molti la prima famiglia. Questa è la Marina Militare che emerge dalle tante storie.

Tra i numerosi racconti presentati con commozione al SalTo2021 come non citare quello di Vincenzo Iozzi, operatore di volo con oltre 6 mila ore di volo al suo attivo. Era il 1992 e, all’epoca, aveva solo 23 anni.

Era in Somalia a compiere il suo dovere. Fino a quel giorno che ha cambiato per sempre la sua vita: uno scontro tra due fazioni indigene, una mamma inginocchiata a terra abbraccia la sua bimba ferita.

Uno scambio di sguardi, fugace ma infinito per la sua intensità, e la bimba si trova in braccio a Vincenzo giunto sul luogo con il suo velivolo: “Eravamo in un volo di ricognizione. Fummo dirottati per un soccorso. Vidi una bambina a terra. Era sporca di sangue e si lamentava. Accanto a lei, la mamma disperata. Mi guardò negli occhi, prese la bambina e me la diede in braccio.  Sentii come se la sua vita era nelle mie mani. Con la bimba in braccio, corsi verso l’elicottero. All’aeroporto di Mogadiscio la consegnai ai medici che le estrassero due proiettili. Si salvò solo grazie al nostro tempestivo intervento. Quel ricordo lo porto sempre con me, come se quella bambina fosse stata mia figlia”.

Ecco, “Noi siamo la Marinapermette di entrare in un unicum portato ai massimi livelli: sentirsi e porsi al servizio della Forza Armata e della collettività.

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