Libano: situazione interna sempre più difficile. Banche prese d’assalto dai correntisti che rivogliono i loro soldi

Di Fabrizio Scarinci

BEIRUT. E’ sempre più grave la crisi economica che attanaglia il Libano da qualche anno a questa parte.

Nel corso degli ultimi mesi, infatti, numerose fonti interne ed estere hanno ripetutamente parlato di un Paese in condizioni a dir poco drammatiche, privo di ogni qualsivoglia opportunità e caratterizzato da un apparato statale del tutto incapace di far fronte ai problemi quotidiani dei propri cittadini.

Con una carenza di energia elettrica tale da aver persino causato la sospensione di numerose sedute del Parlamento, tassi d’inflazione elevati al punto da far letteralmente schizzare alle stelle i prezzi dei generi alimentari, un Esercito a mala pena in grado di sfamare i suoi soldati e numerosi uffici pubblici in cui dipendenti sarebbero costretti perfino a portarsi la carta igienica da casa, il rischio che il già molto fragile sistema sociale del Paese possa collassare appare, ora, sempre più concreto.

Una delle tante manifestazioni di protesta avutesi nel Paese nel corso degli ultimi anni

Negli ultimi giorni, a finire in pieno nell’occhio del ciclone sarebbero state le banche, che, a partire dal 2019, comunemente identificato come l’anno di inizio della crisi, avrebbero congelato la stragrande maggioranza dei conti correnti e posto pesanti limiti ai prelievi di denaro da parte dei risparmiatori.

Ovviamente, tali misure non sarebbero mai state formalizzate a livello legislativo, ma i tribunali competenti avrebbero tardato moltissimo nel pronunciarsi riguardo ai tentativi dei risparmiatori di recuperare i loro soldi; causando in tal modo un crescete numero di assalti fisici ai danni dei vari Istituti del Paese.

Spesso causati da persone sull’orlo della disperazione, come, ad esempio, Sali Hafiz, donna introdottasi con una pistola giocattolo e una tanica di benzina in una filiale della Blom Bank allo scopo di riavere i propri risparmi (da utilizzare per portare all’estero la sorella malata di cancro affinché potesse curarsi), nel corso delle ultime settimane tali episodi sembrerebbero essersi oltremodo intensificati, inducendo l’Associazione Bancaria del Libano a prendere la decisione di far chiudere per tre giorni, a partire da lunedì, le varie filiali sparse sul territorio.

La situazione sarebbe stata giudicata particolarmente preoccupante anche dal Ministero degli Interni, dove, nelle scorse ore, il ministro ad interim Bassam Mawlawi avrebbe convocato una riunione d’emergenza con le Forze di sicurezza al fine di discutere le eventuali misure da adottare nel caso si verificassero azioni violente di grave entità.

A questo punto, risulta piuttosto complicato fare previsioni su ciò che potrebbe accadere nel corso dei prossimi giorni o delle prossime settimane; tanto più in considerazione del fatto che ognuno degli episodi di protesta a cui si accennava pocanzi potrebbe teoricamente rappresentare la scintilla di una sommossa di più ampia portata.

Quel che è certo, però, è che, soprattutto in ragione della nostra presenza militare in loco e degli importanti legami politici e culturali stabiliti tra Roma e Beirut nel corso degli ultimi decenni (che, se sfruttati adeguatamente, potrebbero anche conferirci dei significativi vantaggi di tipo strategico), tale situazione meriterebbe la massima attenzione anche da parte del nostro Paese.

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