Carabinieri: a Venezia il TPC restituisce un askos e un’anfora apuli. Bloccata la vendita da una Casa d’aste

VENEZIA. Un askos e un’anfora apuli sono stati confiscati e consegnati, oggi, alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) del capoluogo veneto, a parziale conclusione dell’indagine “Magna Grecia”, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.

I beni recuperati dai Carabinieir del TPC di Venezia

L’individuazione dei beni, provenienti da contesti archeologici italici, è avvenuta a seguito di specifici servizi di controllo del mercato dell’arte, finalizzati a prevenire e contrastare il commercio di beni culturali di provenienza illecita.

Un primo reperto è costituito da un askos apulo a figure rosse, che si data tra la fine del IV e l’inizio del III sec. a.C.

La forma della ceramica richiama un’anatra stilizzata, cui la testa è costituita dal bocchello del recipiente, e la coda da una testina decorativa suddipinta in ocra.

Il  lato A è decorato da una coppia di cavalieri su cavalli rampanti e affrontati. Giustapposti sono altresì 2 cani in basso.

Il lato B presenta la classica decorazione fitomorfa.

Segue un’anfora apula a figure rosse con anse a nastro, databile alla metà del IV sec. a.C.

La decorazione del lato A è costituita da 2 figure umane giustapposte, ai lati di un plinto sormontato da un’anfora.

A sinistra un giovane nudo regge una coppa e una corona; a destra una giovane donna stringe una fascia decorata e un ramo.

Sul lato B vi è una scena di conversazione tra 2 uomini affrontati e ammantati, di cui uno regge un bastone.

Entrambi i manufatti per classe ceramica, tipologia, produzione e dimensioni sono risultati essere, agli esami tecnico-scientifici effettuati, provenienti da contesti archeologici ubicati in territorio italiano.

L’ottimo stato di conservazione degli oggetti suggerisce una verosimile provenienza da contesti funerari, come parti di corredo.

Le indagini sono state avviate nell’agosto 2021, su segnalazione di uno studioso veneziano, mentre i beni venivano posti in vendita all’incanto da una casa d’aste romana.

I beni individuati, sono stati sequestrati a seguito di perquisizioni presso private abitazioni, nelle province di Crotone e Firenze: attività effettuate con l’ausilio dei Nuclei dei Carabinieri TPC competenti per territorio.

L’azione prettamente investigativa, in cui è stata di fondamentale importanza la “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti” in uso ai Carabinieri del TPC, si è avvalsa di esami tecnici e storico-artistici effettuati dai funzionari archeologi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, che collabora strutturalmente con il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma sempre nella stessa città.

In particolare, gli accertamenti condotti dai Carabinieri TPC veneziani hanno permesso di appurare che i reperti archeologici in questione, oggetto di varie alienazioni che hanno interessato anche l’estero, non erano all’origine accompagnati dalla necessaria documentazione attestante la legittima proprietà.

La normativa vigente, infatti, prevede sui beni archeologici italici una presunzione di appartenenza allo Stato.

Il privato che intenda rivendicare la proprietà di reperti archeologici è tenuto a fornire la prova che gli stessi gli siano stati assegnati in premio di ritrovamento, o che gli siano stati ceduti dallo Stato, o che siano stati in proprio, o altrui possesso, in data anteriore all’entrata in vigore della legge n. 364 del 20 giugno 1909.

Oltre al recupero dei beni descritti, le indagini hanno portato al deferimento all’Autorità Giudiziaria romana di 8 persone per ricettazione di beni culturali.

Il contrasto al traffico illecito dei reperti archeologici rappresenta una delle direttrici investigative che il Nucleo Carabinieri TPC di Venezia persegue, attraverso verifiche costanti presso gli esercizi commerciali di settore, mediante l’attenta raccolta di segnalazioni da parte di studiosi e appassionati, grazie alla collaborazione con gli uffici centrali e periferici del Ministero della Cultura.

La restituzione al patrimonio pubblico di questi beni, testimonianze materiali aventi valore di civiltà, riporta alla fruizione collettiva oggetti che narrano la storia di territori e di comunità.

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